Dove eravamo rimasti?
Dopo la pausa per le vacanze di Natale il campionato di Serie A riprende la sua corsa per il titolo di campione d’inverno. Si è ripartiti con il Milan in testa alla classifica, atteso dalla sfida di Benevento, in casa "dell’amico” Inzaghi. Una trasferta non facile perché la squadra allenata da Super Pippo è sempre stata uno scomodo cliente per i rossoneri. Ancora oggi si ricordano gli sfottò per quel gol subito nei minuti finali dal portiere delle “streghe” e mai vittorioso nei precedenti due incontri.
Oggi il Milan doveva dare un’ulteriore segnale e rispondere alla vittoria dell’Inter contro il Crotone, un punteggio tennistico di forte impatto, che mostra ancora di più la forza della squadra allenata da Conte.

Al di là di queste premesse iniziali, il Milan ha confermato di non essere di passaggio in questo strano campionato, bensì una realtà con la quale tutti dovranno fare i conti. Che da capoclassifica sta iniziando a pensare in grande senza snaturare il suo modo di giocare e senza avere i favori del pronostico.
La squadra è composta da un gruppo di ragazzi che hanno voglia di fare, crescono di partita in partita e, grazie allo loro sfacciataggine, si stanno togliendo delle soddisfazioni che accrescono la loro autostima.
Intanto con i due gol segnati contro il Benevento salgono a diciassette le gare con almeno due gol segnati. Senza dimenticare che Pioli ha fatto meglio di Ancelotti (stagione 2003/04) e, nell’era dei tre punti, confrontando i 4 campionati vinti, si colloca al primo posto con 37 punti in 15 gare.
Nella sfida di Benevento mancavano Hernandez, Bennacer, Ibrahimovic, Saelemaekers, Gabbia, ma il Milan ha ritrovato al centro della difesa Kjaer, assente nelle ultime cinque gare di campionato. Il danese ha dato tranquillità al reparto con eleganza e senso della posizione e anche Romagnoli ha tratto beneficio della sua presenza. Ed il Milan è riuscito a tenere anche la porta inviolata, proprio con il rientro di Simon, una casualità o forse no.
Senza Kjaer sono stati presi 8 gol in 5 partite e ieri con 80 minuti in campo si è visto un Milan più ordinato in difesa.
Un calcio di rigore, quando il risultato era già sul 2 a 0 per i rossoneri, poteva rimettere tutto in discussione. Il Benevento nonostante il doppio svantaggio ha continuato a fare la sua partita, provando a mettere in difficoltà un Milan che nel frattempo si era ritrovato a giocare con un uomo in meno. Ma la buona sorte ed un pizzico di Donnarumma, che non guasta mai, hanno permesso di portare a casa un ulteriore clean sheet stagionale.

Gigio, non me ne vogliano i suoi detrattori, è imprescindibile da questa squadra. Il ragazzo, perché sempre di un ragazzo si tratta, fa sentire la sua voce, una sorta di capitano aggiunto in questo gruppo, dove i leader sono tanti.
Gigio è un leader, forse il vero capitano di questa squadra, e le sue parate hanno portato negli anni punti importanti per la classifica. Anche oggi ha timbrato il cartellino, come suo solito, con una prestazione all’altezza della sua classe (qualcuno mandi Inzaghi da Cassano per parlare della grandezza di Donnarumma, così almeno scoprirà che non ci sono minimo dieci portieri più forti del rossonero). Sul rigore, anche se spiazzato, involontariamente ha costretto Caprari ad angolare maggiormente il tiro dal dischetto, conscio della fame di Gigio di essere uno che li para. Quanto è piccola la porta se ti ritrovi Gigio davanti.

Ma il Milan non è una squadra di solisti. Non è solo Donnarumma, Kjaer, Chala, Ibra, ma è la somma di un gruppo, che da squadra, recita uno spartito.

Arrigo Sacchi diceva che il calcio è come la musica, si possono prendere i migliori musicisti ma se non gli dai un bello spartito non suoneranno bella musica. Lo spartito che il Milan sta suonando è anche merito del suo direttore d’orchestra, Stefano Pioli.
Il tecnico sta raccogliendo sempre più consensi ed è sempre più dentro il mondo Milan. Ha valorizzato il parco giocatori a sua disposizione, ha messo in campo formazioni con età media molto basse (oggi era sui 24 anni), non si è mai lamentato delle assenze ma è andato avanti con quello che aveva a disposizione. Quando mancava Kjaer ha messo dentro Gabbia, quando è venuto a mancare anche il giovane difensore ha messo dentro Kalulu e così via. Un vero aziendalista che ha fatto cambiare idea a Gazidis che aveva pensato di affidare ad un tedesco il rilancio del Milan (a proposito come mai non si parla più di lui?) e che è riuscito a recuperare giocatori come Leao che, se stimolati adeguatamente, sono capaci di giocate come quelle di oggi. Io sono uno dei più critici nei confronti di Leao, soprattutto nei momenti in cui lo vedi giocare con poco sufficienza. Ma oggi bisogna ammettere che è stato poco egoista in alcune situazioni, servendo i compagni e cercandoli anche quando poteva calciare direttamente in porta. Questo dimostra come il gruppo sia unito e viene prima di tutto e di tutti. Poi con quel gol (se l’avesse fatto qualcun altro i titoli dei giornali si sprecherebbero) e con l’esultanza finale ha fatto capire che i ragazzi credono nelle proprie potenzialità, fino alla fine cercheranno di lottare per un qualcosa di importante.
Un qualcosa che non si può pronunciare, ma i numeri fino a questo momento dicono che non si può escludere. Ma è meglio non dire niente e continuare ad andare avanti come se niente fosse. Porta bene e alleggerisce la pressione.

Casomai, l’unica nota stonata della giornata è stata l’espulsione di Tonali. Il ragazzo è stato ingenuo perdendo palla e facendo un fallo che poteva essere punito solo col rosso. L’arbitro è stato clemente mostrando la semplice ammonizione, ma il Var è stata la spia che ha fatto vedere come effettivamente la gamba era troppo alta e non si poteva soprassedere. È vero che per alcuni bastava il giallo, ma l’altezza della gamba non poteva rimanere inosservata.
A centrocampo recuperato Kessié, dopo la squalifica scontata contro la Lazio, pesa l’assenza di Bennacer (rientrerà sicuramente a metà gennaio) e Tonali risultava una delle poche soluzioni per sostituire l’algerino. La sicura assenza contro la Juventus rende sguarnito un reparto che vede solo Kessiè e Krunic in mediana. Con quest’ultimo che ancora non garantisce sicurezza e “sfortunato” nel macchiarsi del rigore che fortunatamente il Benevento ha sprecato.

Alla luce di questo qualche considerazione va portata avanti. Gennaio è il mese del mercato di riparazione e non è facile toccare un gruppo che bene sta funzionando. Ma qualcosa andrà fatto e se proprio non si andrà a prendere un vice Ibra, un centrale di difesa ed un altro centrocampista appaiono scelte obbligatorie se si vuole rinforzare la squadra.
Soprattutto per non aver rimpianti e ritrovarsi in apnea nel momento in cui la stagione non permette pause o rallentamenti.
Questo Milan non sta rallentando, anzi fino ad ora sta facendo benissimo, anche quando sono venuti a mancare giocatori del calibro di Ibra, Bennacer, Hernandez. Ma in avanti le difficoltà aumenteranno perché diventi la squadra da battere, ed ogni gara va giocata con uno spirito e una concentrazione maggiore.

Alla fine del girone di andata mancano solo quattro partite (Juventus, Torino, Cagliari e Atalanta) e già la sfida di mercoledì contro la Juventus dirà qualcosa. Al Milan non la considerano decisiva, e non hanno tutti i torti, casomai può esserla per i bianconeri, che non possono più permettersi battute d’arresto che aumenterebbero i punti di distacco dalla vetta.
Certo è che rimanere imbattuti accrescerebbe l’autostima di questo gruppo che non ha niente da invidiare a nessuno, e che in questa prima parte di stagione ha vinto contro tutte le grandi (Inter, Napoli, Lazio), eccetto il pari con la Roma. La Juventus e l’Atalanta sono gli ostacoli maggiori da qui alla fine del girone di andata, con tutto il rispetto per Torino (che sarà anche l’avversario di Coppa Italia) e Cagliari, ed il Milan che vuole rimanere nel gruppo delle quattro sa che ogni punto preso contro le dirette concorrenti è qualcosa che può cambiare in meglio le sorti di questa stagione.
Una stagione dove dei giovani di belle speranze, con in campo due senatori come Ibra e Kjaer, vogliono ancora dire la loro. Perché è vero che l’anno nuovo è iniziato, ma i ragazzi sono ancora in giro a dire la loro, perché come ha fatto intendere Leao “è il nostro tempo”…
…Buon anno a tutti!