In queste ore circolano voci sempre più insistenti a proposito di un imminente incontro tra Petrachi e l'entourage di Higuain, nel corso del quale il ds giallorosso proverà l'affondo decisivo per il calciatore. Forte dell'accordo con la Juventus, per cui Higuain è diventato solamente una zavorra, la missione di Petrachi è convincere il centravanti (e il fratello-agente) a sbarcare nella Capitale. Quella che fino a qualche giorno fa sembrava un'operazione impossibile, viene descritta ora come decisamente alla portata della Roma. Al netto delle considerazioni sulla sostenibilità economica dell'acquisto, sotto il profilo tecnico l'acquisto di Higuain rappresenterebbe il vero punto di svolta del mercato giallorosso. L'evento in grado di mobilitare la piazza più schizofrenica del calcio italiano, impegnata a deprimersi e contestare l'operato della società. Che, dal canto suo, nell'ultimo anno ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare. Ma questa è un'altra storia. 

Higuain, dunque. Che, proprio come la Roma, è reduce da una stagione tutt'altro che esaltante. Ma che, proprio come la Roma, è anche alla ricerca del rilancio. A 31 anni compiuti, il centravanti argentino deve dimostrare di non essere quello di San Siro e Stamford Bridge, ma di poter tornare a segnare come al San Paolo. Anche se alla Roma basterebbe la versione dello Juventus Stadium, almeno per il momento. Perché significherebbe avere a disposizione un centravanti in grado di garantire ciò che Dzeko (e Schick) non ha nelle corde. I gol. Quelli sporchi, brutti e cattivi, e non solo colpi di tacco e piazzati a giro sul secondo palo. Le amichevoli disputate finora dalla Roma, per quanto poco rilevanti, hanno messo in mostra un limite non da poco per il calcio che ha in testa Fonseca. L'incapacità di riempire l'area di rigore. Tanti cross, tanti suggerimenti, tanti spunti, ma nessuno in grado di finalizzarli con continuità. E se questo limite risalta nei match di luglio contro il Tor Sapienza, il Trastevere o la Ternana, cosa potrà succedere contro il Milan, la Lazio o l'Atalanta? E' per questo che il Pipita sembra il nome più indicato per le speranze giallorosse. 

Intendiamoci, Dzeko è un centravanti di caratura internazionale, e la Roma sarebbe stata ben contenta di tenerlo se questi non avesse deciso di accordarsi con l'Inter a marzo. Di più, la Roma sarebbe ben contenta di tenerlo anche adesso, rinunciando a Higuain. Ma questa, al momento, non sembra una strada percorribile. Per cui, ecco Higuain. Un centravanti diverso da un trequartista con il 9 come Dzeko o da uno stoccatore puro come Icardi. Quel tipo di calciatore capace di abbinare quantità e qualità in modo più convincente rispetto ai suddetti, facendo un po' il lavoro di entrambi. Giocare con e per la squadra, dialogando con un reparto che di qualità ne ha eccome (tra i vari Perotti, Under e Kluivert, in attesa di un altro esterno); ma anche e soprattutto segnare. Tanto e in tutti i modi, in ogni competizione. In campionato, dove la Roma è costretta a guardare alla zona Champions; in Europa League, dove il livello si alza (più o meno) solo a partire dagli ottavi di finale; e in Coppa Italia, che la Roma non vince da troppo tempo, e che rappresenta il trofeo più raggiungibile per riaprire l'impolverata bacheca di Trigoria. E chi meglio del Pipita per (ri)lanciarsi su tutti e tre i fronti?