Il calcio odierno fatto di indigestione di partite, competizioni sempre più ricche e costante scorporazione tra nobili e plebei, era iniziato in qualche modo giusto una ventina d’anni fa.
Dopo cinquant’anni in cui la Coppa dei Campioni era appannaggio esclusivo delle squadre campioni dei rispettivi paesi, la Uefa cambia tutto: addio alla Coppa delle Coppe, prime quattro squadre ammesse in Champions League (per le due stagioni precedenti erano due) dove la terza classificata di ogni girone finirà in Uefa.
Il 3 novembre 1999 nell’infuocata cornice del vecchio Ali Sami Yen, si gioca l’ultima giornata del gruppo H: il Galatasaray ospita il Milan di Zaccheroni, che ha due risultati su tre per qualificarsi purché Chelsea ed Hertha Berlino non facciano il “biscotto”, mentre i turchi devono vincere se vogliono almeno sperare di essere retrocessi in Uefa. Il Milan va due volte in vantaggio, ma per due volte viene raggiunto.
Quasi a tempo scaduto però, il Galatasaray segna il 3-2 che estromette il Milan da tutto e si qualifica per la seconda competizione europea. Per i rossoneri una prima drammatica Istanbul, sei anni prima della finale col Liverpool. È il Galatasaray dei futuri interisti Emre e Hakan Sukur, del campione del mondo Taffarel e dell’ultimo Hagi della carriera, allenati dal Fatih Terim, uomo simbolo del club.

Il “Gala”, come tutte le altre terze, entra dai sedicesimi e sulla sua strada trova subito una italiana: è il Bologna, che l’anno precedente era arrivata in semifinale. Al Dall’Ara finisce 1-1: al gol di Signori, risponde Sukur. In Turchia, il 9 dicembre, l’inizio è col botto: in mezz’ora segnano Hasan Sas per l’1-0, pareggia Ventola dopo tre minuti, e il futuro milanista Umit fa 2-1 al 30°. Il risultato resterà quello, e il Bologna chiuderà anche in dieci per l’espulsione di Paramatti. Nel turno successivo i turchi eliminano il Borussia Dortmund con un 2-0 in Germania firmato dalle reti di. A Istanbul basta lo 0-0. Gli ottavi di finale sono una ecatombe per le italiane: Roma, Juventus, Parma (detentore) e Udinese salutano la competizione tutte insieme. Dopo dieci anni di dominio assoluto, nessuna squadra ai quarti di finale. Il Galatasaray invece procede spedito e il Maiorca non può essere l’avversario ideale per sbarrargli la strada: l’ex squadra di Hector Cuper, che aveva perso l’ultima finale di Coppa Coppe un anno prima contro la Lazio, si fa travolgere 4-1 in casa e il 2-2 del ritorno è il timbro sulla qualificazione alle semifinali degli uomini di Terim.

Insieme ai francesi del Lens, è una sfida alle inglesi: Arsenal e Leeds sono i due avversari più accreditati per interrompere il sogno del Galatasaray. In semifinale però, la cronaca sportiva lascia spazio a quella nera. Christopher Lofthouse e Kevin Speight, due tifosi del Leeds, muoiono a Istanbul alla vigilia della gara di andata il 5 aprile, durante i violenti scontri tra le due tifoserie in serata a piazza Taksim. Il bilancio è di 25 tifosi inglesi arrestati e il timore fondato di ritorsioni nella partita di ritorno. Sul campo, con la polizia intorno al terreno di gioco, il primo round va ai turchi che con Sukur e Capone liquidano la pratica già nel primo tempo. Due settimane dopo nello Yorkshire, il Galatasaray sbarca dall’aereo con al seguito una squadra anti terrorismo. Il difensore rumeno Popescu racconta: «Riceviamo fax e e-mail con molte minacce. Le nostre famiglie sono preoccupate». Il presidente del Leeds Richards chiede una prova di maturità alla sua tifoseria, ma si dice sicuro che «se fosse accaduto in Inghilterra, il Leeds sarebbe stato estromesso». I tifosi turchi non ci sono: I 1.750 biglietti concessi sono stati revocati.

Elland Road è blindato, e Hagi sblocco a la contesa dopo due minuti su calcio di rigore. Il Leeds pareggia con Bakke che stacca di testa da corner e non lascia scampo a Taffarel, ma prima della fine del tempo il destro di Hakan Sukur porta il Galatasaray sul 2-1 al termine di una azione solitaria. A venti dalla fine, il definitivo 2-2 ancora di Bakke, di nuovo di testa su azione d’angolo. Le cose dal punto di vista dell’ordine pubblico filano lisce, e il Galatasaray si qualifica per la prima finale europea della sua storia. Il 17 maggio a Copenaghen è l’altra inglese ad aspettare i turchi. L’Arsenal torna in una finale europea dopo aver perso clamorosamente ai supplementari contro il Real Saragozza cinque anni prima, a Parigi in Coppa Coppe. E torna nello stadio dove nel 1994 ha conquistato la stessa Coppa contro il Parma. È L’Arsenal di Vieira, Suker ed Henry, oltre che dei “vecchi” Parlour e Seaman in porta. La partita è equilibrata e molto fisica, Lopez Nieto ha un bel da fare a tenere a bada i 22 in campo. L’occasione più grande però, arriva solo nei supplementari, con Taffarel che respinge un colpo di testa di Henry. Si va ai calci di rigore, che vengono calciati nella porta sotto al settore occupato dai tifosi turchi.
L’Arsenal è sfortunato: palo interno di Suker e traversa di Vieira. Il Galatasaray trasforma tutti i suoi, e quando segna Popescu non c’è bisogno di andare avanti. Quattro a uno, con l’unica trasformazione inglese di Parlour. In estate, dopo la conquista di quella Coppa Uefa, arriverà anche la Supercoppa Europea a Montecarlo contro il Real Madrid campione d’Europa. Finisce 2-1, con la regola del golden gol, la “morte improvvisa” nei supplementari: chi segna, vince.
Quella volta non c’era stato nemmeno bisogno dei calci di rigore per scrivere il nome del Galatasaray nella storia europea.