L'addio ad un campione, ad un ragazzo come noi, ad un romano come me ad un italiano come tutti.
Lì in fondo a quel cuore batte una sola fede, quella giallorossa, quella che un americano venuto da Boston gli ha tolto senza nessuna spiegazione, senza nessun motivo, togliendo ai romani romanisti l'ultimo grande baluardo della vecchia guardia romanista.
Dopo le lacrime di Francesco Totti costretto al ritiro, anche Daniele De Rossi è stato messo alla porta, quel giocatore che ha dato oltre al cuore anche l'anima per quella maglia. Lui ripercorre il suo passato "A 11 anni ho varcato per la prima volta quei cancelli (Trigoria), dalla prossima stagione sarà difficile non fare più lo stesso percorso".
Daniele è un ragazzo di Ostia nato e cresciuto a pane e calcio, con un papà che allena la Roma primavera, ma da li a dire che fosse stato raccomandato ci passa un mare. Daniele ha lottato su i campi regionali, ha fatto tanta gavetta prima di approdare alla Roma, ha sputato sangue e spurgato sudore da tutti i pori, il suo impegno lo ha portato in poco tempo a diventare quel giocatore ammirato da tutti, quel ragazzo che entrava in campo in nome della Roma e ne usciva sempre con il fiato corto, dopo aver dato tutto se stesso. Quel ragazzo cresciuto dietro l'ombra pesante di Francesco Totti, che ammirava anche le pupille del giovane ragazzo che si immedesimava in lui, platee e grandi applausi per il suo capitano, così che fin da subito giurò a se stesso "Un giorno voglio arrivare ad essere il capitano di questa squadra, della mia squadra".
Gli anni passavano, ma il suo capitano non pensava mai al ritiro, così che un bel giorno qualcuno decise di chiamarlo 'Capitan Futuro', lui non disdegnò e si prese quell'appellativo, quel futuro però continuava a portare un solo nome: Francesco Totti, mentre Daniele cresceva a dismisura, le big d'Europa lo cercavano, ma lui continuò sempre a rifiutare per amore della maglia e per quella promessa che si era fatto qualche anno prima. Quel suo modo di giocare rude nel difendere e un attaccante aggiunto quando la squadra saliva, portò il ragazzo a diventare un punto fisso di quella rosa, quel giocatore indispensabile in mezzo al campo.
Gli anni passavano inesorabili, ma il suo capitano non era disposto a dire addio al calcio, anche se l'età lo portava verso i 37. Daniele forse in quel momento avrà pensato "Se questo continua, tra poco mi ritiro prima io che lui", ma la speranza di arrivare era tanta, la Roma e la fascia erano il sogno di questo ragazzo che continuava ad inanellare prestazioni su prestazioni positive.

Poi arrivò il grande momento, di essere il vice capitano era importante, ma essere chiamato capitano era ben altra cosa. Le lacrime per l'addio a Francesco Totti e la consapevolezza che tutto il peso sarebbe arrivato in un batter d'occhio sulle sue spalle non portò Daniele ad avere paura. Il peso di quella fascia, il peso di quella maglia di punto in bianco diventarono insostenibili.
Lui era l'amico di tutti in quello spogliatoio, l'unico a metterci la faccia qualora qualcosa andasse storto, fu così che in un giorno di piena estate per difendere il suo compagno di squadra Edin Dzeko, Daniele si rivolse verso quei tifosi rei di fischiare l'attaccante con un "Pezzi di m.", questo portò tutti i tifosi a volere la testa di Daniele, la gente implorava contro il suo capitano reo di non essere all'altezza di quella maglia e di quella fascia portata dal suo predecessore senza mai uscire fuori dalle righe.
Daniele comincia ad entrare in un vortice buio, un oblio sempre più senza colori, ma non lascia la Roma, anzi vuole riportare la gente a credere in lui. I tifosi pretendono delle scuse, Daniele non sembra dover chiedere scusa a nessuno, anzi, lui si sente in dovere di ribadire ancora una volta che i suoi compagni non devono essere attaccati ma soltanto aiutati a riprendersi se qualcosa non gira.
Daniele passa momenti davvero tristi, la sua tifoseria lo fischia, lui a testa bassa continua a dare sempre tutto se stesso, ma il non essere più un beniamino del suo pubblico pesa molto.
Le sue prestazione cominciano a calare, molte volte gli vengono preferiti altri compagni, con la sua immagine fissa sul terreno di gioco come a dire "Cosa ho fatto di male per ricevere tutto questo odio contro".
Il pubblico non lo vuole più, addirittura molti sperano che la società lo ceda nel mercato invernale, Daniele sembra essere sul punto di partenza addirittura in Gennaio, quando alcune società italiane si mettono in fila per lui, ma è lo stesso giocatore che ancora una volta rifiuta ogni destinazione, lui vuole la Roma e solo quella maglia fino alla fine dei suoi giorni da calciatore. Il tempo passa e l'obiettivo cambia, Daniele continua ad essere fuori dai titolari e la fascia passa sul braccio di un altro romano: Alessandro Florenzi.
Daniele si scalda e sbuffa in panchina, gli anni cominciano a pesare e gli infortuni a pesare sul suo rendimento. Il pubblico non lo acclama, ma poi succede qualcosa che gli cambia tutto. La Roma in estate porta due centrocampisti a livello Europeo come Javier Pastore e Steven Nzonzi, per Daniele sembra arrivato il tempo di dire addio ai suoi colori, ma stavolta è Eusebio Di Francesco a dire "No, Daniele deve restare". Daniele - anche grazie alle prestazioni inguardabili di Pastore - ritrova il posto da titolare e la fascia di capitano, la sua anima ritorna a splendere e i tifosi a riavvicinarsi e ad osannarlo. Daniele è tornato quelloo di prima anche se gli acciacchi continuano a torturarlo. Eusebio Di Francesco viene esonerato ed arriva Claudio Ranieri, un romano romanista che non ci pensa poi più di tanto, Daniele deve essere titolare e la conferma arriva fin da subito.
Partita dopo partita Daniele si carica tutti sulle spalle, ma le prestazioni cominciano a scemare, la Roma ha un calo incredibile e il capitano non può far altro che veder scendere la possibilità di rivedere la sua amata in Champions ancora una volta, intanto circolano voci di un addio a fine stagione, ma tutti tacciono.

La mattina del 15 Maggio 2019, dopo l'annuncio della Roma calcio che posta l'addio di Daniele De Rossi a fine stagione, è lo stesso giocatore che poco prima dell'ora di pranzo si presenta in sala stampa, dove annuncia il suo addio alla maglia giallorossa, specificando il perchè fosse stata presa quella decisone, la società avrebbe voluto il suo ritiro dal calcio con conseguente incarico da dirigente al fianco di Francesco Totti, sì proprio il suo ex capitano, Daniele nicchia e rifiuta, lui vuole continuare a giocare. I suoi occhi raccontano tutto, sono lucidi quasi al limite delle lacrime, quelle lacrime di fuoco che stentano ad uscire, ma che una volta spente le telecamere hanno inondato la sua casa, la sua stanza, piena zeppi di ricordi.