Sono nato dopo l'ascesa di Orey Pelè, dopo le giocate di Sivori. Sono nato dopo che che la nazionale di Beartoz trionfasse a Spagna 82' per la terza volta nella storia, sono nato dopo che "Era l'anno dei Mondial quelli dell'86, Paolo Rossi era un ragazzo come noi", anche se poi quel Paolo Rossi della canzone non era quello del calcio, ma un ragazzo che morì a Roma in quel periodo. Sono nato prima dello storico scudetto della Sampdoria nel 1990, sono nato prima del genocidio nella ex Jugoslavia nel 1995...

Mi trovo sul viale che porta allo stadio Olimpico, è sera, e tra poco si giocherà Roma-Juventus, partita importantissima per entrambe, i bianconeri si giocano lo scudetto, i giallorossi l'entrata alla prossima Champions. Dopo aver passato i tornelli del controllo, faccio un altro pezzo di strada ed entro nello stadio. Mi ritrovo in Tribuna Tevere, anche se il mio biglietto dice a chiare lettere che il mio posto è in Distinti Nord. Lo stadio è completamente vuoto, ma tra poco si riempirà di gente pronta a fare cori pro e contro le squadre. Mi siedo e prendo il cellulare per leggere le notizie, faccio sempre così quando sono in attesa, e leggo che un asteroide sta per cadere sulla Terra, ma non è ben specificato dove potrebbe accadere l'impatto. Mentre leggo, tutte le luci dello stadio si spengono, penso sia una trovata della società giallorossa, di questi tempi ci si può aspettare di tutto. Si accende solo una luce che da sopra da al centrocampo. Nel frattempo vedo qualcuno che va verso quella luce, immagino siano i giocatori che si apprestano ad entrare in campo, così ritorno a leggere la notizia. Una voce però interrompe la mia lettura "5 Maggio 2002!", alzo lo sguardo e vedo due persone al centro del campo, mi guardo dietro, magari c'è qualcuno che ha il mio stesso nome, ma oltre al buio non vedo nessuno, così mi alzo "Parlate con me?", la risposta "Certo, ci sei solo tu! Scendi in campo". Così dopo essermi alzato, riposto il cellulare nella tasca della giacca e datomi una aggiustata al vestiario, scendo i gradini e mi dirigo verso il lungo tunnel che porta al campo. Mentre cammino, passo davanti agli spogliatoi delle due squadre, ma al loro interno non c'è nessuno, e nemmeno nel percorso che porta al campo, non c'è anima viva, così mi chiedo "Ma è reale tutto questo? Devo darmi un pizzicotto al viso...Ahia! Allora è tutto vero!". Entro in campo, cavolo sto calpestando il prato dell'Olimpico, pensare che ho sempre assistito le partite da dietro quelle vetrate. Mentre cammino mi volto e alle mie spalle pian piano diventa tutto buio, fin quando non sento una voce "Hei, ma quanto tempo ci è voluto per arrivare fin qui?", mi volto e mi trovo davanti Gaetano Scirea e al suo fianco Andrea Fortunato, ma la prima cosa che mi viene in mente è "Ma questi due non sono passati a miglior vita?", mentre li guardo incredulo e penso, Scirea mi dice "Ma ancora non ti sei cambiato?", con lo sguardo incredulo gli dico "Cambiato? In che senso?", e Fortunato replica "Dai che tra poco dobbiamo giocare!", ancora più incredulo rispondo "E' uno scherzo? Dov'è mio padre? Dove sono le telecamere?", Scirea sorridendo verso Fortunato, mi dice "Dai vai a cambiarti". Ecco che magicamente si accende una luce su una panchina e mi dirigo verso di essa, mi siedo e vedo la maglia della Juventus, è quella degli anni 90, con lo sponsor Danone, e il numero 10, quella di Roberto Baggio ma con il mio cognome e poco più in là la fascia di capitano, continuando a pensare, stavolta ad alta voce "Scirea mi avevano raccontato, e poi l'ho letto, che era morto in un incidente in Polonia, mentre Fortunato ho addirittura pianto una intera notte a letto, e visto il suo funerale, con le lacrime di capitan Vialli che leggeva la lettera di addio. Allora erano tutte fandonie, sono qui con me sul campo". Così dopo essermi preparato, prendo la fascia e ritorno a centrocampo "Capitano, questa non posso indossarla, deve stare sul suo braccio", Scirea mi guarda e con un sorriso mi dice "E vabbè facciamo questo altro sforzo". Nell'attesa che le squadre scendessero in campo, chiedo "Ma in che ruolo dovrei giocare?" e Scirea mi risponde "Trequartista", rispondo "Cosa! Io nella mia 'carriera' ho giocato soltanto in porta e come terzino...", Scirea ribatte "Quella è una maglia importante, fatti valere". Trequartista, e chi ci aveva mai giocato, ero un tiratore dala distanza, facevo chilometri avanti e indietro sulla fascia, ma non avevo certo i piedi di un geometra per pennellare o filtrare palloni a esterni o attaccanti. Nel frattempo dalla panchina, un fischio da pecoraro richiama la mia attenzione, è il Trap (Trapattoni), che con migliaia di gesti vuole farmi capire i movimenti che devo fare, così Scirea sorridendo mi dice "Occhio, che il mister ti guarda anche il capello". Poi una voce inconfondibile, quella di mio padre "Ricordi, fin da bambino sognavi d'indossare quella maglia, in campo sei da solo, ma pensa che a portarla siamo in due. Forza figlio mio!", chissà dove sta, non riesco a vederlo, potrebbe essere dietro la panchina del Trap a dare suggerimenti. Le squadre scendono in campo, ma non sono le attuali; dalla parte della Juventus vedo Tacconi, Vialli e Platini, dalla parte della Roma, Di Bartolomei, Totti e Falcao. L'arbitro fischia l'inizio della partita...La palla passa a Scirea che mi serve appena dopo la metà campo, la stoppo e mi guardo intorno, e vedo Fortunato che sta scattando verso la linea di fondo, così calcio e lo servo in velocità, il passaggio è perfetto, lo stop anche cross al centro e Vialli con un colpo in rovesciata la butta dentro, poi si alza e corre verso la bandierina per esultare, ma svanisce nel buio, così come gli altri calciatori, e mi ritrovo solo a metà campo, di nuovo sotto l'unica luce, che illumina quella porzione di campo. Mi sento sento due braccia che si poggiano sulle mie spalle, sono ancora Scirea e Fortunato, così ho realizzato, e voltandomi gli dico "Grazie! Io ho imparato tanto da voi; da Gaetano capitano indimenticabile, la serietà e l'essere sempre presente, da Andrea l'essere maturo in una età che per molti è ancora il pieno del divertimento. Scusate se l'emozione mi sta portando a non riuscire più a parlare", tu Gaetano eri un idolo di mio padre, e ogni volta mi dice che una persona e un calciatore come te non esisterà più nella Juventus. A te Andrea, per il quale ho pianto lacrime come se fosse andato via un mio fratello di sangue, non posso che ringraziarti, perchè sono cresciuto con un pensiero, quello che molti per malattie rare vanno via e non possono vivere una vita serena, e questo mi ha portato ad avere fin dalla giovane età una testa sulle spalle, anche quando il divertimento doveva stare al primo posto, perchè molti sono costretti a dover combattere e spesso abbandonarsi alla malattia, mentre altri che stanno bene sembra che vogliano a tutti costi cercarsi di rovinarsela con le proprie mani. Vi ringrazio e spero che quello che comanda lassù, vi dia un posto d'onore, come dovrebbero avere tutti quelli che si sono sempre comportati bene qui in Terra". Scirea e Fortunato in un attimo diventano una sola voce "No, non devi piangere, perchè noi viviamo grazie a gente come te, che ci tiene sempre vivi nei ricordi, e fin quando ci sarà qualcuno che ne parli, saremo vivi anche se non più in carne ed ossa. Chi è lassù e con il quale hai vissuto in Terra molti anni in Terra è fiero di te. Buona vita 5 Maggio 2002". 

Così apro gli occhi e mi ritrovo a casa, la mia casa, la mia famiglia e l'odore del caffè che rieccheggia per tutta la casa, e uno sguardo verso il cielo a salutare chi in quel sogno mi ha dato la possibilità di dire: Ho giocato con Scirea e Fortunato, e non solo...