Nemo propheta in patria sua significa in latino “nessuno è profeta nella propria patria” e sta ad indicare la difficoltà, che si incontra molto spesso, ad emergere in contesti familiari. Ho preferito però aggiungere alla citazione l’avverbio fere, quasi, perché un giocatore è riuscito ad essere profeta sia in patria che nel vecchio continente. Sto parlando di Hernanes, il profeta di Recife.

La storia del soprannome

Anderson Hernanes de Carvalho Viana Lima (Recife, 29/05/1985), meglio noto come Hernanes, è stato soprannominato sin da giovane O Profeta dal presentatore televisivo Tiago Leifert perché, durante le interviste post partita alle televisioni brasiliane, era solito citare passi della Bibbia. Il soprannome non inficerà però nella carriera del brasiliano (come abbiamo visto nel racconto dedicato a Ganso) che, al contrario, si prenderà in pochi anni prima il Brasile e poi l’Europa. Ma andiamo con calma e partiamo da dove tutto è iniziato.

La carriera

La carriera di Hernanes inizia in una squadra della periferia del calcio brasiliano, il neonato Unibol Pernambuco, squadra della città di Paulista nello stato del Pernambuco. Il giovane ha già la classe e la stoffa del fuoriclasse, tanto che appena un anno dopo, nel 2001, entra a far parte delle giovanili del São Paulo, fresco vincitore del campionato paulista nel 2000. Hernanes deve però aspettare fino alla stagione 2004-2005 per fare l’esordio tra i professionisti. Segna subito 5 gol in 31 presenze. Non partecipa però ai più importanti trionfi del time in quell’anno, la Coppa Libertadores e il Mondiale per Club, perché non fa ancora parte in pianta stabile della prima squadra. Nel 2006 viene mandato a farsi le ossa in Serie B con il Santo André, squadra in cui definitivamente sboccia il suo talento. Accumula 31 presenze condite da 7 gol e si guadagna la chiamata dalla base, ritorna al São Paulo fresco vincitore del Brasileirão.

Finalmente o Profeta

Il 2007 è il suo anno. Il suo nome inizia a circolare tra gli addetti ai lavori di tutto il mondo. Dopo l’esperienza al Santo André è cambiata anche la sua posizione in campo, agisce da centrocampista centrale e l’azione passa sempre dai suoi piedi. Può giocare con il destro o il sinistro senza alcuna differenza, è una vera spina nel fianco per gli avversari. Il 2007 si chiude come l’anno precedente per il Tricolor, con la vittoria del Brasileirão, il suo primo trofeo ufficiale. Hernanes è uno dei protagonisti della grande cavalcata, ormai si è imposto come titolare inamovibile nel centrocampo di Muricy Ramalho.

I primi riconoscimenti

Colleziona addirittura 55 presenze in tutte le competizioni, con i primi 6 gol con la maglia della prima squadra e con la vittoria del primo trofeo individuale della carriera, la Bola de Prata, riconoscimento dato ai migliori giocatori del campionato brasiliano. Il 2008 se possibile va ancora meglio. Il São Paulo trionfa nella Serie A brasiliana per la terza volta consecutiva, Hernanes vince la Bola de Prata come nel 2007 e il premio Craque do Brasileirão, assegnato al miglior calciatore del campionato. L’anno si conclude con la convocazione della Seleção, ciliegina sulla torta di una stagione incredibile a livello di squadra e personale. Nei tre anni successivi non arrivano gli stessi trionfi, ma Hernanes rimane il pilastro della squadra e uno dei talenti più puri che il Brasile si gode. In tre stagioni mette insieme 180 presenze e la bellezza di 39 gol, una cifra incredibile per un centrocampista. Viene premiato dal Times come miglior under 23 nell’ultimo anno al club paulista, riconoscimento che premia le grandi prestazioni individuali delle annate precedenti.

La Lazio e lo sbarco in Europa

Il 6 agosto del 2010 arriva la grande chiamata dall’Europa. La Lazio di Claudio Lotito vede nel centrocampista brasiliano il futuro della sua squadra. Hernanes stupisce tutti in ogni secondo in cui rimane in campo nelle successive quattro stagioni. All’Olimpico ogni domenica va in onda un suo show, ricco di doppi passi tipici del futebol brasiliano, calci da fermo battuti con entrambi i piedi senza alcuna differenza, le sue famose capriole dopo ogni gol e il bellissimo rapporto d’amore con i tifosi, tanto affezionati al loro profeta.

Nel primo anno italiano Edy Reja gli affida le chiavi del centrocampo biancoceleste. Il brasiliano ripaga la fiducia con 10 gol nelle 30 presenze totali. Questo gli basta per essere giudicato secondo miglior brasiliano d’Europa, superato solo da Maicon, il grandissimo terzino dell’Inter del triplete. Nell’anno successivo fa l’esordio in Europa League e migliora quanto di buono fatto l’anno precedente. Gli 11 gol in 40 presenze rendono poco l’importanza di Hernanes nello scacchiere di Reja.

La consacrazione in Italia avviene però nel 2012-2013, quando fa il suo esordio sulla panchina della Lazio Vladimir Petkovic. Hernanes fa suo il record realizzativo in Serie A per un centrocampista laziale, ben 11 gol. Il brasiliano è completamente a proprio agio con il gioco offensivo dell’allenatore e le prestazioni ripagano l’enorme fiducia nel suo campione. Segna 3 gol tra Europa League e coppa nazionale e conquista il suo primo titolo italiano, la Coppa Italia 2012-2013, quella della storica finale vinta contro la Roma.

Hernanes, più di tutti gli altri eroi del trionfo, è nel cuore dei tifosi, riconoscono in lui la stella della squadra. Il rapporto va però oltre le prestazioni sportive. Mai una parola fuori posto, mai una polemica. Il brasiliano si fa amare e ripaga l’amore con un grande attaccamento alla maglia laziale. Conclude l’anno con un altro titolo, il primo con la nazionale, la Confederations Cup 2013. Nel 2013-2014 però la Lazio fatica, le prestazioni del fantasista come di tutto il resto della rosa non sono all’altezza.

Il trasferimento ed il declino

A gennaio 2014 accade quello che tutti i tifosi non avrebbero mai voluto vedere. Hernanes viene ceduto all’Inter, la tristezza e il malcontento dei tifosi laziali è incredibile. A Formello migliaia di supporter chiedono al profeta di non andare via. Il centrocampista, dal canto suo, in lacrime è costretto a lasciare la squadra che aveva tanto amato negli anni precedenti. Lo acquista l’Inter, dove però fa fatica ad inserirsi. La sua migliore stagione in maglia nerazzurra è quella 2014-2015, in cui segna 5 gol in campionato, tra cui due contro i suoi ex compagni all’Olimpico di fronte a 60 mila persone.

L’anno successivo viene ceduto alla Juventus, la migliore squadra d’Italia. Malgrado non si riesca ad imporre come titolare e collezioni poche presenze, in due stagioni mette in tasca due Serie A (15/16 e 16/17) e due Coppe Italia (15/16 e 16/17).

La Cina e il ritorno a casa

Nel 2017 la Juve si libera del forte brasiliano, spedendolo in Cina all’Hebei Fortune. L’esperienza cinese è molto breve e priva di spunti, tanto che pochi mesi dopo il São Paulo, la sua prima squadra lo riprende in prestito. In sei mesi torna quello degli anni migliori, 19 presenze e 9 gol, la miglior stagione dai tempi della Lazio. Torna in Cina fino al 2019, quando finalmente può tornare a titolo definitivo al suo amato São Paulo. In poco più di un anno Hernanes conquista nuovamente il suo popolo, segna 5 gol in 43 partite ed è, come una decina di anni prima, di nuovo O Profeta, l’idolo della torcida paulista.

Questa è la storia di Hernanes, il profeta di Recife che è riuscito ad emergere in patria e nel vecchio continente.