Alto è il rischio di aver ingaggiato Ibra, Kjaer come sostituto di Caldara e un terzo portiere per Reina in uscita, per ritrovarci con gli uomini contati, tra i quali almeno due del tutto inadatti, ora che si è trovato un abbozzo di quadra nel 4-4-2.

Raiola che torna a lanciare staffilate di pessimo gusto, come sua abitudine, significa semplicemente una cosa: la società Milan è ancora troppo debole ed è avulsa da quel giro internazionale dove si fanno gli affari veri. Ancora una volta l’Inter, che invece nel club di quelli che contano ci è tornata prepotentemente, prende un fuoriclasse come Eriksen pagandolo meno di quanto abbiamo pagato Piatek. Questo dopo che in estate abbiamo mollato una presa ridicola su Sensi che oggi al Milan sarebbe ossigeno puro, dopo che Politano va a Napoli e noi su quella fascia abbiamo il pur volenteroso Castillejo.

Tutti sintomi di un blocco totale alla voce uscite, che condiziona tragicamente la voce entrate: i nostri profili che più si sono offesi per essere finiti in panchina dopo decine di partite oscene, vorrebbero fuggire risentiti, ma nessuno va oltre alla richiesta di prestito.
I motivi sono due: non abbiamo le abilità dei Moggi o dei Marino per vendere dei mediocri a prezzo sostanzioso, e gli altri club hanno capito la nostra debolezza dal punto di vista delle trattative e ci si sono fiondati con la fame degli sciacalli; a due giovani dirigenti che, con ogni probabilità vorrebbero il colosso a centrocampo e l’ala destra alter ego di Theo, fa da riflesso distonico una proprietà che non ci sente, che ha già buttato 70 milioni dal Pirellone un anno fa, che vuole vendere la merce ormai scaduta prima di eventuali nuovi rifornimenti.

Un circolo vizioso, quanto comprensibile, ma tragico, che mostra inesorabilmente che i nodi prima o poi vengono al pettine.
Oggi il Milan conta tra titolari e riserve (che non vengono quasi mai schierate perché scarse oltre ogni immaginazione ), non più di tre o quattro elementi spendibili sul mercato. Il problema è che quelle sono le uniche colonne sulle quali si regge questa squadra senza pace che ha appena abbozzato uno straccio di modulo per mascherare la sua impotenza con l’aiuto del totem Ibrahimovic.

Suso in prestito con diritto al Siviglia non è una vendita, ma un regalo, per quanto l’andaluso abbia fatto uscire dagli stracci anche il Milan Club di Saigon. Peggio ancora sembra il destino della cosiddetta trattativa col il Fenerbache per togliersi per sempre dalle scatole Rodriguez: domenica il rischio di rivederlo in panchina di fianco a Suso, a Biglia, insomma ai soliti, è altissimo.

Non parliamo poi dei cosiddetti titolari (per la disperazione), Kessie, Calabria, Calhanoglu: sono inamovibili giusto da noi, mentre altrove non li vogliono nemmeno per gonfiare la terza squadra.

Una situazione paradossale solo per chi non ha avuto come ogni rossonero la sfortuna di assistere ad anni ed anni di acquisti mediocri, di vecchie glorie che non si attendevano al Tresette, di bufale gonfiate come top players alle quali abbiamo puntualmente abboccato a prescindere dal DS di turno.
Oggi aspettarsi vendite succulente e sostituti finalmente degni è pura utopia.