Nel pieno svolgimento della Coppa d’Africa, dove l'Egitto di Mohamed Salah affronterà molte altre squadre, tra cui il Senegal del compagno Reds Sadio Mané, nel tentativo di vincere il trofeo più prestigioso del continente, ho pensato di guardare indietro nell'era moderna del calcio (a partire dalla creazione della Champions League nel 1992) e identificare i calciatori africani più influenti del mondo in quel periodo, quando erano al loro apice.

Abedi Pele. Ghana, 1992-1993.
Abedi Ayew era così dannatamente bravo nel calcio che lo battezzarono Abedi Pele in onore del grande giocatore brasiliano, forse il più forte di tutti i tempi. Aveva già vinto due volte il titolo di Francia con il Marsiglia (1989/90 – 1990/91) e una Coppa d’Africa (nel 1982) quando iniziò l'era moderna. Opportunamente, ha incoronato la prima stagione aiutando il Marsiglia a vincere il trofeo inaugurale della Champions League e poi ha vinto il suo terzo premio individuale come miglior giocatore africano dell'anno. Da una tale leggenda dovevano per forza nascere dei figli predestinati. André Ayew e Jordan Ayew sono calciatori di livello internazionale. Buon sangue non mente!

George Weah. Liberia, 1994-1999.
Se sei cresciuto negli anni '90, sapevi chi era George Weah. In un epoca prima che Internet e i social media rendessero un video virale, Weah divenne una leggenda istantanea con un goal sovraumano contro il Verona dove dribblò quelli che sembravano essere almeno sei giocatori (e di solito questo numero aumentava con ogni successivo racconto agli amici di scuola). Più tardi in quell'anno (1995) vinse il Pallone d’Oro, il primo africano a farlo. Era un giocatore così amato dalla sua gente che a fine carriera si candidò in politica. Come con il calcio, ha avuto successo anche in questo ambito, poiché è attualmente il Presidente della Liberia.

Nwankwo Kanu. Nigeria, 1995-2008.
La storia di Nwankwo Kanu è splendente dall'inizio alla fine. Era una parte fondamentale degli immortali vincitori della Champions League dell'Ajax nel 1995, poi faceva parte della spedizione nigeriana che ha conquistato una storica medaglia d'oro ai Giochi Olimpici del 1996. Dopodiché è sopravvissuto ad un delicato intervento chirurgico al cuore per aiutare l'Inter a vincere la Coppa UEFA nel 1998. Poi all'Arsenal ha vinto due titoli di Premier League nel 2001/02 e 2003/04 (da imbattuti), e due Coppe d’Inghilterra. Anche al crepuscolo della sua carriera a Portsmouth, quando si è concentrato sulla Kanu Heart Foundation (oh sì, è anche un fantastico benefattore) è comunque riuscito a trascinare il Portsmouth, non una squadra di primo piano, con le unghie ed i denti a una fenomenale vittoria della FA Cup, segnando anche gli unici gol in semifinale e in finale. Quasi dimenticavo, è stato anche per due volte calciatore africano dell'anno, nel 1996 e nel 1999. Lo scintillante successo di Kanu e il sorriso radioso lo rendono una delle figure più incredibili e influenti del calcio moderno.

Jay-Jay Okocha. Nigeria, 1994-2005.
Compagno di squadra di Kanu quando la Nigeria ha vinto l'oro olimpico nel 1996, l'influenza di Jay-Jay Okocha è stata sempre impressionante. Un numero 10 per eccellenza, un funambolo del dribbling, un anarchico del calcio tra i più forti del Continente africano. Nel 1994 ha vinto la Coppa d’Africa e, nello stesso anno, ha anche completato più dribbling di qualsiasi altro giocatore in una singola partita di Coppa del Mondo, ben 15 proprio contro l’Italia. Poi è stato acquistato dal PSG nel 1998 (per 13 milioni di euro, diventando il più costoso africano di tutti i tempi all'epoca) ed ha modellato sottilmente il gioco moderno come lo conosciamo insegnando a un giovane Ronaldinho come comportarsi ai massimi livelli mantenendo lo stile gioioso con cui ha sempre giocato. Data l'influenza che Ronaldinho ha avuto sul Barcellona e su Leo Messi, che a sua volta ha plasmato il gioco moderno sotto Pep Guardiola, non è errato dire che senza Okocha, sempre in bilico con dribbling ipnotici, il calcio moderno nella sua interezza forse non sarebbe stato lo stesso. Okocha era così bravo che anche Sam Allardyce lo lasciava libero di avanzare in attacco senza dover ripiegare in difesa quando ha giocato per Bolton. Oh, sì, Okocha ha giocato per il Bolton, li ha anche capitanati in Coppa UEFA! Non c'era limite alla sua brillantezza ed è rimasta una figura amata e iconica per oltre un decennio dopo il suo ritiro.

Sammy Kuffour. Ghana, 1998-2004.
È difficile per i difensori lasciare il segno, ma l'immagine di Sammy Kuffour che batte ripetutamente con il pugno il terreno per la frustrazione dopo che il Manchester United ha vinto la finale della Champions League del 1999 lo ha reso un vero eroe per i tifosi del Bayern. L'implacabile eccellenza difensiva di Kuffour ha giocato un ruolo importante nel Bayern, vendicando quella sconfitta con la vittoria della Champions League del 2001. Kuffour era un solido esempio per smentire tutti quelli che credevano i giocatori africani utili solo nella fase offensiva, poiché privi di quella disciplina tattica fondamentale negli altri ruoli. Purtroppo il pregiudizio fa tristemente parte della vita così come nel calcio. Infatti basta guardare l'esplosione di giocatori africani in ruoli difensivi grazie proprio all’effetto che ha avuto il precursore Kuffour su tutti gli altri dopo il suo predominio in quel ruolo.

El-Hadji Diouf. Senegal, 2000-2002.
Sicuramente a non molti piaceva El-Hadji Diouf e il suo periodo al Liverpool è stato disastroso – forse lo ricordano solo per la capigliatura biondo platino – ma per alcuni anni Diouf è stato l'attaccante più forte del continente africano. L'attaccante senegalese ha vinto due volte il riconoscimento come calciatore africano dell'anno e ha portato il suo paese alla sua prima Coppa del mondo nel 2002. Lì, nella serata di apertura, Diouf e il Senegal hanno scioccato il mondo battendo la Francia per 1-0. Anche se Diouf non ha fatto molto altro (e davvero non l'ha fatto) oltre l'estate in Corea del Sud e in Giappone, portando il Senegal agli ottavi di finale, è stato sufficiente a metterlo nei libri di storia.

Samuel Eto'o. Camerun, 2002-2010.
Samuel Eto'o ha vinto per tutta la vita. Ha vinto l'Oro olimpico a Sydney nel 2000 e la Coppa d'Africa consecutivamente nel 2000 e nel 2002. A livello di club ha aiutato il Maiorca a vincere la Copa del Rey nel 2002/03. Un anno dopo si unì a Barcellona e scatenò l'inferno sull'Europa. Con 130 gol, tre Liga e due Champions League in bacheca, Eto'o è stato probabilmente il più grande attaccante nella storia del club. Ciononostante Guardiola provò a costringerlo ad andarsene nel 2008, ma Eto'o è rimasto ed è stato uno dei principali protagonisti del Triplete del Barcellona nel 2009. Nell’estate di quell’anno passa all'Inter (scambiato con Ibrahimovic) aiutando i nerazzurri a raggiungere il proprio Triplete nel 2010. È lui l’unico calciatore nella storia capace di vincere due Triplete consecutivi e con club diversi, e anche il solo calciatore ad affrontare veramente Guardiola e vincere. Oltre alle vittorie con i club ha anche ottenuto numerosissimi riconoscimenti individuali.

Kolo Touré. Costa d'Avorio, 2003-2008.
Non è chiaro per quale posizione in campo Arsene Wenger ingaggiò Kolo Touré, ma è finito al centro della difesa e l'Arsenal beneficiò di questo con risultati incredibili. Un atleta sovrumano, l'eccellenza difensiva di Touré al fianco di Sol Campbell in quegli anni non aveva eguali in campionato. La coppia è stata fondamentale per i Gunners che hanno vinto da imbattuti (senza neanche perdere una partita) la Premier del 2004 e ha anche segnato l'ultimo gol europeo a Highbury (19 aprile 2006 prima della sua demolizione) mandando l'Arsenal alla finale della Champions League del 2006 (che però hanno perso). Touré ha avuto una carriera errante dopo l'Arsenal, ma quello che ha fatto per i Gunners riecheggerà nella storia.

Didier Drogba. Costa d'Avorio, 2004-2012.
Una stagione con il Marsiglia, dove ha trascinato la squadra francese alla finale di Coppa UEFA, è stata sufficiente a convincere il Chelsea a ingaggiare Didier Drogba. L'attaccante ivoriano raramente è stato il goleador più prolifico (solo due volte ha superato i 30 gol in una stagione), ma è stato uno dei giocatori più imponenti e influenti del mondo. La sua sola presenza ha costretto gli avversari a cambiare il modo in cui hanno affrontato il Chelsea e alcuni, come il Barcellona e l'Arsenal, non sono mai riusciti ad arginarlo. Ancora più impressionante di ciò, e anche meglio della Champions League vinta con il Chelsea nel 2012, è stato come è riuscito a fermare una guerra civile nel suo paese semplicemente chiedendo alle fazioni opposte di deporre le armi. È stata una stella planetaria, conteso dalle pubblicità e simbolo di un intero continente. Il potere di Drogba va ben oltre il calcio, ma la sua influenza nel calcio è stata colossale.

Mohamed Aboutrika. Egitto, 2004-2013.
L'attaccante egiziano è un raro esempio di giocatore che ha raggiunto lo status di icona nonostante non abbia mai giocato in Europa. Mohamed Aboutrika era un'assoluta leggenda del calcio egiziano, aiutando Al Ahly a vincere sette campionati consecutivi e cinque, sì cinque, CAF Champions League (La Champions Asiatica), in un arco di otto anni. Ci sono anche due Coppa d'Africa con l’Egitto in bacheca, innumerevoli ore di calcio magico e mesmerico che ha appassionato milioni di tifosi. Inoltre non va dimenticato anche il suo lato più umano: è stato e uno dei pochi atleti ad aver mostrato apertamente solidarietà alla situazione dei palestinesi a Gaza, lo ha fatto nel 2008.

Michael Essien. Ghana, 2005-2009.
È difficile descrivere com'era ammirare Michael Essien quando il ghanese giocava durante il suo apice, ma doveva essere terrificante per gli avversari. Era un centrocampista fantastico che poteva difendere, attaccare, dribblare e tirare in porta. Non c'era limite alla sua audacia (basta vedere i suoi fantastici gol contro Liverpool, Valencia e Barcellona) e non era facile fermarlo in campo. Era più forte, più veloce e più abile di tutti praticamente. L'unica cosa che alla fine lo ha rallentato sono stati gli infortuni. La sua potenza e forza esplosiva era troppa per essere contenuta nel suo corpo umano. Sebbene abbia inciso in un periodo limitato sarà ricordato come un eroe.

Fredi Kanouté. Mali, 2006-2010.
Un attaccante incredibilmente elegante, Fredi Kanouté ha lottato in Premier League, ma il suo passaggio in Liga con il Siviglia lo ha visto decollare. L'attaccante maliano è stato semplicemente perfetto per lo stile di gioco di Juande Ramos e con lui al timone la squadra andalusa ha vinto due Coppe UEFA consecutive e due Copa del Rey (con Kanouté che ha segnato in tre delle quattro finali) ed era lanciatissima. I Nervionenses sono anche stati vicini a vincere La Liga nel 2007 quando erano, probabilmente, i più forti del mondo. Al di là delle capacità calcistiche, Kanouté è stato davvero un grande uomo. Ha rifiutato di indossare una maglia del Siviglia con uno sponsor a causa delle sue convinzioni religiose e ha finanziato una moschea con i suoi soldi per impedirgli di chiudere. Ha anche mostrato il suo sostegno per la situazione di Gaza con una maglietta mostrata dopo aver segnato una rete, in seguito è stato però multato per il gesto. Un vero gentleman.

Yaya Touré. Costa d'Avorio, 2009-2014.
Yaya Touré è forse il più spudorato egoista di questa mia lista di giocatori, ma quando lo hai visto giocare, puoi capire il perché. Un calciatore magistrale capace letteralmente di qualsiasi cosa. Ha praticamente ricoperto tutti i ruoli di centrocampo e sempre risultando il migliore in campo. Ha giocato in regia davanti la difesa controllando il gioco con abilità; è stato un centrocampista a tutto campo, recuperando la palla nei pressi della propria area e successivamente facendo ripartire l’azione, concludendola nell’area avversaria, ovvero come si dice oggi un centrocampista box-to-box; bravo nei calci piazzati; anche tra i migliori marcatori, una volta ha segnato 24 in una stagione e il suo gol nella finale della Copa del Rey del 2009 rimane uno dei più belli e assurdamente impossibili di sempre. Ha anche giocato come difensore, è partito come centrale di difesa nella finale della Champions League del 2009 ed è stato superbo. Quando il Manchester City ha preso Touré, li ha praticamente trascinati al loro primo trofeo nella nuova era, la FA Cup del 2011, ed è stato una colonna fondamentale mentre i Citizen diventavano una delle squadre più forti in Inghilterra. Era un giocatore di temperamento, ma insieme a suo fratello e Didier Drogba è stato uno dei tre titani a livello mondiale che hanno segnato l'età d'oro del calcio ivoriano. Un genio mercuriale i cui momenti bassi erano comunque buoni e le cui vette erano un'assoluta gioia da guardare. Quattro volte giocatore africano dell’anno (al suo pari solo un certo Eto'o). Forse è lui il giocatore africano più forte di tutti i tempi!

Riyad Mahrez. Algeria, 2015-2016.
L'ala algerina non ha inciso a lungo, ma quando lo ha fatto, beh, ha fatto l'impossibile. I 17 gol e gli 11 assist di Riyad Mahrez in 37 partite lo hanno reso un ingranaggio basilare del Leicester City, stravolgendo tutti i pronostici e vincendo il titolo della Premier League 2015/16. Mahrez non era nessuno prima di allora ed è stato incredibile il suo trasferimento per 62 milioni di sterline a Manchester sponda City. La coerenza del suo genio in rotta verso Leicester che esegue il miracolo dei miracoli non può essere sottovalutata, un anno indimenticabile.

Mohamed Salah. Egitto, 2017-oggi.
Salah è in giro da un po', ovviamente, ma è decollato veramente solo quando Jurgen Klopp l'ha aggiunto all'attacco del Liverpool. Prima di allora era stato un talento ma un attaccante altalenante. I suoi anni in Italia, alla Fiorentina prima del passaggio alla Roma, gli sono serviti per trovare quella continuità che al Chelsea aveva perso. In maglia Reds però è diventato inarrestabile. Alla fine della sua prima stagione era già al vertice della classifica dei marcatori della Premier con 32 gol e ben 10 assist, meglio di chiunque altro, vincendo il titolo di Player of the Year (Giocatore dell'Anno); e alla fine del suo secondo anno è stato vincitore della Champions League con un gol in finale. 71 gol in 104 partite è un risultato assurdo, e Salah ha fatto tutto con il sorriso stampato sul suo volto (beh, quasi sempre) anche quando ha subito duri infortuni e critiche ingenerose. È un calciatore superbo e un un uomo onesto. Salah è ora uno dei volti più riconosciuti e dominanti nel calcio con un enorme seguito nel suo paese e conteso dagli sponsor di mezzo mondo.

Sadio Mané. Senegal, 2017-oggi.
Mané spesso non viene considerato
, ma è stata un'incredibile forza trainante per il Liverpool al fianco di Salah. I suoi movimenti e la sua rifinitura hanno annullato diverse squadre d'élite che non si sono rese conto di quanto sia bravo. Per di più, nessun africano ha segnato più gol di lui negli scontri a eliminazione diretta nella Champions League, e ha giocato solo due stagioni! Mané è anche un persona umilissima, come dimostra il video dove pulisce i bagni nella sua moschea locale. Tale incredibile umiltà da parte di un giocatore che non avrebbe motivo di esserlo – con tutti i milioni che guadagna – è davvero notevole, e distingue Mané dal gotha dei giocatori africani sul palcoscenico mondiale proprio per il suo esempio ineguagliabile.