A legna del pueblo”, gioia e felicità di un popolo inna­morato pazzo del football. Così chiamavano Mane, che era l’essenza del calcio, quando vo­lava sulla fascia destra e ubriacava gli avversari, bruciandoli nel fuoco sacro dei suoi dribbling…

Garrincha comincia la sua carriera il 13 marzo del 1953, gioca in una squadra amatoriale, il Serrano di Petropolis, lo portano a Rio per un provino al campo del Botafogo. Quel giorno sono in pochi ma trova posto nelle riserve che giocano contro i titolari. Garrincha gioca ala destra e si trova di fronte il grande laterale sinistro Nilton Santos soprannominato Enciclopedia. Su quel provino sono stati scritti intere pagine, tra chi dice che Garrincha fece fare una figuraccia al grande Nilton, chi racconta che alla fine Nilton lo voleva prendere a cazzotti e così via.

Quando lo vidi mi sembrava uno scherzo, con quelle gambe storte, l’andatura da zoppo e il fisico di uno che può fare tante cose nella vita meno una: giocare al calcio.” Nilton santos

Il Botafogo acquista Garrincha dal Serrano di Petropolis per cinquecento cruzeiros, una cifra che rapportata ai giorni nostri equivale a ventisette dollari. Garrincha diventerà la stella del Botafogo e poi quella della nazionale brasiliana. Durante il lungo raduno prima della spedizione in Svezia per i campionati mondiali del 58' tutti i giocatori vengono sottoposti a dei test di intelligenza. In un punteggio da 0 a 123 Garrincha totalizzò 38 punti, quando un giornalista gli chiese se si riteneva un idiota lui rispose:

Non sarò Rui Barbosa, ma per fortuna non sono nemmeno Mazola…“

Sì, fece riferimento proprio a quel Mazola che poi in Italia divenne famoso col suo vero nome di Altafini. Gioca diverse amichevoli in Europa, in una delle quali, contro la Fiorentina, Garrincha parte titolare, punta Robotti, lo scarta, poi evita il portiere e invece di mettere la palla in rete lo aspetta per driblarlo ancora una volta mandandolo per terra e poi segna ridendo sguaiatamente. Alcuni giocatori brasiliani gli corrono incontro, sono furiosi gli urlano: “Cretino, certe cose non si fanno, altrimenti prima o poi troverai qualcuno che ti spezza una gamba”. In Svezia salta le prime due partite perché la sera prima lo trovano ubriaco. Nella terza da solo batte l’Unione Sovietica. Josè Altafini, ricorda quel Mondiale

L’ha vinto Garrincha, come quello di quattro anni più tardi in Cile. Tutti dicono Pelè, ma senza Garrincha quel Brasile non sarebbe stato immenso“

In Cile l’infortunio a Pelè nella prima partita responsabilizza ancor di più Garrincha che non deluderà. Nella semifinale con il Cile viene espulso per aver preso a calci nel sedere il difensore Rojas, e per non fargli saltare la finale interviene persino il primo ministro del Brasile. Si muove la diplomazia internazionale (Se vincesse la Cecoslovacchia sarebbe il trionfo degli eredi di Stalin). Quando tutto ciò succede Garrincha e’ alcolizzato da tempo, i compagni non lo aiutano di certo, è lasciato solo, cade nella miseria e l’alcolismo lo divorerà giorno dopo giorno. Per un periodo gioca anche a Torvaianica, in una squadra dopolavoristica che si chiama Lazio.

Torna in Brasile e da ubriaco al volante in un incidente uccide la suocera. Un altro incidente era accaduto anni prima e aveva investito il padre, scampato alla morte per miracolo. La parabola discendente di Garrincha non ha intenzione di rallentare. La morte arriva il 21 gennaio del 1983. La sera nel 20 gennaio del 1983 all’ospedale Alto da Boavista sopra Rio de Janeiro mettono Garrincha su una sedia a rotelle e lo trasportano al padiglione riservato agli alcolizzati. Garrincha è lasciato addormentato e solo. Tutto il suo corpo devastato distrutto da tutte le bottiglie di cachaca che ha bevuto. Un' edema polmonare lo ucciderà. L’autopsia rivelerà che il suo cervello, il cuore, i polmoni, il fegato, il pancreas, l’intestino e i reni, erano parzialmente distrutti dall’alcol.