"I milanisti non conoscono Esopo". Mmmh.

DAL 1983
Partiamo dall'anno 1983.
In quel periodo nei cinema di tutto l'Occidente l'attenzione era diretta a Scarface dell'acclamatissimo regista Brian De Palma, lascia una performance memorabile l'attore Al Pacino nei panni del gangster Toni Montana. Sempre nel 1983 nasce il Motorola DynaTAC 8000X, il primo telefono cellulare mai messo in commercio, poi ancora, in Italia Bettino Craxi veniva eletto Presidente del Consiglio. La nostra attenzione va, invece, verso quella piccola emittente locale della Lombardia, con il nome di Radio Panda che, nel 1983, si occupa anche di sport.
Lì, un ragazzo ancora inesperto, che aveva terminato da qualche anno gli studi classici, narrava i movimenti sul terreno di gioco "della grande anima rossonera" Baresi e dei suoi compagni. Questo ragazzo, Carlo, racconterà per decenni le imprese dei Ragazzi, dei Diavoli rossoneri, divenendo con lo scorrere del tempo nel pensiero collettivo, il più noto dei telecronisti-milanisti, quindi un artista originale, capace di regalare i suoi soprannomi e l'intrattenimento al proprio pubblico che segue il Milan solo da casa. Ma lui fu anche l'inventore di qualcosa, il pionere di uno stile giornalistico tutto suo. Riesce nella sua personalissima impresa, inizialmente emergendo dove può. Oggi è un punto di riferimento per i futuri giornalisti sportivi. E fu così che Carlo per me diventò una "leggenda" del giornalismo sportivo. Quanto per voi può essere una leggenda Muhammad Ali o Bob Marley per me è Carlo. Ovviamente, Carlo Pellegatti.

COSA È STATO PER NOI MILANISTI
Carlo Pellegatti è il nostro Esopo

Ha raccontato i successi, le cavalcate, le voci, le sconfitte di chi indossa i nostri colori. È stato il Narratore che il Milan meritava. Oltre ai soprannomi che davvero apprezzavo, assaporavo ogni parola, ogni espressione, riflettendo su ogni possibile sfumatura di significato. Mi innamorai dei detti più semplici ed immediati, dei paragoni e dei termini più vocalici fino alle metafore più ampie, assai ripetute. Un pallone calciato con troppa forza per me, suo fan, era "lungo come il codice Iban" oppure il petto in presa bassa del nostro portiere era "vastissimo come la chiglia di una nave fenicia".
Io sono sempre stato interessato alla sua filosofia calcistica che spiega come alcuni fatti clamorosi siano momenti avvenuti secondo la volontà dell'immancabile "dio del calcio", lì sono poche le analisi. Semplicemente, in queste gare, come intende Carlo, ciò che è successo, è accaduto perché doveva succedere.

La terminologia del nostro telecronista era spesso ricercata. Carlo Pellegatti sapeva descrivere il Milan citando riferimenti storici, artistici, culturali, riuscendo benissimo a lasciare i calciatori rossoneri come protagonisti centrali delle cronache, senza mai forzare la propria terminologia. Pareva avere sempre degli aforismi pronti per ogni occasione. Le sue interviste, spesso metaforiche, rimangono nella storia del nostro Milan. Anche la sua fantasia fu preda del mio interesse più volte, cosicché nel giro di poche gare passate sul divano nel weekend, io cominciai a rendermi conto sempre più di quanto fossi fortunato. Infatti nelle sfide del Milan, sacre, mi sentivo un privilegiato. Ero catturato dai suoi discorsi, ero come uno spettatore con i sedili riservati in prima fila a un grande spettacolo, come che so, poteva essere Broadway o il Bolshoi di Mosca, ma comunque mi concentravo pienamente sulla partita senza distrarmi ma cullandomi nella parole di Pellegatti. Allora al 90' mi alzavo in piedi anch'io per un tiro avversario alto. Alto, "il mio bisillabo di felicità".

Ma la realtà è che sono troppo giovane e purtroppo non furono molti gli anni a seguire il talento di Carlo Pellegatti. Ma quelli erano gli anni di quando ero bambino, per questo li ricordo con grande affetto e, probabilmente, anche con la nostalgia, bestia che mi permette di ritornare a sentirlo commentare una partita dei Ragazzi solo nei miei ricordi passati. Le mie domande dubbiose sul futuro avevano lasciato ben presto spazio alla delusione quando, con anticipo, intuii già prima che fosse lui stesso a dare la comunicazione. Con la perdita dei diritti di immagine di Premium Calcio, il suo ritiro da telecronista si era fatto realtà. Allora il nostro Esopo che fa? "Certi amori fanno giri immensi e poi ritornano?" No, non andò come intendono questi versi, Carlo uscì di scena per davvero, fu ufficiale nell'agosto del 2018.

Quell'anno non c'era più Scarface nei cinema, gli incassi andavano a "Black Panther" e a "Bohemian Rapsody". In uscita ci fu il Samsung Galaxy S9, inoltre solo da poco era stato eletto Giuseppe Conte come Presidente del Consiglio, Craxi era ormai un ricordo.

Oggi che siamo nel 2021, la passione di Carlo Pellegatti è rimasta certamente intatta, quella è immortale. Le domande che rivolge nelle conferenze all'indirizzo dei Diavoli sono anch'esse viventi al giorno d'oggi. Carlo Pellegatti ha raggiunto le sue soddisfazioni personali, ha urlato da telecronista per 35 anni. Prima cominciò con "Collo d'acciaio" Hateley, passò per "Il cigno bianco" Van Basten e dunque ecco "Pippo mio" Inzaghi, terminò quando centravanti era "Pungiglione" Cutrone al suo anno d'esordio in prima squadra.
Infine da qualche anno il nuovo inizio: la carriera da YouTuber dove quotidianamente porta notizie sul mondo che ama da sempre, il mondo rossonero.
Ho detto "i milanisti non conoscono Esopo". E perché mai noi tifosi milanisti dovremmo conoscere questo preistorico Esopo se abbiamo il mitico Carlo Pellegatti?!

Questo è stato solo un mio omaggio tentato nei confronti di Carlo Pellegatti.
"O Capitano! mio capitano!" 

 

 

Damiano Fallerini