Massimiliano Allegri è stato uno dei più importanti e vincenti allenatori della storia della Juventus (media di 2,28 punti a partita). Nonostante ciò, il tecnico livornese, durante la sua militanza a Torino, ha più volte diviso la tifoseria: c’è chi lo considera uno dei migliori sulla piazza e chi invece gli attribuisce diversi limiti di campo. Allegri ha un approccio nel modo di intendere il calcio molto diverso da parecchi suoi colleghi, ed è per questo motivo che genera parecchie discussioni. Proviamo allora ad analizzarlo insieme.

Vincere è l'unica cosa che conta. Allegri ha dimostrato di saper incarnare perfettamente il cosiddetto "stile Juve" in maniera esponenziale nel corso degli anni. La celebre frase di Boniperti "Vincere non è importante, è l'unica cosa che conta" è diventata quasi una sua sfida personale: vincere, vincere e solo vincere. Secondo il tecnico toscano chi riesce ad avere la meglio su un avversario è sempre più bravo, perché ha ottenuto l'obiettivo più importante, i famigerati 3 punti.

Questione di personalità. Un altro aspetto importante della figura di Massimiliano Allegri è sicuramente la personalità. Allegri è un uomo che ha sempre cercato di essere razionale e non si è mai fatto ostacolare dai malumori generali o dai commenti dei media. Da qui deriva, tra le altre cose, la decisione, durante l'ultimo anno in bianconero, di chiudere definitivamente i suoi profili social. Sotto il punto di vista mediatico, ritroviamo un tecnico che non cerca  alibi. In particolare, dopo lo sfogo per il famoso caso Muntari, mai una parola fuori posto nei confronti degli arbitri. Mai un accenno di polemica. Ogni conferenza stampa viene affrontata con il sorriso. Non c’è bisogno di spettacolarizzare il calcio fuori dal campo. Max vince perché non dà la caccia alle streghe, rimanendo sempre lucido anche dopo le sconfitte, cercando di analizzare quali sono stati i problemi che hanno portato all'insuccesso. Il suo approccio con i calciatori può essere paragonato a quello che un padre assume con i propri figli. Allegri difende sempre i suoi giocatori e vuole mantenere un certo equilibrio nel suo gruppo. I suoi "complimenti ai ragazzi" , prima di ogni commento post-partita, evidenziano questa tendenza ad esaltare i propri interpreti senza prendersi mai i meriti di gestione. Durante la sua carriera da allenatore, Max ha avuto la fortuna di avere a disposizione autentici fenomeni. Questi sono stati sempre gestiti con bastone e carota, dosati in maniera sapiente, privilegiando il bene del gruppo prima del singolo.

Il lato tecnico tattico. Massimiliano Allegri è evidentemente figlio di un calcio che non si rifà a rigidi schemi di gioco, ma cerca di esaltare le qualità dei singoli giocatori. I risultati hanno dato ragione a Max: il suo modo di intendere il calcio ha portato la Juventus a potersela giocare con tutte le grandi squadre europee. La sua sorprendente capacità consiste nel saper leggere, partita dopo partita, le caratteristiche dell'avversario, cercando di colpirne i lati deboli. «Allegri? Fu una sorpresa, una grande sorpresa: tatticamente un vero maestro. Faccio un esempio. Nel 2015, negli ottavi di Champions, battiamo il Borussia Dortmund 2-1 a Torino e andare a giocare lì una gara di ritorno con quel risultato si sa, non è affatto una semplice. Così prima del ritorno Max ci fece vedere un video indicando tutti i punti deboli dei tedeschi che aveva studiato. Le aveva indovinate tutte: non ho mai giocato un match così facile. In campo successe esattamente ciò che lui ci aveva detto nella riunione pre-partita. fu come muoversi all’interno di un film». Sono queste le parole di Patrice Evra, uno che di partite ne ha giocate tante, per indicare le enormi doti del suo allenatore. Con Allegri, inoltre, la partita non é mai finita. Basti pensare ai match giocate dalla Juventus contro Bayern Monaco e Real Madrid, dove i bianconeri partivano da andate disastrose, mentre al ritorno riuscivamo a far valere la loro forza. Con Allegri l'avversario non va mai sottovalutato, talvolta bisogna avere la consapevolezza di poterlo battere esaltando i propri mezzi. Al tecnico, va infine riconosciuta la sua abilità nel saper far giocare con diversi moduli la propria squadra e di attingere al massimo dalla panchina a disposizione. Il totale abbattimento dei ritmi dopo il gol segnato e la costante presenza di almeno un cambio “spaccapartita” rendono il suo stile di gioco autentico e profondamente incisivo.

La psicologia. Il lato psicologico con Allegri occupa un ruolo fondamentale. La famosa "halma" che il tecnico pretende dai propri giocatori è frutto di un determinato lavoro di testa, finalizzato ad imporre il proprio credo. Questo aspetto è stato da lui stesso più volte sottolineato: «L’aspetto psicologico è l’80% della prestazione dei giocatori». Rispetto ad altri allenatori che, nel proprio schematismo ossessivo, pretendono quasi che venga annullata l’imprevedibilità all’interno dei 90’, una delle prerogative di Allegri è capire i diversi momenti della partita, in quanto ci sono più gare dentro la stessa. Un grande allenatore si valuta nel gestire i momenti inaspettati. Non esistono foglietti che presentano verità assolute, esiste l'esperienza di chi ha già vissuto determinate situazioni. «Senza l’esperienza niente può essere conosciuto sufficientemente. Infatti due sono i mezzi del conoscere, la dimostrazione e l’esperimento. La dimostrazione conclude e ci fa concedere la conclusione, ma non rende certi né toglie il dubbio, in modo che lo spirito si riposi nella visione della verità, se non la trova per mezzo dell’esperienza; perché molti hanno argomenti per lo scibile, ma siccome non hanno esperienza, li trascurano e non evitano le cose nocive né perseguono le cose buone». (B.Ruggero)