Il gol della vittoria dell'Inter, realizzato da Lautaro, al minuto 74', non consegna solo il meritato pass per la finale di Istanbul, alla squadra allenata da Mister Simone Inzaghi, ma fotografa perfettamente la differenza fra due squadre strutturate in modo diverso.

Lukaku, campionissimo relegato al ruolo di riserva, difende palla, nell'area milanista, circondato da tre difensori rossoneri e mostrando tutta la sua potenza fisica, passa la palla a Lautaro, lasciato libero da quel Kalulu che lo scorso anno, nella cavalcata trionfale verso lo scudetto, si era dimostrato insuperabile, per trafiggere Maignan, il portiere più forte del campionato, non con un tiro imparabile, magari in diagonale o sotto la traversa, ma infilandolo sul primo palo, lì dove il pallone non avrebbe dovuto passare. In quel preciso momento i residui sogni Milanisti in una "remuntada", da consegnare alla storia, sono definitivamente svaniti. Purtroppo dopo aver eliminato il Tottenham e il favoritissimo Napoli, privo del suo attaccante migliore, Osihmen, il malocchio napoletano si è avventato sulla squadra allenata da Mister Pioli, arrivando alla doppia sfida cittadina, nella peggiore delle condizioni. Senza Bennacer e Leao e con Giroud, non nelle migliori condizioni fisiche. La sfida con l'Inter è durata solo dieci minuti, sufficienti per segnare due gol ed abbattersi sul Milan come un'onda del mare su un castello di sabbia costruito sull'arenile.

Ha vinto la squadra più forte, inutile ogni processo o cercare giustificazioni. Serviva la partita perfetta, gettare il cuore oltre l'ostacolo, sfruttare ogni minima occasione, ma una cosa è dirlo, ben altro è realizzarlo.
Se Diaz segna gol solo calciando da dentro l'area del portiere, un motivo ci sarà.
Se il Milan non è riuscito a segnare contro Cremonese e La Spezia, perchè stupirsi se non riesce a superare Onana e ciò accade per la quarta volta consecutiva? Serviva affidarsi a qualche giocatore che sapesse trainare i compagni, che inventasse una giocata in grado di invertire ciò che sembrava già delineato. Ma il Milan non ha quel tipo di giocatori e quando Paolo Maldini si è presentato davanti alle televisioni, mettendo la faccia su questa sconfitta, non ha rinunciato a dire la pura e semplice verità: "Il Milan non è attrezzato per il doppio impegno e la proprietà ne è consapevole". Ha anche spiegato la scelta di CDK, preferito a Dybala e quella di Origi, senza cercare scuse, orgoglioso del percorso fatto in Champions, ma consapevole di tutte le difficoltà da affrontare.

Pioli ha scelto di giocare il calcio che preferisce, con marcature alte e circolazione della palla. Purtroppo è sempre una questione di qualità e se solo Leao riesce a dribblare l'avversario e puntare la porta, c'è poco da fare.
Se pensiamo che cambiando modulo o qualche interprete il risultato sarebbe cambiato, mentiamo a noi stessi.
Pioli ha delle colpe? SI', ma vanno inserite in un contesto generale, più ampio e dettagliato che affronterò nei prossimi giorni. Se i tuoi attaccanti, Giroud, Leao, Origi, Rebic e Ibra non sono in grado di sbloccare neppure le partite più semplici, se i centrocampisti segnano raramente, così come i difensori. Se non si riesce a trasformare in gol, nessuna palla inattiva e infine se non prova nemmeno un tiro in porta da fuori area, allora per bene che possa andare, le partite si pareggiano.

Il Milan di Pioli aveva preso forma nel periodo del Covid, trascinato da Ibra, è cresciuto costantemente, fino a vincere uno scudetto apparentemente impossibile. La pausa del Mondiale ha "rotto il giocattolo", io scrissi che la squadra aveva "grippato".
Troppo ampia la rosa, troppa confusione tecnica e tattica, con giocatori scontenti a scaricare il proprio malumore sulla squadre e l'allenatore incapace di gestire la situazione.
Troppi 30 giocatori, ma specialmente troppi gli inutilizzati e fuori da ogni progetto e rotazione, se poi consideriamo gli infortuni di Ibra, Florenzi e Kjaer e gli addii di Chala, Kessie e Romagnoli, ecco che l'ossatura di quel progetto è praticamente svanita.

Ancora tre partite di campionato e poi bisognerà affidarsi al mercato, imparare anche dagli sbagli e dare inizio ad un progetto nuovo, con o senza Pioli, spetterà a Maldini deciderlo.