Ti siedi davanti al televisore per vedere una partita dei mondiali e, se c'è Stramaccioni, sai che stai per ascoltare il verbo di un filosofo del calcio, mentre se c'è Adani, ti sembra di asssitere al match con gli amici e il frigo stipato di birra ghiacciata. Diciamolo, quando Adani polemizza con chi lo accusa di esaltarsi troppo, non riesci a non solidarizzare con lui. Esagera, ma alla fin fine l'eccesso di esaltazione per una giocata di calcio, è ecologico. Non inquina, insomma. Del resto, è bello sentire che Adani scomoda i cammelli del deserto sul gol di Julian Alvarez che ha chiuso la partita. E' un'immagine poetica, anche se un po naif. Bravo, Adani!

L'Argentina ricorda un po' l'Italia del Mundial di Spagna del 1982. Ha iniziato in sordina, ma poi è esplosa. L'Italia, in realtà, fece il salto di qualità subito dopo il girone a 4, battendo proprio l'Argentina e il Brasile, mentre questa albiceleste è esplosa direttamente in semifinale, ma lo ha fatto con tutti i sacri crismi Eh sì, se vinci una semifinale 3-0, non puoi non essere esploso. Una tripletta, con un rigore ineccepibile e condita per di più da un clean-sheet, è davvero quanto ti chiede l'essenza del calcio che si condensa in quelle due zone del campo delimitate dai pali; le porte. Il pallone non deve entrare nella tua porta, ma tu devi infilare quella avversaria. Il resto sono affari vari e perdite di tempo.
E poi, quando sei in semifinale, incontri un avversario che si è qualificato per il mondiale, ha superato il girone a 4 e, infine, ha regolato avversari di forza crescente in due confronti dentro/fuori. E' sempre difficile.
Non solo, se avete seguito la partita con attenzione, l'Argentina ha esaltato il calcio creandosi non più di 5 occasioni da rete e realizzandone ben 3, più della metà, una media di tutto rispetto, considerando anche la pressione psicologica dell'eliminazione diretta. A parità di reti segnate, tanto più è stato alto il numero delle palle-gol, tanto meno buona è stata la tua prestazione e tanto più alto è stato il rischio di pagare dazio ed essere beffato.

A differenza dell'ignobile gazzarra di Argentina-Olanda, Argentina-Croazia è stato un match corretto. E' vero che il fischietto era Orsato, un arbitro spesso discusso e discutibile per l'applicazione di un proprio regolamento, ma comunque molto autorevole e sicuro di sé, al punto da farsi rispettare dai giocatori. E' anche vero, tuttavia, che la Croazia ci ha messo del suo, mostrandosi una compagine di gente, nel complesso, a modino. Lo avevamo già notato contro il Brasile. In effetti, non sta scritto da nessuna parte che per vincere occorre comportarsi da scalzacani.
L'incontro vedeva, da una parte, i gauchos delle pampas e, dall'altra, i panduri
. I gauchos erano mandriani, mentre i panduri erano un corpo di cavalleggeri arruolato da Von Trenk, un avventuriero austriaco che vendeva i servigi suoi e dei propri soldati come un autentico mercenario. E come tutti i mercenari, questi sciabolatori a cavallo erano capaci di scannare chiunque per il bottino, anche interi villaggi. In realtà, questa sera, i croati non sono apparsi terribili come i loro antenati, forse anche perché sono stati immobilizzati dai lanci di bolas dei gauchos, né più né meno di vitelli recalcitranti. Il match si presentava come equilibrato, ma lo è stato solo per mezz'ora e, ad avviso di chi scrive, solo perché l'Argentina si stava limitando a studiare gli avversari.
Dalic, a mio avviso, non ha letto bene il match, anzi non ci ha capito nulla. Ha schierato Brozovic molto arretrato, come quinto difensore, anzi come centrale aggiunto fra Lovren e Gvardiol. Da lì doveva salire, prima come vertice basso del centrocampo e poi a completare la linea con Modric sulla mezza destra e Kovacic sulla mezza sinistra. Alla fine, avrebbe dovuto anche fare l'incursore in area e, forse, camminare sulle acque e tramutare l'acqua in vino, quien sabe?

Ora, nella prima mezz'ora, quando l'Argentina si è limitata a studiare l'avversario, il bravissimo Brozovic è riuscito a portare a termine la missione con dignità. I problemi sono sorti quando i sudamericani hanno notato che, nei momenti in cui il croato era ancora avanti, Gvardiol e Lovren restavano larghi. Ecco, fate conto di essere abituati ad avere dietro di voi una sedia, ma che ve la tolgano senza che ve ne accorgiate. Finirete per sedervi senza accorgervi che state per finire col sedere per terra e, puntualmente, ci finirete. Nel caso specifico, Gvardiol e Lovren si comportavano come se ci fosse Brozovic anche quando questi non c'era e, con puntialità, sono finiti con le chiappe al suolo. 
L'Argentina se ne è fregata di giocare la palla, ma con un sano lancio smarcante ha beccato Julian Alvarez. I difensori croati non sono avanzati tutti insieme, come si converrebbe a una difesa in linea organizzata. Lovren è rimasto dietro mentre Gvardiol è andato avanti. Alvarez se ne è andato in porta costringendo il pur bravo Livakovic a un rigore condito da un cartellino... arancione. Orsato è stato saggio a stingerlo in giallo, ma Lovren era dall'altro lato del portiere e, se Alvarez fosse passato, sarebbe stato difficile dire che non era una chiara occasione da gol. Messi ha trasformato per raggiungere Mbappé in testa alla classifica cannonieri. Ci vuole classe anche per segnare su rigore, una prova di abilità e freddezza. Essere un buon rigorista è segno di completezza.
Si è avuta subito la sensazione che la partita fosse compromessa per gli slavi e, infatti, l'Argentina ha raddoppiato con uno stranissimo gol di Julian Alvarez.
La palla è ritornata lunga verso la porta croata ed è sembrato davvero che il terreno fosse diventato in discesa per l'albiceleste, ma in salita per la Croazia. Gvardiol e Lovren, sovrapposti e non in linea, hanno ciccato in sequenza i palloni su cui erano in vantaggio, come se una forza invisibile li tirasse giù. L'esterno Sosa era ultimo baluardo di una difesa dilatata in verticale come un elastico, a sottolineare lo stato di confusione dei panduri.
Il problema è che Dalic ha chiesto ai suoi cose che non si possono chiedere a dei giocatori che affrontano una squadra come l'Argentina. Brozovic non poteva essere ovunque e tale impossibilità ha dilatato e sbrindellato la squadra nel momento in cui il centrocampista è stato scavalcato dalla capacità dei gauchos di rovesciare il gioco. Gli argentini hanno preso i rivali in controtempo facendo viaggiare la palla verso chi, come Alvarez, pedalava e... pedalava maledettamente bene. Il povero Brozovic, che resta un eccellente centrocampista, è apparso il più sconfortato di tutti ed è stato sostituito nella ripresa, senza che cambiasse molto, peraltro. La sua posizione e il ruolo assegnatogli avevano scompattato lo schieramento croato, ma Dalic era in confusione totale e non sapeva come ricompattarlo.  

Il secondo tempo ci mostrava qualche mischia in area argentina e il gol di Alvarez che chiudeva i conti. Messi aveva aggirato l'intera difesa avversaria, portandosela dietro fino alla linea di fondo, da cui aveva servito l'assist per il centravanti.
La pulce ha fatto un grande match, ma anche Modric non è stato da meno
, sempre puntuale e in anticipo rispetto agli avversari. Purtroppo ha predicato in un contesto privo di densità e compattezza. Lo si è visto intercettare la ribattuta di una sua conclusione e servire di prima il compagno a destra, proprio come Rivera nella finale di Coppa Campioni a Wembley. Entrambi hanno vinto un pallone d'oro, ma ne avrebbero meritato altri, e sono stati vice-campioni del mondo. Entrambi sono stati sempre corretti in campo e fuori.

A fine partita, Stramaccioni parlava del Marocco e delle sue marcature sul passaggio ovvero disinteressandosi degli avversari, ma puntando all'occupazione degli spazi. La nazionale di Zagabria ha lasciato gli spazi a disposizione degli avversari senza neanche marcare gli uomini, per giunta.
Ora, la finale più intrigante sarebbe Francia-Argentina, che avrebbe un fascino pugilistico, presentandosi come una sorta di challange round fra i campioni in carica e gli sfidanti.
Oddio, la semifinale fra Argentina e Croazia si prensentava una partita da 50/50, ma poi non ha avuto tanta storia. A questo punto, quella tra Francia e Marocco, che sembra più scontata, potrebbe essere più combattuta del previsto. Però credo che i transalpini abbiano più di una soluzione e possono mettere sul piatto i 9 gol complessivi di Mbappé e Giroud. Non è poco, anche dal punto di vista psicologico per gli avversari. Poi vedremo chi sarà ancora in piedi quando il fumo della battaglia si diraderà.

In ogni caso, salutiamo la Croazia con un applauso, soprattutto noi Italiani che siamo loro stretti vicini. Gli Azzurri si sono fermati molto prima
e poco conta che la partita con la Macedonia sia di quelle che accadono ogni 100 anni. Anzi. non è neppure vero che accade... ogni 100 anni.
La copertina è dedicata sia a Messi che a Modric, due grandi campioni che questa sera hanno onorato il football.