Un uomo destinato a compiere imprese sportive. Un sorriso finale che dimostra quanto ci tenesse a fare bella figura con l'Argentina di Messi. Due a uno in rimonta, tanta grinta, sofferenza e voglia di portare a casa questo risultato. Fotografia di un miracolo sportivo di cui nessuno -neanche in Arabia Saudita- si sarebbe mai aspettato. Ma come la storia di Hervè Renard insegna, i miracoli esistono; e forse, vedendo quel volto felice ma non incredulo a fine gara, lui era l'unico a crederci davvero

Un mondiale che inizia nel migliore dei modi per il tecnico francese, a differenza della precedente esperienza con il Marocco.
Russia 2018, 
una squadra composta, su tutti, da Benatia, Hakimi e Ziyech che si presenta come possibile sorpresa del torneo. Le cose però vanno male fin dal primo momento: beffa finale al 96' contro l'Iran per un autogol e la zampata di Cristiano Ronaldo nella partita successiva non lasciano scampo alla nazionale marocchina. Fuori al primo turno. Oggi però Hervè Renard ha azzittito tutti, tirando fuori un risultato che lo proietta nella storia del Mondiale.
D'altronde il tecnico francese ci ha abituati a eventi storici nel mondo del calcio.
Nel 2012, in Coppa d'Africa, fu lui a guidare lo Zambia alla sua prima storica vittoria, ai rigori contro la Costa D'Avorio di Didier Drogba. 
Per quella squadra si chiuse un cerchio: la finale si giocò a Libreville, in Gabon, da dove nel 1993 era decollato un aereo che si sarebbe poi inabissato nell’Oceano Atlantico. L’aereo aveva a bordo la gran parte dei componenti della nazionale di calcio dello Zambia, che stavano andando a giocare una partita in Senegal. Dopo la vittoria finale i giocatori scoppiarono in un mare di lacrime, a dimostrazione di quanto fossero importanti quei ragazzi per loro e per il proprio paese. Il difensore dello Zambia Musonda, uno dei giocatori più esperti e importanti della squadra, si infortunò e dovette lasciare il campo pochi minuti dopo il fischio d'inizio. Hervè Renard, a fine gara, lo portò in braccio a festeggiare con i suoi compagni.
Tre anni più tardi, il destino lo portò proprio nella squadra perdente di quella finale del 2013. Sulla panchina della Costa D'Avorio arrivò a vincere un'altra Coppa d'Africa, diventando il primo e unico allenatore ad alzarne due con due nazionali africane diverse.

Da giocatore invece non ebbe fortuna e vita facile. Giocò con il Cannes e lo Stade de Vallauris, fino ad arrivare al Draguignan dove smise a 29 anni per un infortunio al ginocchio. Poi, dopo aver lavorato nella ditta di pulizie di un amico, cominciò ad allenare proprio quel Draguignan che gli distrusse la carriera da giocatore. Negli anni successivi trovò poca fortuna nel resto d'Europa, una retrocessione con il Sochaux e un'avventura finita male con il Lille lo proiettarono in Africa, dove trovò la sua dimensione.

Adesso la sua definitiva consacrazione con l'Arabia Saudita, una nazionale che prese nel 2019 e che riuscì a portare agli attuali Mondiali di Qatar, grazie alla vittoria della fase di qualificazione.
Se ce ne fosse ancora bisogno, oggi Hervè Renard ha dimostrato a tutto il mondo la sua impronta calcistica, e chissà che non si possa pensare a qualcosa in più di una "semplice" vittoria contro l'Argentina...