Da quando Berlusconi, con Galliani longa manus, ha iniziato a disinteressarsi del Milan, ho capito che il suo tornaconto era la prima cosa ad essere finita.

Che una proprietà di un club calcistico decida di smettere di investire è più che legittimo, sia chiaro, che lasci passare anni provocando disastri in attesa del portaborse cinese che a quel club da lo stesso colpo di grazia che venne inferto a Francesco Ferrucci da Fabrizio Maramaldo (uccidendo appunto un club agonizzante), è sconvolgente.

Il passaggio poi a chi ha finanziato la pseudo operazione cinese, alla quale ormai crede solo qualche leccapiedi è stata solo una logica conseguenza di un giro d’affari del quale non voglio occuparmi, perché mi provoca i conati.

In mezzo a tutta questa meravigliosa sceneggiata migliaia di tifosi che pagano abbonamenti e si accollano trasferte, che sperano nel nome roboante sparato dagli altoparlanti (in malafede), che ci credono perché tanto il nome rassicurante in società non manca mai. Un grande circo, insomma, nel quale c’entra poco o niente il calcio, e molto lo sporco denaro.

Davanti a questo spettacolo pluriennale ci si sarebbe aspettati dalla stampa più di una dura presa di posizione, volta a coinvolgere chi stava affossando tutto: incalzare lorsignori con richieste pressanti di interviste, se non di conferenze pubbliche per spiegare ai cornuti e mazziati quello che stavano combinando, mi attendevo fosse il minimo! Invece niente! Quelli che alla fontana rossonera si erano abbeverati per anni, dimenticando completamente l’arte del contraddittorio perché inebetiti dai mammasantissima che, per definizione, non sbagliano mai, non avevano il coraggio di mettere in piedi un’inchiesta seria : anzi proseguivano senza dignità ad esaltare le imprese dei vescovi dei piani alti, aggredendo come ingrata ogni minima sillaba fuori dal coro (che pur non mancava, e non manca tutt’oggi).

Il risultato è che la comunicazione rossonera è o inesistente, o grottesca (si sprecano gli auguri per i vari onomastici di Lodetti o il ricordo del primo gol alla Pro Patria), o, appunto, in malafede!

Per certi giornalai ovviamente sovraesposti in qualsiasi trasmissione, non è successo assolutamente nulla, gl’interisti devono solo stare zitti e gli juventini hanno collezionato otto scudetti di fila solo perché sono potenti presso la classe arbitrale e non avevano avversari: mi spiace ma non funziona così!

Sarebbe bello alzarsi al mattino, guardarsi allo specchio e non avere dei mancamenti una volta tanto, ma, quando si è presentata l’occasione ci si è voltati dall’altra parte.

Un giorno, non so quando, il Milan tornerà a dire la sua in Italia, per l’Europa ci vorrà più tempo, fatica e pazienza.

Ma ciò che dovrà cambiare prima di ogni proprietà, prima di ogni singolo giocatore, è la non cultura che bivacca attorno ai rossoneri da tanti, troppi anni.