Il Milan torna dalla trasferta di Firenze sconfitto. Torna a suonare le loro trombe, che avevano momentaneamente nascosto, quella schiera di critichi calcistici che non si danno una spiegazione del perchè il Milan continui a vincere. Pronti a riproporre le loro assurde teorie, fino ad oggi regolarmente smentite, dove la squadra rossonera, supportata da fortuna e casualità, nella migliore delle ipotesi, potrà conquistare solo la qualificazione Champions. Superfluo ricordare che, dati alla mano, le dodici giornate di imbattibilità di questo campionato, sommate alle cinque della scorsa stagione, portano ad un totale di 17 turni che il Milan usciva imbattuto da un rettangolo di gioco italiano. Per la precisione, da Roma contro la Lazio allora allenata da Simone Inzaghi, a Firenze. Con il dato puramente statistico ad evidenziare che Mister Pioli ne era stato di entrambe l'allenatore, con alterne fortune.

E' quindi bastata una sola sconfitta, a prescindere dalle cause, per mettere tutto in discussione, cancellando quel percorso fatto di "14 Vittorie" e tre pareggi, due dei quali contro Juventus e Inter. Mi sembra fin troppo evidente che nell'analizzare questa sconfitta, tanto imprevista quanto evitabile, non possa sfuggire quell'aspetto "autolesionistico" che viceversa dovrebbe essere evitato. Siano altri a minare le nostre certezze e le aspirazioni della Società e dei Tifosi perchè il desiderio di tornare a quei vertici sportivi, italiani ed esteri è troppo grande per poter vacillare. Una sconfitta che non ha alcuna ripercussione sulla classifica, che si accorcia solo a favore delle inseguitrici, fin troppo distanti se si considera che il campionato è solo ad un  terzo del suo percorso. Il Milan ne è saldamente al comando, primo in compagnia del Napoli. E' quindi un'ottima occasione per eliminare lacune, che sono facilmente migliorabili e a cui Mister Pioli ha fatto subito riferimento dopo il triplice fischio finale, ma lasciamo ad altri il compito di piangere e inseguire.
Evitiamo quindi un "Harakiri rossonero" che, volenti o nolenti, coinvolge tutti. Giocatori, Dirigenza, Staff Tecnico, Proprietà e logicamente i Tifosi. Solo attraverso una reale ed effettiva unità di intenti ogni ostacolo sarà facilmente superabile, dimenticando questa serata e riprendendo quel percorso che sta caratterizzando questa gestione, più che positiva, da più di due anni. 

GIOCATORI - Se gli sbagli dei singoli, hanno portato alla sconfitta, non si può dimenticare che la forza di questo organico è la collettività. Si vince e si perde insieme. L'errore fa parte del gioco, sia difensivo che offensivo. Ciò che invece non può essere tollerato è un atteggiamento di sufficienza. Per vincere. il Milan deve giocare sempre al massimo delle proprie capacità, con rabbia e determinazione, dal primo all'ultimo minuto. Non è una critica, è una constatazione. Se la striscia di successi è stata così lunga è proprio per quella consapevolezza che ogni pallone poteva essere quello decisivo. Che la "fiamma" ardesse meno, lo si era intravisto già da partite precedenti, Verona, Bologna, Torino e Roma, dove le vittorie avevano mascherato ma non per questo evitato problemi attribuiti ad assenze o stanchezza. Rinnovi, contratti, mercato e infortuni, distrazioni troppo costanti a Milanello, che per quanto inevitabili bisogna tornare a lasciare fuori dalla testa, almeno per quei novanta minuti.

DIRIGENZA - Se da tifoso mi sono abituato a convivere con una serie di infortuni di difficile comprensione, il dato puramente statistico di un'infermeria costantemente affollata, per quanto per situazioni totalmente diverse, autorizza a porsi qualche domanda. Cosa che sicuramente Maldini e Massara, sempre presenti a Milanello avranno fatto. Ma la cosa che personalmente mi infastidisce, e non poco, è aver visto la fascia da Capitano sul braccio di Kessie. Mi domando PERCHE'? Se si pretende impegno e attaccamento alla maglia, se chiediamo di lottare per ogni centimetro di campo, anche a rischio di potersi infortunare, se crediamo nel motto: Tutti per uno? 
La fascia da Capitano ha un valore, come le promesse di Kessie da Tokjo, metterle insieme non mi sembrava opportuno. Un "buonismo", fuori luogo, già praticato con l'ex portiere e di cui abbiamo visto i risultati. Dopo Romagnoli e Calabria è il giocatore con più presenze ?. Me ne infischio altamente, la dò a Kjaer per la sua dedizione, oppure a Ibra, il condottiero o a Tonali, raro italiano della nostra formazione, premiando anche i sacrifici personali, o a Theo, neo papà, abbinando la felicità personale alla responsabilità di squadra. No, mi dispiace, non solo non condivido la scelta di una Dirigenza, che ammiro e rispetto, ma annovero questa scelta come un'occasione perduta, una piccola crepa su quel muro che vorremmo indistruttibile. Non si è perso certamente per questo motivo, ma se Kessie è il Capitano di questa squadra, alcuni punti fermi sui quali costruire il futuro, rischiano di vacillare, per la gioia di procuratori che guardano altrove, magari sbeffeggiandoci. 

STAFF TECNICO -  Capisco che si pretenda molto sotto l'aspetto atletico, o che il numero delle partite giocate, fra club e nazionali, sia fin troppo eccessivo, ma in questi tre anni l'infermeria è stata fin troppo affollata. Speriamo di poter vedere la fine di questo tormento. Non è certamente un'accusa verso nessuno, la cui professionalità ed impegno non metto minimamente in discussione, ma sono due anni che, fino al fischio di inizio di una partita, non abbiamo la tranquillità di veder schierato il migliore undici a disposizione di Mister Pioli. Ci fossero degli sbagli sono sicuro che giocatori dell'esperienza di Ibra, Giroud e Kjaer saprebbero suggerire gli eventuali rimedi, ma vorrei porre l'attenzione su un altro aspetto. L'intensità è uno dei punti fondamentali sui quali, da molti anni, si pretende allenamenti, anche più brevi, ma molto efficaci. Giusto, ma ciò non deve obbligatoriamente portare a contrasti troppo realistici anche in allenamento. Se parte dei nostri infortuni sono dovuti a contusioni in partitelle, vediamo di controllare l'esuberanza. Certamente nessuno si permette di dare un calcio a Ibra, mentre a Casty, Leao o Rebic si e purtroppo i risultati si vedono.

PROPRIETA' - Stadio pieno, compatibilmente ai posti autorizzati, sponsor che tornano, brand e tifosi in costante crescita. Tutto ciò porta logicamente a quell'incremento nelle entrate indispensabile per abbattere le perdite. La differenza fra vincere e perdere la si può comprendere anche dai libri contabili. Se la squadra continuerà a ripetere questi risultati, se vincere lo scudetto, non vuol restare una speranza, ma una concreta possibilità, servono due rinforzi e non farli sarebbe la ripetizione di uno sbaglio già fatto un anno fa.

TIFOSI - Partirei da una considerazione fin troppo chiarificatrice. Ci sono piazze dove vincere è maggiormente difficile proprio per una tifoseria in costante agitazione. Mentre altre, nonostante stipendi non pagati, problemi di ogni tipo e costrette ad inseguire, non rinunciano a fare quadrato con la squadra e Società. Quindi, se criticare è comprensibile e fa parte di chi ci mette tanta passione e partecipazione, non oltrepassare certi limiti e non dare il via a polemiche distruttive e terreno fin troppo fertile per chi spera costantemente di vederci sconfitti, non è certo di nostro interesse. Perdere è brutto e fa male. Lo scrive chi si incupisce e non nasconde amarezza, ma Noi siamo anche "la voce della strada". I primi difensori da attacchi e critiche finalizzati solo a  destabilizzare l'ambiente rossonero, nella speranza di smontare entusiasmo e certezze. Ecco perchè "il fuoco amico" non deve mai essere rivolto contro noi stessi, ma in ben altra direzione. Dopo Firenze si sono sentite e lette una serie di assurdità che sfiorano il ridicolo. L'allenatore è passato dal rinnovo di contratto al licenziamento, i preparatori atletici, crocefissi e i giocatori, allontanati da Milanello. Siamo seri e specialmente compatti. Capisco che siamo milioni, che gli anni senza vittorie sono troppi ed anche che le certezze non sono poi così tante, ma è anche dal nostro entusiasmo e dalla nostra fiducia, che transita il ritorno ai vertici.

Evitiamo quindi ogni Harakiri, abbiamo perso una partita, dopo 17... può succedere, senza fare drammi, contenti di questo percorso, fatto di sudore, impegno e fiducia, anche la nostra.
Se guardiamo il bicchiere mezzo pieno è meglio fare quattro sbagli in una partita, che uno, per quattro.
Gustiamoci il primo posto, sosteniamo la Nostra Squadra perchè il meglio deve ancora venire e detto da Noi che siamo Milanisti è un gran bel dire.