Per questo derby della gente, come promesso, mi sono spostato al Nord, andando ad analizzare il derby veneto per eccellenza: Hellas Verona-Vicenza.

  • VERONA

 “Non c'è mondo per me aldilà delle mura di Verona: c'è solo purgatorio, c'è tortura, lo stesso inferno; bandito da qui, è come fossi bandito dal mondo, e l'esilio dal mondo vuol dir morte.”[1]

Il più grande drammaturgo di tutti i tempi collocò una delle più intense storie d’amore della letteratura mondiale nella città gialloblù, divenuta arcinota grazie all’opera shakespeariana.

Il mito di Romeo e Giulietta e l’Arena di Verona, in origine teatro delle lotte tra gladiatori e ai giorni nostri divenuta tempio della musica lirica (e non solo), sono i simboli di una città enorme, tra le più grandi d’Italia, che possiede però tutte le caratteristiche della provincia, rendendola unica nel panorama nazionale[2].

Da segnalare, inoltre, la grande proliferazione di musei (il Museo Lapidario Maffeiano è uno dei più antichi in Europa nel suo genere, inaugurato nel 1738) e di biblioteche.

  • VICENZA

La “Città dell’Oro”, culla di una tradizione millenaria nella lavorazione del metallo prezioso, è tra le più importanti della regione ed è una delle aree produttive ed industriali principali del Paese, in particolar modo per quanto riguarda le esportazioni.

Grande valore hanno anche le costruzioni architettoniche rinascimentali del celebre Palladio, tanto che il suo nome costituisce un altro appellativo del centro a tinte biancorosse.

Fornì una grande resistenza durante le guerre mondiali, dove subì perdite e danneggiamenti ingenti, per cui è stata riconosciuta Medaglia d’oro al valor militare.

Da segnalare le innumerevoli chiese e diverse aree verdi, tra cui spicca il noto Campo Marzo.

Due capoluoghi di provincia, entrambi dichiarati Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, che danno vita al più importante derby della regione, tanto che quando si parla di derby del Veneto ci si riferisce alla sfida accesissima che vede contrapposte le due compagini, che non ha mancato negli anni di dar vita a censurabili scontri tra tifosi, che hanno portato a diversi feriti ed, in genere, ad un forte spiegamento di forze dell’ordine per arginare possibili tensioni.

L’alba di questo derby sorge già nel 1906, con un amichevole disputata a Vicenza, la quale, come riportano le cronache, avvenne sotto un diluvio che non impedì al pubblico di casa di spingere la propria squadra[3], quasi a premonire che questa, per le due tifoserie, non sarebbe mai stata una partita banale.

  • I DERBY DEL '70

Da quel 1906 ci sono stati ben 95 incontri ufficiali, e il bilancio è quasi in equilibrio. 36 vittorie per gli scaligeri contro le 35 degli avversari biancorossi.

Innumerevoli incontri, tanti in Serie B quanti in Serie A.

A tal proposito, nella stagione 1969/70, che per entrambe valse la salvezza, ci furono due soddisfazioni, una per parte, nella massima divisione, nell’anno della vittoria del Cagliari di Riva.

Nella gara di andata, il 26/10/1969, al “Menti”, i padroni di casa travolsero 3-0 i rivali, con la doppietta di Vitali, inframmezzata dal goal di Biasiolo. Gioia immensa per la squadra allenata all’epoca da Puricelli.

Nel girone di ritorno, la rivincita: è il 1° Marzo 1970, e nei primi 35’ l’Hellas sfodera tutto il suo orgoglio con la doppietta di Clerici (attaccante da oltre 100 reti in Serie A in carriera) e la rete di Ferrari in mezzo a chiudere la pratica. Goal della bandiera nella ripresa di Derlin per il definitivo 3-1.

  • IL REAL VICENZA

Il settore tessile è da sempre stato uno dei capisaldi dell’economia vicentina, tanto che il colosso Lanerossi acquisì la società calcistica, che divenne una squadra di culto.

Sul finire degli anni ’70, compì un’impresa eccezionale: nella stagione 1976/77 ottenne la promozione in Serie A vincendo il torneo e, nella stagione seguente, da neopromossa, sbalordì la Nazione intera, andando a conquistare uno storico secondo posto che, secondo le regole dell’epoca, garantì l’accesso alla Coppa UEFA.

La matricola terribile era guidata da Giovan Battista Fabbri, che fece proprie le influenze della rivoluzione tattica olandese degli anni ’70: terzini fluidificanti, interscambio tra i ruoli e gioco spumeggiante e votato all’attacco.

La forza del L.R. fu il collettivo, a cui si aggiunse un nome che sarebbe diventato un simbolo: Paolo Rossi.

L’eroe del Mundial ’82 si fece notare con i berici, grazie all’intuizione geniale del tecnico bolognese che lo spostò da ala a unico centravanti di riferimento.

Il risultato fu che divenne capocannoniere incontrastato del torneo, a guida del più prolifico attacco dell’intera A, e ottenne la convocazione in Nazionale per i mondiali del 1978.

Tra i tanti “gregari”  che componevano quella storica squadra spicca il nome di Prestanti, difensore match-winner nel derby contro l’Hellas del 29 gennaio 1978, che al 78’ regalò il successo.

"Veramente, non avrei mai creduto che una squadra di provincia giocasse al calcio come ha giocato il Vicenza”

Fabbri raccontò che questa frase gli fu proferita da Gianni Brera, sceso negli spogliatoi per congratularsi con il condottiero di una squadra che visse un anno strepitoso.

Già nella stagione seguente, però, iniziò un tracollo inarrestabile: la squadra retrocesse con grandissima sorpresa l’anno successivo al secondo posto e anche in Coppa Uefa patì una precoce eliminazione al primo turno.

Senza Fabbri e Rossi, la squadra scese addirittura in Serie C nella stagione 1980/81 e ci restò per qualche anno fino al 1984/85, quando tornò in cadetteria, grazie anche alle prodezze di un giovanissimo astro nascente: Roberto Baggio.

Nello stesso anno, però, a qualche chilometro di distanza, si stava festeggiando per un qualcosa dal sapore leggendario.

  • HELLAS VERONA CAMPIONE D’ITALIA

“Il primo ricordo che mi torna alla mente è legato al dopo partita di Bergamo, quando i ragazzi dentro lo spogliatoio, pazzi di gioia, festeggiavano lo scudetto e Domenico Volpati se ne uscì con una frase che molti attribuiscono al sottoscritto: "Oggi non ci rendiamo conto di quale impresa abbiamo realizzato, ma sarà il corso del tempo a farcelo capire" ”[4]

Osvaldo Bagnoli prese il timone della squadra scaligera nel 1981/82, anno della promozione in Serie A, e già l’anno dopo disputò un campionato eccellente, posizionandosi al 4° posto e qualificandosi per l’Europa.

Dopo un altro campionato valido, concluso in 6° posizione e perdendo la finale di Coppa Italia contro la Roma, nell’estate del 1984 il campionato italiano visse una sessione di calciomercato senza precedenti: arrivarono Rummenigge all’Inter, Socrates alla Fiorentina, Junior al Torino e soprattutto Diego Armando Maradona al Napoli.

All’ombra dell’Arena si presentarono, invece, Briegel e Larsen, unitisi al nucleo composto, tra gli altri, dal portiere Garella e dai vari Terracciano e Volpati, fino all’iconico Galderisi in avanti.

La squadra fu fenomenale: già nella gara d’esordio che battezzò l’esordio del “Pibe de Oro” la squadra vinse di potenza 3-1 ed ebbe un ruolino di marcia da scudetto fin dalle prime battute.

Fu praticamente sempre in testa al campionato e ottenne lo storico tricolore in quel 12 maggio 1985 a Bergamo, con il pareggio di Larsen nel secondo tempo dopo il momentaneo vantaggio della Dea.

Fu una festa che ancora oggi riecheggia: la provincia che si fa grande, la squadra operaia che aveva aspirazioni di gloria e finalmente era salita sugli altari.

Inoltre, per capire la vastità di ciò che è stato compiuto, basti pensare ai nomi e alle squadre che componevano la Serie A in quegli anni, che, di fatto, hanno reso il nostro torneo il più bello e ambito del mondo.

Sono trascorsi circa 34 anni da quella memorabile cavalcata e, tuttora, mette i brividi anche solo pensare a quello che è stato, figuriamoci per chi ha vissuto quell’annata storica per il calcio veronese, veneto ma, osiamo dire, per tutto il movimento nazionale.

Negli anni seguenti, come logico, la squadra perdette diversi pezzi, fino all’amara retrocessione nel 1989/90.

Fu un decennio che, però, cambio per sempre l’immagine della piazza Hellas, divenuta più di tutte le altre simbolo di una squadra che con pochi mezzi ma tanta volontà e determinazione è riuscita a raggiungere un obiettivo impensabile.

  • IL VICENZA DI GUIDOLIN

Dopo gli anni d’oro dell’Hellas, ci fu un altro capitolo divenuto storico per il calcio veneto: l’ascesa del Vicenza di Guidolin.

Il tecnico riportò i berici in Serie A e, dopo un nono posto importantissimo, nella stagione 1996/97 portò il primo titolo ufficiale nel palmares: la Coppa Italia.

Il 29 maggio, al Menti, bisognava rimontare l’1-0 di Pecchia del Napoli dell’andata.

La rete di Maini portò la gara ai supplementari e sembrava destinata ai rigori, fino al 118’, quando Rossi siglò il 2-0 che fece impazzire lo stadio. Il 3-0 di Iannuzzi allo scadere certificò il risultato storico.

Il paradosso di questi anni vicentini fu, però, che risultò quasi più impressa nella memoria collettiva una sconfitta che la vittoria di un trofeo: parliamo della gloriosa avventura in Coppa delle Coppe 1997/98.

La squadra giunse in semifinale con un cammino esemplare e anche nella doppia sfida contro i futuri vincitori della competizione del Chelsea si comportarono degnamente: all’andata, in casa, il gol di Lamberto Zauli, talento forse mai espresso totalmente e per questo a metà tra estasi e rimpianto, fece sognare una storica finale.

Il sogno sembrò concretizzarsi quando a Londra Pasquale Luiso, capocannoniere al termine della manifestazione, portò in vantaggio gli ospiti, prima di subire tre reti che significarono eliminazione.

Rimane, però, uno di quei casi in cui la sconfitta è epica, forse più di una vittoria.

  • I DERBY DEGLI ANNI 2000

Tra le varie sfide ho scelto di ricordarne tre in particolare: la prima è datata 18 marzo 2001, a Verona.

Il goal di Bonazzoli al 56’ permise all'Hellas di ottenere 3 punti fondamentali per la corsa salvezza, che, a conti fatti, decretarono la retrocessione dei corregionali e permisero agli uomini di Mister Perotti di disputare lo spareggio con la Reggina, conclusosi con un goal in extremis di Cossato che gelò il Granillo, regalando una gioia memorabile ai suoi.

Altra sfida fantastica, stavolta per la città dell’oro, fu quella del 5 aprile 2003, in Serie B.

Stadio Romeo Menti.

Apre le marcature il centravanti cadetto per eccellenza, Schwoch, raggiunto dopo qualche minuto dalla rete di Cassetti (futuro romanista).

La partita sembra avviata sul pari, ma la svolta arriva con l’ingresso di Margiotta a metà ripresa: segna la rete del 2-1, prima della rete al volo ancora di Schwoch e poi nuovamente Margiotta per il 4-1 finale.

Una coppia strepitosa che ha mandato in delirio il popolo di Palladio.

Il derby spettacolare per eccellenza si è invece giocato il 20 dicembre 2004: chiusura d'anno col botto per i tifosi di casa veronesi, che fecero proprio la partita più ricca di segnature dopo quella del 1911 tra le due squadre.

Eppure, i primi 50 minuti sembrano un incubo: la doppietta di Bonanni avrebbe potuto far sprofondare i quindicimila del Bentegodi, che però non mollano e, anzi, spingono la propria squadra ad una rimonta incredibile.

Prima Gervasoni al 53’, poi il pareggio di Iunco al 61’ e, al 68’, sugli sviluppi di un corner di Adailton, Italiano (che festeggiava in quella partita la presenza n°200 con la maglia gialloblù), fanno impazzire il pubblico.

Ma non è finita: Bogdani al 72’ porta la squadra sul 4-2 (4 gol in meno di 20 minuti!), Rigoni la riaccende segnando il 4-3 ma poi gli ospiti perdono la testa: espulsi Moscardi e proprio Rigoni e l’Hellas segna il definitivo 5-3 ancora con Bogdani.

Fu un’emozione pazzesca per il popolo veronese, che si regalò un Natale indimenticabile.

  • GLI ULTIMI ANNI E LA SITUAZIONE ATTUALE

Negli ultimi anni, il Verona ha alternato campionati di Serie A e di Serie B.

Tra gli altri, ha ridato la seconda giovinezza a Luca Toni, centravanti campione del Mondo 2006, che vinse con Icardi il titolo di capocannoniere nella stagione 2014/15 vestendo la casacca dei campioni d'Italia di 30 anni prima.

Adesso, l’Hellas è in Serie B, in piena zona play-off, in corsa per una promozione non semplice.

Il Vicenza ha invece attraversato una forte crisi che l’ha portata al fallimento; è stato il Bassano a subentrare e a mutare denominazione in L.R. Vicenza Virtus S.p.A.

Attualmente, è in Serie C nel girone B, anche lei invischiata nel mucchio play-off.

Gli ultimi derby giocati risalgono a due stagioni fa: la gara di andata venne vinta dai biancorossi con gol di Galano davanti al pubblico amico; la gara di ritorno fu un’altra botta di adrenalina per gli scaligeri.

Il 1° maggio 2017, l’Hellas, al Bentegodi, in piena corsa per la promozione, va in vantaggio con Siligardi, ma subisce la rimonta ospite con Bellomo ed Esposito.

1-2 fino all’89’, poi il pareggio di Bessa e il gol-partita di Romulo al 95’, che fa esplodere di gioia Verona, che di lì a qualche settimana festeggerà il ritorno in Serie A, durato, però, solo un anno.

  • L'ANEDDOTO

All’inizio dell’articolo abbiamo parlato del primo incontro amichevole del 1906.

In realtà, si hanno tracce di un primordiale incontro tra le due città venete addirittura il 16 Settembre 1786: il poeta tedesco Goethe si aggirava per la città di Verona e si imbatté in una esibizione del “pallone con il bracciale”,  un derivato dalla pallacorda, in cui i giocatori erano vestiti di abiti corti e bianchi, con dei segnali colorati per distinguersi e ai quali, ad ogni buon colpo, ricevevano il plauso e il battimano dei circa cinquemila spettatori.

Il “campo da gioco” era rappresentato dallo spazio tra le mura della vecchia città scaligera-viscontea fino alla strada, tanto che il celebre letterato si meravigliò che tale partita non venisse disputata nell’Anfiteatro, che si sarebbe prestato molto meglio per lo spettacolo.

 

Con questa lunga carrellata si conclude questo ritratto di due team che hanno mostrato quanto la provincia possa a volte evolversi a tal punto da raggiungere traguardi inaspettati.

Una menzione va fatta per i due pubblici, autentiche fonti di enorme sostegno e vicinanza a due società gloriose.

Mi auguro di non aver ammorbato più di tanto i coraggiosi che hanno trovato il coraggio di avventurarsi nella lettura e vi do appuntamento alla prossima settimana con un’altra grande storia dei derby della gente!

 

[1] William Shakespeare, Romeo e Giulietta

[2] Lo scrittore vicentino Guido Piovene descrisse Verona come “romantica, pittoresca, perciò anche dialettale; una grande citta, capitale e provinciale ad un tempo”.

[3]Luigi Bertoldi e Adalberto Scemma, La storia del Verona, Verona, Nuova STEI Editrice, 1979.

[4] Osvaldo Bagnoli, “Verona campione!” (Edizioni dell'Aurora)