Esopo è un grande scrittore greco vissuto nel VI secolo a.c. La sua fama deriva in particolare dalle favole con contenuti moralistici molto interessanti. Questi racconti sono sovente utilizzati per fornire insegnamenti importanti soprattutto ai più piccoli, ma possono tonare molto utili anche agli adulti. In una delle dette opere si narra di un pastorello che aveva ricevuto dal padre il compito di sorvegliare il suo gregge durante la notte. Recentemente, infatti, un lupo aveva provocato danni aggirandosi per il villaggio. Il compito del ragazzo era quello di avvertire la popolazione urlando nel caso avesse avvistato il famelico animale. Durante il periodo di veglia il giovane si annoiava, così decideva di canzonare il paese allarmandolo della presenza della bestia senza che questa vi fosse. Gli adulti corsero in strada in suo aiuto, ma lui ammise di averli scherzati. Lo stesso capitò per alcune notti fino che il popolo, stanco di essere svegliato e deriso, si rifiutò di ascoltare gli allarmi del protagonista. Così arrivò la sera in cui il lupo si palesò veramente e il giovane si mise a gridare senza che nessuno accorresse in suo sostegno. Il temibile animale ebbe tutto il tempo per banchettare con la sua ambita preda e fuggire senza alcun ostacolo. Morale: non si raccontano bugie oppure presto si perde la credibilità altrui. Non è solo questo, però, l’insegnamento che si potrebbe trarre da tale breve racconto. Occorre avere equilibrio. Quando si esagera allarmando troppo le persone oppure mostrando tanta spavalderia, la gente “tara” il soggetto e questi non risulta più affidabile ai loro occhi.

Quest’ultimo è il rischio che stanno correndo parecchi sostenitori della Juve. Il tipico tifoso bianconero mostra delle caratteristiche psicologiche che potrebbero davvero essere interessante oggetto di studio. Intanto non è mai soddisfatto e quando vince desidera sempre un trofeo diverso. L’ambizione è certamente una prerogativa importante, ma se non conosce limite rischia di dare adito a grandi sofferenze. “Chi si accontenta gode” è un aforisma spesso tacciato di pigrizia, ma in realtà molto attendibile. Non è solo la famelica voglia di ottenere costantemente ulteriori e diversi trionfi a campeggiare nell’animo del supporter sabaudo. Questi tende a essere continuamente ipercritico. E’ come se dentro di lui vi fosse un masochistico meccanismo che provoca godimento quando può liberamente attaccare la propria squadra. E’ una situazione che sinceramente risulta inconcepibile e incomprensibile, ma che si ripete senza soluzione di continuità. Si pensi al recente passato. Conte abbandonò la Vecchia Signora. La dirigenza piemontese scelse Allegri venendo subissata dalle critiche. Risultato: in 5 stagioni, il toscano ha vinto altrettanti Scudetti, 4 Coppa Italia e 2 Supercoppe Italiane centrando pure un bis di finale di Champions. Nonostante questo, il livornese “non era un allenatore da Juventus”. Continuo a chiedermi che significato concreto abbia questa formula ripetuta come un mantra. Se ci si appella allo stile che la Vecchia Signora ha espresso durante la sua storia, non si può certo sostenere che Allegri non ne disponesse. Non è un caso se l’ex centrocampista ha stravinto durante il periodo sulla panchina bianconera. Le 2 parti si erano talmente mescolata da apparire quasi che la squadra fosse un’estensione della sua guida ed è stata proprio questa unione ormai esageratamente compatta a spingere verso un addio. Ora a Torino è arrivato Sarri e, magicamente, chi prima criticava Allegri affermando che la squadra non mostrasse un buon calcio, o ancor peggio non avesse un’identità, ora lo rimpiange. Ma come? Il mister di Figline è un “professore universitario di estetica applicata al pallone” e si rivuole il machiavellico Max che predicava pragmatismo e risultati anche a discapito dei fini palati dei suoi aguzzini? Forse urge chiarirsi le idee. Non è finita qui perché una delle critiche più feroci nei confronti di Sarri è proprio la distanza dal celebre “stile Juve” che Allegri, invece, impersonificava alla perfezione. Ecco un’altra inspiegabile contraddizione. Ora non vorrei cadere in pericolosi sillogismi dei quali la filosofia ha fatto la sua grandezza, ma chiedo a qualcuno di aiutarmi a uscire da questo inghippo. Si diceva che Max “non era un allenatore da Juve”, ma disponeva dello “stile Juve”. Come è possibile?

In questo caos di critiche particolarmente strane si giunge alla fine del mese di agosto. Il campionato prende avvio. I piemontesi vincono sia a Parma che in casa contro il Napoli. Sei punti in 2 partite, ma tanti giudizi negativi. Di fronte all’oggettività del risultato, per poter disapprovare la situazione urge concentrarsi sui dettagli. Eh infatti… Nella Città Ducale latitava il “sarrismo”. E’ assolutamente noto come una squadra necessiti di tempo per adeguarsi alle volontà del suo nuovo tecnico. Questo vale ancora di più per un allenatore come il toscano che fa della costruzione mnemonica una delle prerogative principali del suo credo calcistico. Appunto: la sfida trionfale con il Napoli ha visto l’espressione bianconera dei dogmi tipici del mister di Figline. Risultato: troppo “sarrismo”. Ecco che si dovrebbe richiamare nuovamente in causa il sillogismo, ma onde evitare di stancare il lettore ci si limita a chiedere quale sia la giusta dose di “sarrismo” che il tifoso della Juve può sopportare. All’uopo consiglio di chiedere l’importante assistenza di un chimico che con il suo bilancino potrebbe risultare decisivo. Non si vorrebbe mai sbagliare di qualche milligrammo. Lasciando momentaneamente da parte le battute, è assolutamente vero che il 4-3 della sfida ai partenopei ha palesato difetti importanti che la Vecchia Signora deve curare, ma si parla del secondo turno di campionato. E’ calcio d’agosto. Occorre attendere e avere risposte più realistiche. Anzi, se proprio si vuole essere pignoli si potrebbe affermare che già nelle prime 2 gare di serie A, la Juventus ha mostrato di essere in grado di vincere in diversi modi e maniere. Questo è avvenuto sia con un gioco più “umile” e legato a vecchie sicurezze che con un canovaccio maggiormente “spavaldo” e, per i piemontesi, più innovativo. Tale capacità di metamorfosi non è certamente da sottovalutarsi. Il tutto senza dimenticare che queste partite sono state disputate senza la presenza di Sarri, colpito purtroppo da una polmonite. La malattia gli impediva di guidare la squadra pure durante gli allenamenti. Fortunatamente il tutto si è risolto.

Si giunge così alla terza gara di campionato. La trasferta del “Franchi” contro la Fiorentina lascia in dote uno scialbo 0-0. L’Inter di Conte, invece, centra il tris di successi e distacca i bianconeri in classifica portandosi a 2 punti di vantaggio. “Apriti cielo”. Finalmente la critica può essere sostenuta anche dalla concretezza del risultato. La Beneamata che precede la Vecchia Signora in graduatoria di serie A è vista come il peggiore degli incubi dei tifosi juventini. Anzi no. Chiedo scusa per la palese imprecisione. La situazione rappresenta la realizzazione del più grande sogno di taluni appartenenti alla specie sopracitata. Ecco che finalmente possono scatenarsi, in qualsiasi luogo di aggregazione o sui social, con le più recondite ipotesi di sventura. I nerazzurri sono già virtualmente campioni d’Italia. Dalle parti di Appiano, la sartoria sarebbe già al lavoro per cucire la coccarda tricolore sulle magliette interiste della prossima stagione perché la squadra di Conte è assolutamente imbattibile e ormai irraggiungibile. Analizzando la situazione dettagliatamente si scopre come i lombardi siano una compagine di tutto rispetto che probabilmente sarà la principale candidata a giocarsi il titolo proprio con i bianconeri. Detto questo, se si guarda al calendario, emerge un’importante situazione che in pochi stanno considerando. La Vecchia Signora ha ottenuto 7 punti vincendo su un campo tradizionalmente complicato come il “Tardini” e sconfiggendo il Napoli in casa. Il pareggio è giunto a Firenze contro una squadra forte e che presumibilmente darà filo da torcere a chiunque. L’Inter, invece, ha strapazzato il Lecce, neopromossa che non giocava in serie A dal 2012. Ha vinto su un campo difficile come quello del Cagliari. In ultimo, ha faticato a superare in casa una buona Udinese che non è certo il Real Madrid e che ha disputato gran parte del match in 10 uomini. Basandosi anche solo su questi semplici dati, si comprende come la situazione avrebbe dovuto preoccupare la Beneamata se non avesse pure solo un risicato vantaggio sulla Juve. Si attendono gare più complicate anche per i nerazzurri al fine di avere ulteriori risposte. Pare innegabile poi che la rosa a disposizione dei Campioni d’Italia sia superiore a quella vantata dai nerazzurri. Non è un caso se Conte ha recentemente inviato Sarri a mantenere la calma in quanto è quest’ultimo “a essere dalle parte dei più forti”.

Denegata l’ipotesi di un’Inter già campione d’Italia nel mese di settembre, i tifosi piemontesi si concentrano sulla prestazione negativa mostrata in Toscana. Indubbiamente la Fiorentina avrebbe meritato la vittoria e la prova bianconera nella Città dei Medici è stata negativa. Ciononostante, la squadra di Sarri è emersa dalle “sabbie mobili del Franchi” con un punto che ha il sapore di qualcosa di guadagnato più che lasciare il rammarico per aver mancato la vittoria. Occorre anche essere in grado di comprendere il valore dell’avversario. Fortunatamente la serie A ha aumentato la sua forza e ora le rivali complicate non si affrontano solo in Europa. La compagine di Montella è ottima e ha disputato una prova eccellente. Soltanto non è riuscita a concretizzare la mole di lavoro svolto. L’Aeroplanino è stato un maestro di tattica e in questo ha preparato la gara meglio di Sarri. Occorre semplicemente ammetterlo. Il 3-5-2 con il quale ha disposto i suoi uomini ha messo in estrema difficoltà la fase di costruzione bianconera. Il pressing era alto, continuo e asfissiante. Il possesso palla era preciso così come il puntuale Ribery che ha stravinto nel particolare duello con Cristiano Ronaldo. Il portoghese è una semi divinità e a Firenze ha mostrato il suo lato più umano. D’altronde molti giocatori della Vecchia Signora hanno evidenziato una condizione fisica deficitaria. Ci si sarebbe stupiti del contrario. Innanzitutto la squadra giungeva dalla sosta per le nazionali. E’ risaputo che, per le grandi, la prima sfida dopo questo periodo determina sempre qualche problema. I giocatori non hanno tante chance per allenarsi insieme e molti di loro giungono da importanti trasferte transoceaniche con annesso jet lag. I critici non considerano neppure il grande caldo che ha colpito Firenze nella giornata di sabato e il fatto che la gara si disputasse alle 15.00. Questo orario è stato scelto anche per consentire al pubblico orientale di poter osservare il match in un momento della giornata che a quelle latitudini fosse più accessibile. “Il mercato dell’est” è sicuramente una fucina di fondamentali possibilità, ma se si intende vendere il prodotto, la gara toscana non è certo stata una pubblicità affascinante. Forse era consigliabile una levataccia con annessa grande dose di adrenalina dovuta all’emozione piuttosto che “sprecare” un sabato sera per osservare un match dal medesimo effetto soporifero di una camomilla. Paradossalmente a guadagnarci è stato il pubblico italico che quantomeno non si è giocato il suo celebre “saturday night” per una simile noia degna del miglior Schopenhauer. Al di là di tutto, la situazione è apparsa davvero difficile. La canicola toscana ha reso il “Franchi” simile a un girone infernale più che a uno stadio. Dalla televisione osservavo le immagini di chi era seduto alla “randa del sole” e cercava di ripararsi il più possibile dai violenti raggi che si propagavano senza pietà sul pubblico dell’impianto fiorentino. Per la prima volta mi sono ritenuto più fortunato di chi aveva la possibilità di vedere la Vecchia Signora dal vivo. Il caldo era davvero troppo prepotente e non si può chiedere alle squadre di esprimere un buon calcio in certe situazioni climatiche. Qualcuno obietterà che tale canicola colpiva anche la Fiorentina non essendo i suoi giocatori dotati di climatizzazione incorporata. E’ assolutamente vero, ma è altrettanto realistico che il problema si palesa molto di più per chi ha l’obbligo di condurre le redini del gioco piuttosto di chi deve difendersi. Anzi, quest’ultimo risulta agevolato dal ritmo blando con cui l’avversario propone la manovra.

Non è un caso se, al termine della gara, Sarri ha manifestato il problema. La risposta dei soliti, critici tifosi bianconeri è stata accusatoria. Un allenatore della Juventus non si dovrebbe mai lamentare, ma cercare le colpe solo all’interno del proprio gruppo. Nemmeno questo mantra che sovente si ripete ha alcun senso. Perché un tecnico bianconero dovrebbe limitare la sua obiettività per rispettare un simile dogma dettato anche da un inutile “integralismo morale” che porta a non dover mai accampare alcuna giustificazione esterna? Il gioco della Vecchia Signora è stato palesemente influenzato dal caldo e mister Sarri ha giustamente manifestato un problema oggettivo. Il toscano è così: lui dice quello che pensa senza troppi filtri dovuti a una superflua diplomazia aziendalistica. Chi è legato a quest’ultima impostazione dovrà bere l’amaro calice e, come si suol dire, “farsene una ragione”.

La Juventus non è perfetta. Sarri lo sa e dovrà lavorare duramente per migliorarla. Gli infortuni di Chiellini, Douglas Costa e Pjanic sicuramente non agevolano la situazione anche se la speranza è che almeno per gli ultimi 2 non si tratti di nulla di particolarmente grave. Detto questo, il pessimismo dilagante dei tifosi bianconeri è assolutamente esagerato e questi ricordano molto il pastorello che gridava “al lupo, al lupo” pur senza la presenza del fatidico animale. La metafora può anche considerare Moliere e la sua celebre opera “Il Malato Immaginario”. Al lettore la libera scelta…