In attesa che la ventiquattresima giornata della nostra Serie A si concluda questa sera con la sfida dello stadio Olimpico tra Roma e Bologna, analizziamo i cinque elementi più significativi di questo lungo weekend calcistico.
Rino Gatttuso. Dal 27 novembre 2017 (giorno in cui Gattuso ha ricevuto l’incarico di Allenatore della prima squadra del Milan) ad oggi sono passati meno di quindici mesi. Un periodo di tempo sufficiente al Rino nazionale per rivoltare come un calzino il Milan e renderlo una squadra nel vero senso della parola, prima ancora di qualsiasi altro tipo di considerazione. Sono stati mesi complicati quelli trascorsi fino ad ora, dall’ex centrocampista campione del mondo, sulla panchina rossonera. Per citare alcuni episodi, possiamo ricordare gli esoneri di Fassone e Mirabelli, il nuovo assetto societario, i frequenti rumours sul possibile esonero del tecnico stesso, la dolorosa cessione di Higuain. Una serie di eventi che avrebbero abbattuto un toro.
E invece Gattuso, non solo non si è mai arreso ma anzi, grazie alla sua grande caparbietà e alla qualità del proprio lavoro (sia sul campo che nello spogliatoio), è riuscito a costruire una squadra solidissima. Un gruppo che, da grande condottiero, sta guidando all’inseguimento di quel piazzamento finale in classifica che garantirebbe al club meneghino di raggiungere il vero obiettivo stagionale, vale a dire il ritorno nella massima competizione continentale per club, la Champions League.
Krzysztof Piatek. Diversi tifosi e commentatori, durante il mercato di “riparazione” di gennaio, avevano ironizzato riguardo la cessione al Chelsea di Gonzalo Higuain e l’arrivo a Milano, sponda rossonera, di questo ventitreenne polacco dal Genoa. E invece, Piatek, 183 centimetri di talento e capacità realizzativa sta dimostrando a suon di gol di essere non solo un ottimo giocatore, ma decisamente più prolifico del più acclamato bomber argentino ex di Napoli e Juve. I suoi numeri dicono infatti che in quattro gare di campionato disputate e in una di coppa Italia (317 minuti complessivi di gioco) ha messo a segno la bellezza di 6 reti; un gol ogni 52 minuti circa. C’è già chi lo paragona ai grandi bomber del passato rossonero: Van Basten, Pippo Inzaghi, Ruud Gullit, Andriy Shevchenko. Sarà necessario aspettare ancora qualche gara ad ulteriore conferma di quanto fatto vedere fino ad ora per avvalorare queste ipotesi e giungere a formulare un giudizio più equilibrato sull’atleta di Dzierżoniów, ma la stoffa del bomber di razza pare proprio che il centravanti polacco ce l’abbia tutta.
Leonardo Pavoletti: Forse non avrà il talento di Piatek, ma la salvezza del Cagliari passerà con ogni probabilità anche e soprattutto attraverso i gol che il trentenne bomber di Livorno saprà regalare ai tifosi isolani. Sabato pomeriggio contro il Parma il Cagliari si giocava buona parte della propria stagione e della permanenza nella massima serie. Sotto di un gol al termine della prima frazione di gioco, ci ha pensato proprio la punta centrale ex Napoli e Genoa, con due gol da centravanti vero, a far tirare a Maran e a tutta Cagliari quella boccata d’ossigeno di cui avevano tanto bisogno.
Paulo Dybala: Dopo il gol da cineteca di venerdì sera contro il Frosinone e l’altrettanto magnifica prestazione a tutto campo, come farà mister Allegri a tenerlo fuori nell’epica sfida di mercoledì sera al Wanda Metropolitano? Nei giorni scorsi in casa bianconera si era parlato di un possibile 4-4-2 in vista della gara di andata degli ottavi di finale di Champions, con Bernardeschi o Cancelo esterni di destra e il relativo accantonamento delle Joya in panchina. Ma dopo la prestazione di venerdì scorso tutto ciò sarà difficile che possa avvenire, anche perché Allegri in conferenza stampa ha dichiarato che la Juve mercoledì sera, per avere buone chances in vista della gara di ritorno, dovrà segnare almeno un gol. E per violare la rete dei biancorossi di Madrid, la classe e le invenzioni del trequartista argentino saranno fondamentali per la causa bianconera. Mister Allegri ha inoltre più volte sostenuto che la presenza in campo di Cr7, Mandzukic, Dybala e Sami Khedira tenda ad alterare gli equilibri di squadra riguardo la fase difensiva. Considerando intoccabile il duo d’attacco croato – portoghese e lo stato di forma del funambolico argentino, non ci stupiremmo quindi se fosse proprio il forte centrocampista tedesco a sedersi in panchina nella gara di andata a Madrid. In quel caso sarebbero due tra Matuidi, Bentancur ed Emre Can a cercare di rendere più granitico il centrocampo bianconero, affiancando Miralem Pjanic nel comando delle operazioni di gioco.
Cesare Prandelli: nel girone di ritorno, nessuna delle squadre implicate nella lotta salvezza ha fatto meglio del suo Genova (otto punti). Arrivato in Liguria i primi giorni dello scorso dicembre con la classe, l’umiltà, il silenzio, e lo stile che gli appartengono, Prandelli, dopo quasi nove anni di assenza dalla nostra Serie A si sta riprendendo ciò che merita. Dopo i quattro anni trascorsi sulla panchina azzurra, terminati nel peggiore dei modi con le dimissioni rassegnate un minuto dopo l’eliminazione dal fallimentare mondiale brasiliano, il buon Cesare era stato completamente dimenticato dal calcio italiano. Basti pensare che dal 2014 (anno del suo fine rapporto con la nazionale italiana) ad oggi, tutte le panchine dei club più importanti d’Italia hanno cambiato (anche più volte) guida tecnica, ma mai il suo nome è stato accostato a qualche trattativa riguardo questi club. Prandelli quindi, dopo aver smaltito la delusione azzurra ed in assenza di proposte di casa nostra, ha tentato alcune soluzioni straniere, con club quali Galatasaray, Valencia, Al-Nasr, ma con scarsa fortuna, uscendo dalle tre esperienze con due esoneri e una dimissione.
E oggi, anche grazie al presidente Preziosi che, in un momento di grande difficoltà del proprio club, gli ha concesso fiducia consentendogli di tornare a fare ciò che più ama nel nostro massimo campionato, il sessantunenne di Orzinuovi si sta togliendo più di una soddisfazione. Ieri, nella conferenza stampa al termine di Genoa – Lazio, Prandelli ha dichiarato che non cerca rivincite, ma più di qualcuno ha sospettato che forse, in quel momento, una piccola bugia la stesse dicendo.
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