E' tempo di bilanci.
Il campionato è virtualmente concluso: il monopolio si è confermato e così ci allineiamo monotonamente agli altri campionati europei dove gli outsiders di fatto non esistono e gli avversari sono timide comparse economicamente svantaggiate.
Un pensierino vorrei tuttavia dedicarlo ai presidenti delle squadre di Serie A ai quali va dato il merito del fallimento del calcio italiano nel suo complesso. Del glorioso passato un pallido e triste ricordo. Mi riferisco ovviamente al calcio cosiddetto di elite, dominato dal dio denaro, dove la vittoria non ha più niente di sportivo ma solo il valore di un obiettivo econonomico: aziende e non più squadre! Partiamo rispettando la classifica ma solo per definire un ordine:

AGNELLI: soggetto designato per casta e non per meriti. Sulle sue spalle una parte della storia d'Italia e certamente non la più felice tanto per adeguarsi al danno prodotto dai Savoia ma con più stile e forse (ma non è detto) meno vittime. 
Personalità: veramente modesta. Poche sortite in sala stampa, più o meno tutte poco felici. Sospette relazioni pericolose con la malavita. Nelle esternazioni recenti non mi si venga a dire che difende il calcio italiano.

DE LAURENTIIS. Non stento a dire il peggiore di tutti. Spocchioso e caratterialmente insopportabile. Bada esclusivamente alle sue personali entrate. Per il resto la squadra ed i suoi obiettivi sono solo un pretesto e di passione sportiva non ve ne è traccia. Ancora una volta perde l'occasione di rinforzare la squadra nel momento topico della stagione ma non si tratta di incapacità, ma solo di calcolo lucrativo. Ignobilmente fortunato con la squadra e con la scelta dell'allenatore che con le risorse disponibili (in verità poche) sono andati oltre le aspettative preventivabili. Con lui il Napoli non potrà mai vincere, ma evidentemente ciò non gli interessa perché l'obiettivo è quello di tenere in vita l'agonizzante Filmauro con i proventi del calcio Napoli.

PALLOTTA. Uno dei tanti disposti a epurare la squadra dei suoi elementi migliori in estate per poi rimangiarsi tutto quando le cose girano. Poco presente perchè bussiness-man : cura l'azienda Roma senza mai garantire una reale vicinanza alla squadra. Spiegatemi poi perchè uno di sicuri origini italiane non si sforzi di pronunciare una sola parola in italiano! Lo ritengo un segno di supponenza. 

LOTITO. i precedenti si commentano da soli. Un padre-padrone un pò simile a Dela. Carbonaro - manovratore, si muove nell'ombra. Simpatia ai minimi. Ha però il pregio,a differenza degli altri, di  capirne di calcio e di individuare grandi talenti

INTER/MILAN. Le associo perchè in entrambi i casi non è facile individuare una leader-ship. In questi casi il remote control è davvero distante e l'asset è fumoso con tutti i problemi correlati (disponibilità economica, direttive, programma, ambizioni, effettivo coinvolgimento al di là degli aspetti di mero investimento). Il tempo potrà dirci cosa sarà rispetto ai vari emiri o russi danarosi. Per ora l'impressione è che si sia voluto comprare un giocattolo che non si sa ancora come funziona.

IL RESTO. A parte i Della Valle che non si sa che intenzioni abbiano ed il guitto Ferrero che ha più debiti che buone intenzioni, il resto dei Presidenti è composto da una variegata schiera di soggetti, in parte sprovveduti in parte eroi che lottano contro un sistema più grande di loro sempre più divaricato e separato da possibilità economiche che non consentono di sopravvivere.

In definitiva questa bella schiera di soggetti, per i quali i tifosi sono solo fonte di utili e che ci fanno rimpiangere le vecchie figure dei presidebti/tifosi (Moratti, Sensi, Berlusconi), sono il presente ed il futuro poco felice che ci attende.
Litigiosi in Lega per difendere solo interessi personali (non quelli delle Società), poco attenti ai settori giovanili, banditori da strapazzo in alcune circostanze, ipocriti e bugiardi nei confronti delle tifoserie. 

Da cosa potrà risorgere l'araba fenice Italia su questi presupposti?