Juventus – Real Madrid (Cardiff) Finale di Champions League
Il giorno, calcisticamente, più brutto della mia vita!
Nella vita di ogni tifoso c’è sempre una partita che più di altre rimane scolpita in modo indelebile nella memoria. Nel mio caso, e non penso di essere l'unico, la partita che più di tutte è rimasta scolpita nella mia mente è Juventus-Real Madrid, giocata a Cardiff, finale di Champions League.
Per carità, tutti noi sapevamo quanto fosse difficile vincere contro una squadra del genere, nessuno si illudeva che fosse una passeggiata, ma a cambiare le aspettative di noi tifosi fu un primo tempo giocato molto bene dalla Juve e maluccio dal Real Madrid. Questo, incautamente ci portò a sperare che non tutto fosse perduto, che per una volta Davide avrebbe potuto averla vinta su Golia.
Ma andiamo con ordine... le formazioni erano:
per la Juventus
JUVENTUS (4-2-3-1): Buffon; Barzagli (dal 22' s.t. Cuadrado), Bonucci, Chiellini, Alex Sandro; Khedira, Pjanic (dal 26' s.t. Marchisio); Dani Alves, Dybala (dal 33' s.t. Lemina), Mandzukic; Higuain. (Neto, Benatia, Lichtsteiner, Asamoah).
All. Allegri.
per il Real Madrid:
REAL MADRID (4-3-1-2): Navas; Carvajal, Ramos, Varane, Marcelo; Modric, Casemiro, Kroos (dal 44' s.t. Morata); Isco (dal 38' s.t. Asensio); Benzema (dal 33' s.t. Bale), Ronaldo. (Casilla, Nacho, Danilo, Kovacic).
All. Zidane.
ARBITRO: Brych (Germania). Con 66.000 spettatori.
Espulso Cuadrado (J) per doppia ammonizione. Ammoniti Dybala (J), Ramos (R), Carvajal (R), Kroos (R), Alex Sandro (J) tutti per gioco scorretto; e Pjanic (J) per comportamento non regolamentare.
MARCATORI: Ronaldo (R) al 20', Mandzukic (J) al 27' p.t.; Casemiro (R) al 16', Ronaldo (R) al 19', Asensio (R) al 45' s.t.
Per carità, tutti sappiamo come andò a finire e nessuno si illudeva, all'inizio, che andasse diversamente. La cosa che penso abbia reso più di tutte questa partita indimenticabile, nel male, è il come ci si sia arrivati: attraverso un primo tempo che era stato capace di illudere più di uno, che per una volta Davide avrebbe potuto battere Golia. A giudicare da come era stato giocato il primo tempo, la vittoria non sembrava più qualcosa di irraggiungibile, bensì qualcosa di possibile, alla nostra portata.
Alla fine, tutti ricordano ahimè molto bene come invece le cose andarono. E chi dice di non ricordarlo, probabilmente è per un mero meccanismo mentale di rimozione di ricordi troppo spiacevoli. Di incapacità di sostenere il ricordo di scene che nessuno dovrebbe mai essere costretto a vedere della propria squadra, e quale figura patetica facemmo.
Nessuno aveva letteralmente il coraggio di guardare in faccia l’altro. Altro che “fino alla fine”!
Ecco, di tutte le cose che mi sono rimaste più impresse, questa è quella che mi ha davvero segnato: vedere quanto poco fosse veritiero il “fino alla fine” che in ogni maglietta, in ogni bandiera, in ogni discorso veniva citato.
Ebbene, dopo Cardiff, questa frase per me è solo pura provocazione. Come la muleta per un toro.
Piccio… sì? Fino alla fine, mi raccomando. Ed io: mavaff...
Ma di quale fine alla fine si cianciava? Nessuno in realtà lo sapeva perché nel secondo tempo, da quando Mandzukic fu praticamente costretto a giocare con una gamba sola, e Dybala smise letteralmente di giocare, presumibilmente scosso dal ceffone che Bonucci, si narra, gli abbia ammollato, per scuoterlo dalla paura, anche solo di toccare la palla.
Non rimase più nulla! Finì davvero in maniera ingloriosa, umiliante, e quando devo pensare a una figura più penosa di quella di Cardiff, fatico davvero a trovarne ancora oggi una.
Quale potrebbe essere una partita che possa essere più fonte di frustrazione e di autocommiserazione di questa, davvero non saprei trovare. Negli ultimi minuti di quella maledetta partita, negli occhi dei giocatori della Juve si vedeva solo paura e il desiderio che finisse tutto il prima possibile.
Allegri, bianco come un cencio, predicava: “halma… halma” quando, in realtà, il primo a volersene andare via era proprio lui.
“Manha anhora molto, c’èttempo, c’è anhora tempo”.
Peggior notizia, per chi aveva la sfortuna di essere in campo in quel momento, non si poteva davvero dare!
Chi aveva la palla non vedeva l'ora di disfarsene, e chi non l'aveva guardava altrove, faceva finta di discutere col suo compagno più vicino, ma non dava nessuna possibilità di scarico al proprio compagno, se non verso il portiere, il quale era l'unico che non poteva girarsi e far finta di parlare con un proprio compagno dietro di lui.
Chi aveva la palla se la faceva letteralmente sotto. Cuadrado una rimessa laterale poteva farla durare almeno un minuto. Sembrava come a scuola: “chi sentiamo oggi?”. E tutti che cercano qualcosa nello zaino, o per terra. Solo che a fare queste robe da barzelletta non erano ragazzini che tentavano di sfuggire all’interrogazione, ma giocatori stipendiati per avere coraggio e iniziativa, non per produrre certificati per indisposizione.
Se qualcuno dovesse un giorno chiedermi quale giorno, quale ora, e quale minuto siano stati i più imbarazzanti della mia vita di tifoso, non avrei dubbi nello scegliere i minuti finali di Juventus Real Madrid a Cardiff. Città che se non fosse stato per quella benedetta/maledetta finale non avrei mai contemplato, nemmeno nei miei più arditi pensieri, come posto dove, anche solo temporaneamente, per uno scalo qualsiasi, poggiare il mio prezioso deretano.
Cardiff, Bonucci, Alex Sandro, Khedira, Pjanic, Dani Alves, Dybala. A mai più (spero…).
Per quanto riguarda l'associazione tra eventi sportivi di massimo rilievo come questo e eventi musicali, scorrendo i vari almanacchi riportiamo il ritorno sulle scene dei Cugini di campagna allo stadio di Roccacannuccia, e il primo concerto completamente nuda di Madame a San Siro.
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