Nella lunga storia calcistica, dagli albori ad oggi, si sono registrati innumerevoli casi di calciatori fuori dal progetto della società di appartenenza, vogliosi di rimettersi in gioco e dimostrare di non essere mezzi giocatori o sul viale del tramonto. Appare del tutto evidente la voglia di rivalsa verso chi, per mesi o anni, ti sbatte in panchina senza un motivo ben preciso e ti usa sporadicamente. Sembrerebbe che tutto questo sia accaduto anche ai due Holly e Benji rossoneri, una coppia di campioni che, uniti dalla stessa motivazione, hanno abbandonato il Milan per approdare rispettivamente al PSG e all'Inter. Francamente e in tutta onestà, penso che alla società e ai tifosi non bruci la loro voglia di cambiare aria perchè, come si è detto più volte, non esiste più nessuno nel calcio italiano, e forse mondiale, che possa portare maglie pesanti come quelle di Baresi, Totti, Bergomi, Del Piero... ma dia fastidio il come è avvenuto: entrambi i "professionisti" si sono chiusi in religioso silenzio da mesi, lasciando parlare i propri procuratori, rimandando ad Euro 2020 i discorsi sul loro futuro.

Ecco, parliamo di "professionalità", laddove il concetto appena citato non esiste: i due giocatori hanno arrecato un danno economico non indifferente per l'addio a zero, non certo a livello tecnico perchè, diciamoci la verità, di ottimi giocatori in giro ce ne sono a iosa. E' arrivato Maignan, giovane promessa del calcio francese, che sicuramente dal prossimo anno si contenderà il posto di primo portiere della Nazionale francese, e dai rumors sembrerebbe che Maldini/Massara si siano mossi con decisione per prendere o Mattia Zaccagni, 26 anni, centrocampista del Verona, che non ha sfigurato nella scorsa stagione (il Verona chiede intorno ai 20 milioni di euro), e Yaremchuk, 25 anni, attaccante ucraino del Gent, che tanto ha impressionato Sheva da quando ha avuto modo di allenarlo (costo dell'operazione circa 25 milioni di euro). Tutto questo dimostra che la società non si è fossilizata ad assecondare le moine dei due ormai ex giocatori rossoneri, ma ha dimostrato con fermezza che tutti sono utili ma nessuno è indispensabile al Milan.

Ancora una volta ci troviamo ad essere orgogliosi di come la società rossonera ha gestito questa seconda criticità, non piegandosi alle richieste del turco (a parer mio troppo pretenziose dopo un europeo nel totale anonimato) e muovendosi verso un profilo che di certo non gli è inferiore a livello tecnico. Si è pagato, purtroppo, l'eredità di situazioni contrattuali mal gestite in passato, vuoi per la tipologia di procuratori con cui si è avuto a che fare, sia per il lungo periodo COVID che non ha agevolato i rapporti per i rinnovi. Ma il Milan resta anche se gli uomini, se così possiamo chiamarli, vanno via. E' risaputo, infatti, che solo con giocatori che sposano una causa si può pensare di ottenere dei risultati, professionisti, campioni, atleti. E' per questo che bisogna dar merito ad un certo Zlatan Ibrahimovic, giocatore scuderia Raiola, che rinnova a 7 milioni di euro, ma che ha sempre parlato in prima persona, senza nascondersi, dichiarando sempre in interviste o in programmi tv che l'unica società in cui si è trovato bene è stato il Milan e che al Milan lui rimarrebbe per sempre... Ecco cosa deve far pensare: come un uomo, un vero uomo, pur tenendo ai soldi riesce però, ancora oggi (quando le bandiere non esistono più), ad amare la squadra in cui gioca, la società che lo stima e i tifosi che lo osannano nel bene e nel male, fancedoci capire che i manga di un tempo, oggi, avrebbero come eroe non un Holly o un Benji, bensì un Mark Lenders...