Alla fine di Gennaio, dopo aver liquidato l’Empoli con un sonoro 5-1 e confermato il primo posto in classifica, Maurizio Sarri ha dato fuoco alla miccia della polemica. Nel dopo-partita, senza che nessuno glielo avesse chiesto, ha iniziato a fare riferimento alla differenza di fatturato con la Juve. Qualcuno ha pensato che, nell’approssimarsi dello scontro diretto, in programma a Torino dopo due settimane, quello fosse un modo per spostare la pressione sugli avversari. Il concetto era sostanzialmente questo: poiché la Juve è più ricca del Napoli e può permettersi di comprare calciatori più forti, è lei che ha l’obbligo di vincere. Naturalmente la cosa ha generato i suoi effetti, visto che Allegri ha ricordato a Sarri che in campo vanno i giocatori e non il fatturato, invitandolo inoltre a farsi i… fatturati suoi. Dopo il big-match del 13 febbraio, vinto dalla squadra più ricca e più forte, Sarri ha nuovamente fatto riferimento al fatturato. A questo punto, chi aveva inizialmente pensato che non si trattasse soltanto di pretattica, ha trovato la conferma che cercava. Altri erano i motivi alla base della polemica gratuita. Va ricordato che la Juve è la squadra più ricca, quella con il maggior fatturato. Il Napoli, in questa speciale classifica, è solo quinto. Se Sarri avesse ragione, starebbe allenando una squadra da quinto posto. L’impressione è che, evidentemente preoccupato dalla forza della Juve, temendo di non poter tenere il passo dei bianconeri, abbia voluto mettere le mani avanti. Se dovesse arrivare secondo, nessuno potrebbe rimproverargli nulla, avrebbe già fatto un miracolo. Va da se che, dovesse vincere, sarebbe un fenomeno. Insomma, comunque finisca la stagione, Sarri ha già vinto. La sua polemica è evidentemente pretestuosa, oltre che quantomeno maliziosa. Che c’entra il fatturato con lo scudetto? L’equazione più soldi = giocatori più forti, anche se apparentemente logica e immediata, non è detto che sia anche vera. Proviamo a dimostrarlo, estremizzando un esempio: una società ricchissima, la più ricca, con il miglior allenatore del mondo e un’area tecnica non all’altezza, che sbaglia clamorosamente le scelte di mercato. Evidentemente non avrà la squadra più forte. Eppure ha il fatturato maggiore. Se qualcuno pensa che questo esempio non sia attendibile, basti ricordare l’Inter di Moratti. Tra il fatturato già di per se sostenuto, più l’imponente massa di soldi investita, pardon sperperata, dal suo presidente, ai nerazzurri non sono certo mai mancate le risorse. Eppure non hanno mai vinto nulla. E’ inutile cercare di giustificare quei ripetuti fallimenti con le presunte interferenze dei cattivoni di Calciopoli. Ormai non ci crede più nessuno. E comunque, per tagliare la testa al toro, basti citare il 5 maggio 2002, campionato nemmeno sfiorato dall’inchiesta. Il punto è che, se anche hai 300 milioni da spendere, se ci compri 10 Kondogbia la squadra resta scarsa. Oppure potremmo fare l’esempio opposto. Quello di una squadra con budget limitato, che acquistando giocatori sconosciuti ma tecnicamente di valore, ottiene risultati ben superiori a quelli che sarebbe lecito attendersi in rapporto alle disponibilità. Anche qui gli esempi reali non mancano di certo. Allora? Allora probabilmente il fatturato non è un termine di paragone così affidabile. Probabilmente è più utile per giudicare l’operato dei dirigenti, in particolar modo quelli che presiedono all’area tecnica, piuttosto che il valore dei calciatori e degli allenatori, come Sarri vorrebbe. Infatti esiste un altro indicatore economico più adatto a questo scopo: il valore economico complessivo della rosa. Si tratta della somma del valore di mercato di tutti i calciatori che compongono la rosa di una squadra. Perché è più affidabile? Si può spiegare con un esempio: Paul Pogba. Acquistato a parametro zero, quindi senza sottrarre neanche un centesimo al fatturato, rappresenta un valore tecnico enorme, essendo un campione. Esattamente, anche se al contrario, come accadrebbe per il Vampeta di turno. Ecco perché il valore economico della rosa è un rilevatore affidabile dell’effettiva qualità di una squadra. Probabilmente è proprio per questo motivo che Sarri ha accuratamente evitato di parlarne: perché non gli conviene. Certo, potrebbe anche non conoscerne l’esistenza, ma ne dubito. Prima di darsi al calcio era un funzionario di banca. Se questo non fa di lui un economista, è lecito pensare che abbia una certa familiarità con i numeri. Vogliamo dare un’occhiata a cosa è in grado di raccontarci l’esame del VALORE ECONOMICO DELLA ROSA? Ecco la classifica(fonte Transfermarkt): # SOCIETA' -------------------------------------VALORE ATTUALE 1 Juventus FC ----------------------------------- 379,80 mln € 2 SSC Napoli ------------------------------------ 284,00 mln € 3 AS Roma --------------------------------------- 250,70 mln € 4 FC Internazionale ---------------------------- 245,30 mln € 5 AC Milan ----------------------------------------187,95 mln € 6 SS Lazio ---------------------------------------- -176,20 mln € 7 ACF Fiorentina -------------------------------- 164,60 mln € 8 UC Sampdoria -------------------------------- 100,10 mln € 9 Genoa CFC -------------------------------------- 86,75 mln € 10 US Sassuolo ------------------------------------ 82,10 mln € 11 Torino FC ----------------------------------------81,10 mln € 12 Udinese Calcio -------------------------------- 76,40 mln € 13 Bologna FC 1909 --------------------------------7,90 mln € 14 Atalanta BC -------------------------------------60,55 mln € 15 Empoli FC ---------------------------------------60,48 mln € 16 US Città di Palermo --------------------------44,90 mln € 17 Hellas Verona ----------------------------------39,35 mln € 18 AC Chievo Verona ---------------------------- 34,85 mln € 19 Carpi FC 1909 ----------------------------------34,30 mln € 20 Frosinone Calcio ------------------------------32,10 mln € La Juve, anche qui, è prima. E’ curioso che, qualunque sia il criterio scelto per fare valutazioni, i bianconeri siano sempre in testa. Forse sarebbe il caso di cominciare ad ammettere, tutti, quello che le più disparate classifiche certificano: la Juve è la migliore. Cioè, è la società gestita meglio. Lo è da sempre, peraltro. Anche prima di essere distrutta. E’ per questo che vince più di tutti, solo per questo. Tornata dalla serie B, dopo essere sopravvissuta ad una mazzata che avrebbe ucciso chiunque, si è riorganizzata e ha ricominciato a fare quello che faceva prima: vincere. Anzi, adesso vince anche di più. Adesso vince sempre. Prima, soltanto spesso. Altra curiosità è che l’unica squadra che ha beneficiato di Calciopoli, quella che fu messa nell’unica condizione possibile per vincere qualcosa, cioè giocare senza avversari, sia oggi sull’orlo del fallimento. Tecnico ed economico. Quella squadra, oggi come ieri, si distingue per il caos che sembra regnare al suo interno: una proprietà lontana, calciatori e allenatori che vanno e vengono come in una stazione nei giorni e nelle ore di punta. Rivoluzioni annuali, anche semestrali. Risultati sportivi: zero; risultati economici: sottozero. Più passa il tempo, più Calciopoli svela la sua vera natura… Torniamo alle classifiche. Dunque la Juve è prima: sul campo, come valore economico della rosa, come valore tecnico. La prima sorpresa arriva proprio dal secondo posto, appannaggio del Napoli. Già, proprio la squadra di Sarri. Abbiamo forse trovato il vero motivo alla base della polemica sul fatturato? Probabilmente si. Il Napoli ha una rosa il cui valore economico, quindi anche tecnico, è secondo solo alla Juve. Ne consegue che i partenopei dovrebbero arrivare secondi, dietro la Juve. Per essere più precisi, il secondo posto sarebbe la posizione adeguata al valore della rosa a disposizione di Sarri. Va da se che, quel secondo posto, sarebbe il minimo sindacale. L’allenatore che guidasse il Napoli al secondo posto, avrebbe quindi fatto il suo dovere, dimostrandosi adeguato. Altro che miracoli! Chiudere con il titolo, significherebbe invece essere andati oltre. Di una posizione soltanto, però. Un’impresa, certo. Ma non così straordinaria, dopotutto. Se si considera che la Juve si è rinnovata profondamente, che ha avuto bisogno quasi di un intero girone per ricompattarsi e trovare equilibrio, concedendo un vantaggio enorme agli avversari, quell’impresa sarebbe ridimensionata. Ad oggi, quindi, Sarri sta dimostrando di essere un buon allenatore, con risultati adeguati al valore dei giocatori che allena. Se ambisce a diventare eroe, dovrebbe fare molto, molto di più. Dovrebbe provare ad imitare, per esempio, Paulo Sosa. La Fiorentina ha una rosa che vale 165 mln di Euro, soltanto la settima della Serie A. Attualmente occupa, con merito, il terzo posto. Ben quattro posizioni meglio di quanto sarebbe lecito attendersi. Questa è un’impresa! Meglio ancora sta facendo Maran col Chievo. La sua squadra vale il 19° posto, ma nella classifica reale è undicesima. Ne ha superate 8. Se cerchiamo un fenomeno, direi che lo abbiamo trovato. In principio fu Benitez. Quando era allenatore del Napoli, fu il primo a parlare di fatturati. Oggi lo segue Sarri, anch’egli alla guida dei partenopei. E’ soltanto una coincidenza? Oppure è la città, Napoli, che instilla negli allenatori il bacillo del fatturato? Potrebbe anche darsi. Sarà l’aria, sarà l’acqua. Magari sarà il caffè. Sarà quel che sarà, ma fossi in Sarri cambierei disco. Quando Benitez iniziò la “guerra del fatturato” era considerato un tecnico prestigioso. Da allora è iniziata la sua parabola discendente, certificata dal fallimento di Madrid. Oggi sembra a fine carriera. Non è che parlare di fatturato porta sfiga?