Noto sempre più spesso, una discreta confusione (almeno per me che sono del settore: ho lavorato per decadi in ambito amministrazione e finanza) sul significato ma soprattutto sugli effetti sul Bilancio e sulla cassa delle plus valenze.
Ma soprattutto vedo e leggo che le plus valenze sono viste da moltissimi, sia fra gli addetti ai lavori sia fra i tifosi, come la panacea di tutti i mali quando invece potrebbero essere solo un escamotage contabile per rinviare problemi seri e strutturali di alcune Società di calcio.
Devo, prima di proseguire nello spiegare la mia affermazione di cui sopra, ricordare cosa sia tecnicamente una plusvalenza cercando di spiegarlo in maniera semplice e quindi anche semplificata.
Si genera una plusvalenza quando il valore residuo a Bilancio di un calciatore, valore dato dal costo del cartellino più i costi accessori di acquisto (come ad esempio commissioni agli agenti pagate al momento del trasferimento) meno gli ammortamenti degli stessi costi maturati al momento della cessione, è inferiore al valore di cessione del cartellino.
Facciamo un esempio:
la società A acquista il calciatore PIPPO pagando il cartellino 100, dando 20 di commissioni a PLUTO, e stipulando con PIPPO un contratto di 4 anni. Sulla base dei valori dell’esempio, ogni anno vi saranno a Bilancio della Società A ammortamenti per 30 ((100+20)/4).
Al termine del secondo anno A vende il cartellino di PIPPO a B.
Se il valore di cessione fosse di 80 la Società A avrebbe una plusvalenza pari a 20 essendo il valore residuo di carico di PIPPO pari a 60 (100+20-60(due anni di ammortamento))
Se invece PIPPO fosse ceduto a 50 la Società A registrerebbe una minusvalenza pari a 10.
Ora, se tutte le operazioni fossero fatte assolutamente in buona fede, le plus/minus valenze sarebbero lo specchio della capacità di una società di guadagnare/perdere dalla vendita di giocatori e i valori di vendita si tradurrebbero in denaro sonante sui conti correnti.
Ma purtroppo questo non è un mondo perfetto; vediamo perché.
Torniamo all’esempio di cui sopra della società A e del giocatore PIPPO. La Società A ha bisogno di sistemare il Bilancio (ed i motivi possono essere tanti…) cedendo PIPPO. La Società si guarda intorno e vede che PIPPO potrebbe essere scambiato con ZORRO della società B. Il vero valore di PIPPO è di 50 mentre il vero valore di ZORRO è 30. Quindi in un ipotetico scambio con conguaglio di denaro a valori veri, A incasserebbe netti 20 (incassando 50 da PIPPO ma pagando ZORRO 30) registrando, ahimè, una minusvalenza di 10.
Ma si sa: le minusvalenze sono invise al mondo del calcio (e non solo) e allora sai che si fa? Assodato che la vera differenza fra PIPPO e ZORRO è 20, perché non si possono valutare PIPPO 100 (invece di 50) e ZORRO 80 (invece di 30)? Tanto alla fine i soldi veri che B caccerà fuori saranno sempre e solo i 20 della reale valutazione dei giocatori.
Ma se lo scambio avviene a 100 vs 80 invece che a 50 vs 30 cosa succede? Succede che come per magia la società A passa da una possibile minusvalenza di 10 ad una grande plusvalenza di 40!!
Tutti felici e contenti, magari anche la società B che forse aveva pure lei problemi di bilancio….
E’ forse cambiata la “cassa” cioè il denaro sul conto corrente di A scambiando PIPPO a 100 invece di 50? Assolutamente no: entreranno netti sempre e solo 20.
In questi ultimi anni sono avvenute tutta una serie di operazioni di scambio quantomeno bizzarre fra Società di calcio, a tutti i livelli: dai giovani ai pro; alcune operazioni di scambio anche trans nazionali.
Mi si può ribadire: si sa se la Società A acquista ZORRO a 80 invece di 30 poi avrà maggiori ammortamenti. Vero, però gli ammortamenti spalmano il maggior valore su più anni futuri, mentre la plusvalenza incide sul bilancio del solo anno in cui avviene la cessione.
Così facendo non si risolve il problema ma lo si posticipa… e poi ci pensiamo domani.
Devo ricordare quanto detto prima e cioè che non tutti gli scambi nascondono necessariamente una volontà da “furbetto da quartierino” , però di fronte a certe operazioni non si può che citare Andreotti: a pensar male si fa peccato però spesso ci si prende…”.

Termino questa mia prima parte di dissertazioni avvertendo che il mondo delle imprese è più avanti del mondo del pallone: per salvare i bilanci (ma spesso non le Aziende) ha già ideato operazioni più complesse. Nella mia vita professionale ho visto talvolta operazioni cosiddette di triangolazione in cui i soggetti non erano solo A e B ma coinvolgevano anche C col solo scopo di non creare un immediato legame.
Facciamo finta che A,B e C abbiano tutte e tre giocatori che valgono veramente la stessa cifra (1000) e che abbiano a bilancio un valore residuo di 1200. Cosa si potrebbe architettare?
Diciamo che A vende un giocatore a B a 2000. A realizza una bella plusvalenza di 800
B vende a C un giocatore sempre a 2000, magari qualche giorno dopo. E realizza anche lei una bella plusvalenza di 800
Ed infine C vende a A un giocatore, sempre a 2000. Altra bella plusvalenza
E’ forse cambiata la cassa delle tre società al termine di questa triangolazione? Assolutamente no, però tutte e tre hanno registrato una plusvalenza a bilancio.
Ci sono stati scambi di giocatori? No, sulla carta solo vendite.
E’ facile intravedere una volontà “da furbetto”? Beh se come capita nella realtà i valori non sono mai esattamente gli stessi e magari le tre operazioni sono sfalsate nel tempo è molto, molto difficile…
Ho parlato di triangolazioni, ma la stessa cosa accade se cedo un giocatore ma mi impegno (di fatto mi obbligo) a ricomprarlo.
Mediate gente, meditate.
Quale potrebbe essere una soluzione al problema delle plusvalenze come toccasana fittizio di un bilancio che fa acqua?
Per me una soluzione semplice e fattibile esiste ed è usare il cosiddetto metodo “della cassa” cioè valutare la solidità finanziaria di una Società di calcio sulla base del saldo del suo conto corrente (esemplifico).
Con questo criterio eventuali “trucchetti” legati alla sopra valutazione fittizia di calciatori, del vivaio ma pure di prima squadra, verrebbe meno.
Certo alcune poste andrebbero opportunamente sterilizzate (penso ad esempio ai costi per la costruzione dello stadio di proprietà o gli incassi immediati di un contratto pluriannuale con lo sponsor) ma le voci interessate sarebbero non tante; per tutte le altre, incluse le ricche commissioni ai procuratori, varrebbe la legge della cassa cioè in sostanza il saldo del conto corrente che riflette i veri movimenti e le vere valutazioni.
Non so se così si salverebbero i conti in rosso delle Società, ma di certo si perderebbe meno tempo a trovare sotterfugi “contabili” a favore di vere soluzioni.