In tutto ciò il giocattolo già mezzo scassato ora rischia il KO definitivo. Tra debiti incredibili, stipendi indecenti, e soprattutto entusiasmo in calo. Dopo quanto accaduto parlare dei risultati sportivi, del calcio giocato, non ha molto senso. Non si può pensare di ritornare alla normalità come se niente fosse. Vincerà lo scudetto l'Inter, forse, si giocheranno la partecipazione in Champions società che volevano farsi la loro Champions e non si sa con quale faccia e credibilità più ci potranno partecipare a queste competizioni europee. I giocatori di queste società pagheranno le conseguenze di tutto ciò, nonostante scuse, o situazione di estraneità, perchè i tifosi delle squadre avversarie escluse dalla SuperLeague non perdoneranno mai quanto accaduto, e forse neanche molti tifosi delle stesse squadre coinvolte. Vincerà il campionato chi lo vincerà, retrocederà chi retrocederà, ma tutto ciò oramai interessa poco o niente, la ferita è ancora aperta, cicatrizzerà, ma lascerà il segno. Forse l'unico modo per salvare il salvabile è veramente mettere da parte vendette, e guerre, per riformare il calcio.
Ma non sembra esserci alcuna intenzione al momento di voler cambiare lo stato delle cose, di fermare gli stipendi indecenti, di distribuire le risorse a favore delle più piccole, mettendo dei tetti stipendiali e di spesa, anzi, lo stato delle cose è quello che ha mostrato i muscoli, per difendere se stesso e affermarsi come monopolista nella società dove il problema numero uno si chiama capitalismo selvaggio, quel capitalismo di cui tutti gli attori in campo ne fanno parte e si sono fronteggiati in uno scontro alla Warzone o Fortnite, dove la mappa con i suoi aggiornamenti alla fine manterrà sempre la stessa struttura, ma cambierà solo il disegno con cui appare, un restyling che non muterà i suoi pilastri fondamentali che hanno consentito al calcio di oggi di diventare quel mostro di cui la SuperLeague è stata figlia.
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