Ma quante volte abbiamo sentito dire: "Ma perché i ricconi comprano club da tutte le parti e non in Italia?"
L'Italia è la terra del calcio e del ciclismo, gli unici due sport che hanno continuato di pari passo tra gli anni 40 e gli anni 70, quando poi il calcio ha preso il sopravvento, con il ciclismo che ha comunque mantenuto un buon appeal per tanti sportivi, che seguono anche da casa le interminabili scalate, mentre alcuni si godono soltanto l'ultimo chilometro, o poco più.
Ma torniamo alla domanda iniziale, se ben ricordiamo, il calcio italiano è stato sempre ricco, soprattutto fino agli anni 2000, quando i proprietari di ogni club investivano forte sul calcio e ci guadagnavano sopra. Tutto cambia dal 2000 in poi, quando iniziano i primi importantissimi 'Magna Magna', quindi presidenti che s'infilavano in intrecci per le loro proprietà, portando alla fine la squadra a sfaldarsi in un batter d'occhio. Come non ricordare la Lazio di Sergio Cragnotti Campione d'Italia nel 2000? E il Parma di Calisto Tanzi negli anni 90? I loro crack immobiliari, hanno portato le due società sul lastrico; il primo dovette vendere tutti i migliori per riportare una poco solida liquidità nella società, l'altro dovette farsi da parte e lasciare la società ad un nuovo proprietario. Entrambe poi ebbero ed hanno tutt'ora problemi con la giustizia, per Cirio il primo e Parmalat il secondo... Ma come detto prima gli imprenditori con tanti soldi c'erano tra le grandi squadre alle piccole; c'era Dino Viola alla Roma, Antonio Sibilla all'Avellino, Costantino Rozzi ad Ascoli, Paolo Mantovani alla Sampdoria, Romeo Aconetani al Pisa. Poi andando ancora più indietro, c'erano Angelo Moratti all'Inter, Angelo Rizzoli al Milan, Ferruccio Novo presidente del Grande Torino. Poi c'è la dinastia della Famiglia Agnelli con la Juventus tra gli anni venti ed oggi. 

Perchè gli imprenditori italiani si sono fatti per la maggiore da parte?
Purtroppo il calcio italiano ha perso il suo essere tra le mete preferite dei grandi giocatori, sul finire degli anni anni 90', soprattutto perchè la maggior parte dei grandi imprenditori italiani, o sono finiti sull'astrico nelle loro attività fuori del calcio o si sono fatti da parte quando stavano utilizzando soldi propri nel club. Se pensiamo a Vittorio Cecchi Gori e della sua impresa come presidente della Fiorentina, se parliamo come detto di Cragnotti e Tanzi nella Lazio e nel Parma, Franco Sensi alla Roma, come Massimo Moratti nell'Inter, per finire con Silvio Berlusconi sul finire del 2016. Il calcio italiano però aveva già preso la discesa. Il calcio italiano ha perso i grandissimi imprenditori, e si sono cominciati a vedere presidenti stranieri in club importanti.

La Roma è stata la prima a finire in mani straniere, con il pasaggio dalla famiglia Sensi prima a Unicredit e poi all'americano Thomas Di Benedetto nel 2012, che lasciò la società poco dopo a James Pallotta, passato in un primo tempo come un ricchissimo imprenditore statunitense, tra i proprietari della squadra di basket dei Boston Celtics, mentre poi si scoprì che era solo un contabile del primo acquirente del club, che aveva un agenzia di un fondo statunitense, di cui si dice abbia ben 10 miliardi di dollari, come patrimonio personale, investì 330 milioni di Euro nel club, ma nella sua permanenza per ripianare il FPF ogni anno cedeva pezzi importanti per sostituirli con giocatori di livello inferiori o sconosciuti. Si dice infine, che sia l'artefice degli addii di Francesco Totti, che non era intenzionato ad appendere gli scarpini al chiodo, e quella di Daniele De Rossi che preferì volare al Boca Juniors pur di giocare. Il 6 agosto 2020 Pallotta cede le sue quote al Friedkin Group, pari all'86,6% , per ben 591 milioni di Euro, 198 in mano a Pallotta e soci, e il restante per ripianare il debito pari a 300 milioni, che sancisce l'era dell'ex presidente giallorosso e quella del nuovo, Dan Friedkin, imprenditore statunitense, che ha l'esclusiva di vendere le autovetture della Toyota alcuni stati Usa, tra cui il Texas, la Luisiana, l'Arkansas, Mississipi e Hoklahoma, oltre ad essere il proprietario di una casa cinematografica che dal 2017 ha prodotto alcuni film, tra i più importanti; Il Corriere con Clint Estwood e The Square che è valso la Palma d'Oro a Cannes nel 2017.

Il secondo imprenditore arrivato dopo Pallotta, fu Erick Thoir, imprenditore indonesiano, che prese il posto del dimettente Moratti come nuovo presidente dell'Inter, e già nello sport da parecchi anni, infatti aveva già acquisito la squadra di NBA del Philadelphia 76ers facente parte di un gruppo di imprenditori indonesiani, proprietario unico del club indonesiano Persib Bandung, che milita nella massima serie indonesiana, ed era azionista del club D.C. United nella MLS (USA). Comprò le azioni di Moratti, pari al 70%, per 75 milioni di Euro oltre a ben 180 milioni di Euro di debito del club. Ma in questo caso, l'indonesiano dopo aver cercato un acquirente e trovato nel Gruppo Holding di Suning, con il suo 68% ceduto dopo due anni e mezzo, per il quale aveva speso 75 milioni di Euro, ne guadagnò ben 40 dalla cessione ai cinesi, portando il nuovo proprietario a sobbarcarsi il debito lasciato dall'indonesiano, con perdite considerevoli nel 2015, che portò ad una sanzione da parte della UEFA, per mancato rispetto delle regole del FPF.

Ora passiamo al Milan, che dopo gli anni felici della gestione di Berlusconi, arriva nel 2017 decide di chiudere i rubinetti e di cedere la società oltre alla Finivest di sua proprietà per 740 milioni di Euro. Dalla Cina con furore arriva Yonghong Li, imprenditore minerario, che detiene la miniera di fosforo più importante della Cina. Il suo arrivo nell'aprile 2017 desta molta curiosità, si parla di grandissimi investimenti, di un nuovo stadio e di un club che sarebbe tornato fin da subito in alto in Italia e in Europa. La società Fininvest comunica la cessioni delle sue azioni di Ac Milan alla Rossoneri Lud di Yonghong Li per il quale deve corrispondere in tre caparre 250 milioni di Euro (100,100,50). Il giorno dopo Yonghong Li viene eletto presidente dell'AC Milan. In poco tempo, cominciano le prime voci che vedrebbero il presidente cinese non rispettare le trance da pagare, quindi non riuscendo a restituire il prestito al Fondo Elliott, la società statunitense si prende la società Milan nel Luglio del 2018, per non essere riusciuto a fare un aumento di capitale pari a 32 milioni di Euro entro i termini pattuiti, anche se lo stesso Yonghong Li, appena sollevato dall'incarico di presidenza dell'AC Milan, disse che aveva versato ben 800 milioni di Euro nel progetto, e che aveva coperto il debito con il Fondo Elliott, accusando quest'ultimi di non aver raccontato la verità. Chi avrà avuto ragione?

Passiamo all'ultimo presidente, Rocco Commisso, italo-americano, con origine calabrese, fondatore di Mediacom azienda di telecomunicazioni, che nell'estate 2019, pagando una cifra vicina ai 290 milioni di Euro si prende tutte le quote della famiglia Della Valle, non più vogliosa di sperperare i suoi soldi per la Fiorentina. Commisso già 2017 era entrato nel calcio, quello statunitense acquisendo il pacchetto intero dei New York Cosmos, ex squadra dove aveva giocato Roberto Donadoni, salvando il club da un fallimento certo. Commisso ha già presentato il progetto per un nuovo centro sportivo nell'ottobre del 2020, che si chiamerà Viola Park, con 10 campi di allenamento, oltre ad uno stadio da 3000 posti dove giocheranno la squadra Primavera e quella femminile, e uno da 15000 per le giovanili.
Nella speranza che anche questi proprietari non abbiano investito nei club italiani solo per guadagnarci sopra e poi vendere, la domanda viene spontanea: il Calcio italiano tornerà ad avere solo presidenti italiani?