E’ arrivata la fumata bianca, neppure inaspettata. Per chi segue il calcio con attenzione Pioli è sempre stato appunto tra i “papabili” oggettivamente anche più di Spalletti. Pochi infatti pensavano che Spalletti desse un “si” in corsa su un progetto fragile.

Ritengo dunque il #pioliout un errore, seppur capisco la delusione per chi vorrebbe un altro Milan, perché oggi il Milan è questo ed è quel Milan che gli addetti al lavoro plaudivano perché non si faceva ricattare da altre società per calciatori oggettivamente ipervalutati dal punto di vista economico. 

Un Milan che inoltre si trova sul groppone contratti che rendevano quasi impossibile cedere giocatori che oggettivamente non fanno la differenza e dunque possono essere appetiti da club di fascia media.
Biglia ad esempio ha un lordo annuo di quasi 6,5 milioni, Calhanoglu e Borini di oltre 4,6 milioni. Laxalt superava i 3 milioni e Castillejo sta poco sotto. Così alla fine l’unica cessione è stata anche quella più dolorosa: Cutrone. Che ha dato sì plusvalenza, ma il suo stipendio era inferiore ai due milioni lordi, uno dei più bassi della rosa. 

Queste mancate cessioni non hanno portato liquidità per nuovi acquisti, anche se il monte stipendi si è ridotto di circa il 20% grazie alle non conferme di Higuain, Bakayoko, Montolivo, Abate, Bertolacci, Strinici e Zapata. Ma il tesoretto maturato non permette di acquistare player di primo livello se non vi sono iniezioni di altre risorse, ricordando anche che il Milan è “sotto controllo” UEFA per le passate allegre gestioni. 

Ora serviva un allenatore con idee chiare sui giocatori a disposizione e in grado di farli rendere al meglio, perché le 7 giornate dette anche 7 piaghe d’Egitto hanno fatto svalutare di molto il valore dei cartellini della squadra. 

Ecco perché Pioli può sorprenderci partendo da un dato certo: la rosa attuale è sicuramente più adatta al modulo di Pioli, che pratica un 4-3-3 che la squadra conosce a memoria, rispetto al 4-3-1-2 di Gianpaolo, ma anche al 4-2-3-1 di Spalletti. Pioli poi non è un talebano, come si autodefiniva Gianpaolo, e riesce ad adattare il modulo sulla base delle necessità del momento.

L’altro elemento che mi fa sperare in un miglioramento del rendimento, miglioramento e non salto triplo carpiato, è che ora i giocatori non hanno più alibi e la società sarà meno comprensiva. Inoltre Pioli non ha problemi nel “accettare” le qualità individuali e calciatori come Paquetà saranno da un lato più liberi di esprimere le proprie caratteristiche, nel contempo però anche maggiormente responsabilizzati nel essere parte di una squadra.
Altro elemento interessante in Pioli è che riesce a coltivare i “nuovi” senza perdere i “vecchi”. 

Detto questo naturalmente le mie aspettative sono quelle di un tifoso che sa che la sua squadra ad oggi ha come obiettivo massimo l’Europa League, sempre che il mercato di gennaio non veda investimenti.

Anzi, l’agire o meno il mercato di gennaio ci farà capire se Pioli è un allenatore “con futuro” o un semplice “traghettatore”. Non è infatti un contratto biennale che oggi determina nel mondo del calcio il domani, in particolare se non sei un “super allenatore”, ma un “Normal one”. 

Dunque ben arrivato e buon lavoro Mister!