Dopo circa un mese, ritorno proponendo un altro derby della gente, quelli meno mediatici ma profondamente veraci.

La protagonista odierna di questa mia piccola rubrica è una delle sfide di provincia più importanti a livello nazionali, una tra le più iconiche: Atalanta-Brescia, che torneremo a rivivere nella prossima edizione della Serie A.


-2018/19: CHE GODURIA!

Quando un giorno i tifosi delle due squadre che hanno vissuto questa strepitosa annata racconteranno della loro passione, menzioneranno necessariamente questa memorabile stagione.
Per il popolo bergamasco è stata senza dubbio la più bella di tutta la loro storia: la Dea ha centrato la qualificazione in Champions League, per la prima volta in assoluto.
L’Europa dei big, che adesso comprende anche i neroazzurri.
Una cavalcata fenomenale, con un avvio di stagione non eccellente: eliminazione subita ai preliminari di Coppa UEFA ed un campionato di centroclassifica nella prima parte.

Sembra andare tutto nella norma, senza grossi sussulti, al massimo con la possibilità di centrare una nuova qualificazione in Europa League e riprovarci.

E invece, con un girone di ritorno mostruoso (nessuno ha fatto più punti, neanche i Campioni d’Italia della Juventus), e approfittando della discontinuità delle sue avversarie, gli orobici hanno ottenuto il prestigioso risultato.

Un gioco spumeggiante, quasi all’unanimità considerato il più bello d’Italia, con una rosa ben assortita, composta da gente navigata (Masiello, De Roon, Palomino), da talenti esperti e cristallini (Gomez e Ilicic), da giovani brillanti (Gollini in porta, Mancini) e una punta devastante (Zapata) che hanno reso possibile ciò che sembrava impossibile.

Un stagione arricchita dal raggiungimento della finale di Coppa Italia, persa contro la Lazio, che non può però intaccare il capolavoro targato Gasperini, autentico leader, insieme al suo staff e ad una società organizzatissima, di questa cavalcata trionfale e di questa vera e propria “Era”.

Gioia diversa per il popolo del “Rigamonti” ma comunque attesissima: dopo anni anonimi patiti in Serie B, la Leonessa ha ottenuto l’ambita promozione.

La turbolenta stagione cadetta a livello organizzativo è cominciata in modo burrascoso anche per i lombardi: Suazo dura tre giornate sulla panchina biancazzurra, prima di cedere il posto a Eugenio Corini.

Con la nuova guida tecnica, la squadra decolla e affronta un campionato di vertice, fino alla conquista della testa della classifica alla 22° giornata, mai più lasciata fino alla fine del torneo.

Trascinatore assoluto il capocannoniere del torneo Donnarumma, che dopo due stagioni fenomenali tra Empoli e, appunto, Brescia, finalmente potrà assaggiare la Serie A nel pieno della maturità calcistica.

Nelle fila delle Rondinelle, spiccano alcuni nomi che, se trattenuti, potrebbero rappresentare una buona base di partenza per tenersi stretto ciò che è stato appena raggiunto: a partire da Sandro Tonali, lodigiano classe 2000, già paragonato ad un suo predecessore con la stessa casacca, Andrea Pirlo, e che possiede tutte le caratteristiche di un predestinato, tanto da essersi già attirato le attenzioni della Juventus; capitan Gastaldello, con alle spalle tante gare di A tra Sampdoria e Bologna, e Dessena, storico ex Cagliari, che possono garantire l’esperienza necessaria per affrontare un torneo da neopromossa; il portiere Alfonso, ex Cittadella, autentico mito social, più i vari Bisoli e Torregrossa.

Dopo un anno pieno di emozioni indescrivibili, per le due rivali sarà una stagione da brividi e il derby rappresenterà una delle tappe più importanti e sentite.


-IL DERBY PER ECCELLENZA

Quando si parla di Atalanta-Brescia, la prima lampadina che si accende è legata ad una storica sfida avvenuta nella massima serie il 30 settembre 2001.

Il Brescia gioca in casa e ha tra le sue fila Roberto Baggio, che porta in vantaggio i suoi; la reazione degli uomini allenati da Vavassori è però feroce: in meno di venti minuti Sala, Doni e Comandini ribaltano completamente le sorti del match, chiudendo il primo tempo su un difficilmente recuperabile 1-3. Dal settore ospiti si levano sfottò oltraggiosi nei confronti del tecnico dei padroni di casa, Carlo Mazzone, che fatica ad inghiottire.

Nella ripresa, il Codino accorcia le distanze e su quella rete Sor Magara fa una promessa al pubblico avversario, che puntualmente viene mantenuta allo scadere, quando ancora Baggio regala un pareggio spettacolare.

Dopo la sua rete, il mister entra nella leggenda collettiva: la sua corsa inarrestabile sotto la Curva orobica diventa un simbolo della veracità del calcio nostrano

Un corsa irrefrenabile, per sfogare la rabbia accumulata per degli insulti eccessivamente offensivi.

Fu probabilmente l’unica volta in cui una tripletta del Pallone d’Oro 1993 venne oscurata da un personaggio che non solo è entrato nella storia del derby lombardo, ma dell’intero calcio italiano.

 

-BERGAMO VS. BRESCIA:

La storia delle sfide calcistiche ha regalato prese in giro memorabili e, purtroppo, anche qualche incidente censurabile (il derby del 1993 ne rappresenta l’emblema, ma, in diverse occasioni, soprattutto negli anni ’80, non sono mancati veri e propri scontri).

La rivalità tra le due tifoserie trae origine da un fatto storico molto più profondo della semplice contesa sportiva.

Siamo nel XII secolo, nel pieno delle Crociate.

Il bresciano Giovanni Brusati aveva necessità di finanziamenti per la sua spedizione in Terra Santa ma la stessa curia bresciana era a corto di disponibilità economiche; perciò, i possedimenti messi all’asta da Brusati, furono acquisiti da Bergamo, che riuscì a far proprie alcune aree strategiche (come il feudo di Volpino, compreso il castello).

Questo evento scatenò le proteste accese del popolo bresciano: dopo 30 anni di attriti e occupazioni, solo l’intervento di Federico I Barbarossa pose fine alle lunghe diatribe, imponendo la restituzione dei territori alla curia bresciana.

Ciò, però, non fu affatto risolutivo, anzi: dopo neanche due anni, i bergamaschi dichiararono guerra; di tutta risposta, Brescia organizzò un attacco a sorpresa, che costò la perdita di 2500 uomini per Bergamo, che fu così costretta ad accettare la tregua e a rinunciare ad ogni pretesa sui terreni oggetto della feroce contesa.

La pace durò fin quasi alla fine del secolo, quando una nuova terribile battaglia vide scontrarsi le due realtà: stavolta, furono i bergamaschi a tendere un attacco improvviso, aiutati dai cremonesi, finché un clamoroso equivoco fece nuovamente perdere la guerra: l’arrivo di alcune truppe bresciane fu scambiato per quello dell’esercito milanese, alleato di Brescia, ma che mai si inserì realmente nella battaglia. Alla vista dell’esercito, i bergamaschi si ritirarono, ma il ponte di barche costruito appositamente per l’attacco a sorpresa sul fiume, cedette e causò una carneficina.

Nel 1191, Enrico VI Barbarossa decretò la definitiva pace, restituendo i territori ai rispettivi “titolari” originari.

Solo nel secolo successivo, nel 1237, Bergamo ottenne una vittoria schiacciante nella battaglia di Cortenuova, vendicando l’onta subita nelle precedenti.

 

-LE SFIDE MEMORABILI

Sul terreno di gioco, tra Serie A, B e Coppa Italia, sono stati ben 62 gli incroci tra i due team, con una prevalenza delle Rondinelle nel computo delle vittorie totali.

Ma quali sono le sfide ricordate con più gioia dai rispettivi supporters?

Per il Brescia, il citato derby con protagonisti Carletto Mazzone e Baggio è sicuramente l’episodio più intenso della storia; non a caso, il periodo glorioso delle Rondinelle è legato ai loro nomi.

E proprio l’ultimo derby con alla guida il mister romano resta tra i ricordi indelebili dei tifosi.

E’ il 6 aprile 2003. Partita tesissima, con i soliti scontri extracampo già citati che precedono il match.

Di fronte due squadre in lotta per non retrocedere e, a poche domeniche dal gong, l’incontro rappresenta un autentico scontro decisivo.

Le due squadre si affrontano a viso aperto ed è equilibrata, fino al 31’, quando Baggio pennella per Appiah che porta in vantaggio i suoi.

Ma è allo scadere del primo tempo che il nativo di Caldogno sfoggia una perla degna del suo repertorio: assist del futuro centravanti campione del Mondo Luca Toni, e pallonetto a scavalcare Taibi imprendibile.

Un capolavoro degno di un fenomeno puro.

Il 3-0 di Petruzzi chiude il match e, alla fine della stagione, l’Atalanta retrocederà: una gioia doppia per il popolo biancazzurro.

Per i sostenitori della Dea, invece, uno dei più bei ricordi è stato vissuto nella stagione 2005/06, in cadetteria, che tra l’altro coincide con l’ultima sfida fin qui disputata, prima degli incroci che finalmente torneremo a vivere con la Serie A 2019/20.

E’ il 29 aprile 2006. Stadio Atleti Azzurri d’Italia.

Entrambe sono retrocesse nella stagione precedente, ma, mentre gli ospiti stanno vivendo una stagione che li condurrà ad un piazzamento di metà classifica, i padroni di casa stanno letteralmente dominando il torneo, pronti a risalire subito in massima divisione.

La partita dimostra la differenza sostanziale tra le due compagini in quell’annata: al 10’ è Loria a portare in vantaggio i neroazzurri con un destro ravvicinato al volo.

Il colpo del KO arriva al 41’, con un capolavoro assoluto di  Riccardo Zampagna: il bomber, servito splendidamente da Bombardini, stoppa di petto alza il pallone e lascia partire un tiro in sforbiciata che gonfia la rete.

E’ il 2-0 e il popolo orobico è in festa.

La settimana dopo, infatti, la vittoria contro il Catanzaro certifica aritmeticamente la pronta risalita della squadra di Colantuono, al culmine di un campionato di B eccezionale.

 

-E ORA SI RICOMINCIA

Con questa panoramica si è cercato di fornire un quadro su uno degli incontri più interessanti della prossima Serie A 2019/20.

Le due tifoserie attendono con trepidazione, dopo 14 anni, un incontro che dovrà essere uno spettacolo sugli spalti e sul campo, con protagonisti squadre e colori.

Ovviamente, le ambizioni saranno diverse: l’Atalanta vorrà confermare perlomeno il piazzamento europeo, affrontando senza timori e con l’entusiasmo a mille l’avventura Champions.

Il Brescia lotterà invece con le unghie e con i denti per tenere stretta la A, evitando una immediata retrocessione come accaduto nel 2010/11, dopo la promozione dell’anno prima.