Dopo Milan-Chelsea 0-2, concentrai le critiche su Pioli. Trovavo e trovo che, quando sei soltanto all'inizio della partita e con il punteggio ancora in bilico, qualunque cosa sia accaduta, devi prima pensare al risultato e dopo, eventualmente, te la prendi  col direttore di gara. Pioli ci mise un quarto d'ora per risistemare la squadra, nonostante fosse stato espulso Tomori, cardine della difesa, e lo fece dopo il raddoppio dei londinesi, quando ormai tutto era inutile. Quel match, tuttavia, rimarrà impresso nei miei ricordi anche per la timidezza e i distinguo, se non per la freddezza, con cui il tecnico e i giocatori del Chelsea commentarono le decisioni del signor Siebert, arbitro della gara. Di solito, almeno per ragioni di facciata, si parla in un'altra maniera, anche se poi, in separata sete, ci si racconta una storia diversa.
Le decisioni di Siebert, insomma, non diventavano certo corrette solo perché Pioli aveva sbagliato a sua volta.
Ecco, il tempo è stato galantuomo, perché il signor Siebert, premiato per le decisioni di San Siro con la partecipazione ai Mondiali, è stato oggetto di una fiera contestazione da parte dell'Uruguay. I giocatori sudamericani lo hanno inseguito e non certo per complimentarsi dell'arbitraggio nel match col Ghana né per dargli qualche amichevole pacca sulla spalla. Hanno vinto sì, ma non con il numero di gol sufficiente per passare il turno. E' stata una partita nella quale il signor Siebert ha negato agli uruguagi il rigore della chance decisiva, quella per segnare il gol mancante.
A pensar male si fa peccato, si dice, ma di solito ci si prende. E se commetti errori per i quali i danneggiati ti affrontano a brutto muso, ma poi vieni regolamente premiato nella carriera, viene il sospetto che i tuoi errori, in fondo, non creino tanto allarme come quelli di altri. Ribadisco che Pioli in Milan-Chelsea fece un colpevole passo falso nel risistemare la squadra con un bel quarto d'ora di ritardo e non prima dello 0-2. Le decisioni di Siebert, però, non furono all'altezza e furono discutibili a senso unico. Trovo sia giusto, allora, far notare che il secondo posto nel girone di Champions è stato un ottimo risultato per i rossoneri, considerando l'incrocio con questo arbitro discusso, laddove l'Inter ha incrociato il benevolo (per usare un eufemismo) signor Vincic di Inter-Barcellona. Vincic fu molto contestato, non senza fondamento, dal Barcellona e, guarda caso, si ritrova ai mondiali, quindi nel club giusto.

Dal punto di vista umano, capisco i giocatori uruguagi. Il compianto Tarcisio Burgnich chiuse la carriera nel Napoli in una semifinale di coppa, se ricordo bene, contro l'Anderlecht, nel quale l'arbitro sbagliò parecchio e in maniera decisiva a favore degli avversari. Raccontava Burgnich che, al fischio finale, si era fatto strada fra i presenti per raggiungere il direttore di gara, ma che questi lo aveva visto e si era defilato a sua volta in tutta fretta. Burgnich, a distanza di tempo, si riteneva fortunato per non aver raggiunto quel signore, in quanto non avrebbe saputo dire come si sarebbe comportato, nella rabbia del momento, qualora ci si fosse trovato faccia a faccia. In teoria bisognerebbe accettare serenamente le decisioni arbitrali... in teoria, ma la vita non è teoria. O no?

L'Olanda ha sbrigato la pratica del suo ottavo contro i volenterosi statunitensi. Nel calcio, quando la squadra meno forte affronta quella più forte giocando alta e senza paura, nel 99% dei casi vince la più forte. In Olanda-USA è accaduto lo stesso, con gli USA che hanno fatto l'ammuina di rito della squadra giovane, che gioca a viso aperto e con spirito garibaldino, nonché affari vari, perdite di tempo e patatì patatà. A fine partita, il commento RAI ha trattato l'Olanda da squdra cinica, espressione che di solito si usa per dire che chi ha vinto ha trovato il successo per terra. La verità è che erano stati gli USA a trovare la qualificazione per terra, in quanto avrei voluto vederli contro la nazionale iraniana, motivata e convinta, vista contro il Galles. L'Olanda, scorbutica come lo sono per tradizione i fiamminghi, ha vinto un turno di eliminazione diretta con due gol di scarto. Il resto è fuffa. Forse uscirà nel prossimo turno contro la forte Argentina, ma non sarebbe un disonore uscire contro avversari della levatura di Messi e compagnia cantante.
Devo confessare che, fra il 48° e il 52° del match, non ne ho potuto più di sentire l'ennesimo ago che mi centrava i nervi. Due Pulisik consecutivi mi hanno mandato in tilt il sistema nervoso, però mi sono consolato pensando che, sul doppio vantaggio per l'Olanda, mi restavano meno di tre quarti d'ora di tortura.
Al di là dell'ammuina giovanile degli statunitensi, l'Olanda controllava con i centrocampisti che seguivano gli avversari quasi a uomo fino al cerchio del centrocampo, ma se indietreggiavano, restavano il più possibile alti in linea per proteggere i 3 centrali di difesa che restavano arretrati. A metà secondo tempo, tuttavia, il tecnico yankee Peralta gettava nella mischia Wright e Aaronson. Il primo, soprattuto, si dimostrava imprevedibile, in quanto era capace di penetrare nella difesa olandese percorrendo diverse direttrici. Lo faceva in verticale sulla destra poco prima della mezz'ora, quando aggirava il portiere e la metteva quasi dentro da posizione molto defilata. Una maglia arancione, poco provvindenziale per lui, la metteva in angolo. Non passava molto che lo stesso Haji Wright tagliava l'area olandese per linee orizzontali, girando in rete di esterno destro un cross rasoterra di Aaronson, più fresco e ficcante di Weah. Il pallonetto si infilava beffardo fra i pali, ma era una deviazione casuale? Secondo me no, perché la torsione del piede era compatibile con l'intenzionalità e anche perché, come si vedeva dal replay, Wright nel cadere torceva la testa proprio per seguire la palla nell'angolo in cui si insaccava. Il sottoscritto andava nel panico, perché gli USA eano tornati in partita e c'era il rischio di un quarto di finale a forza di Pulisik... Pulisik... Pulisik.
L'Olanda, in effetti, mostrava per alcuni minuti di essere in difficoltà e di non sapere come reagire ai movimenti di Wright.
Il centrocampo arancione retrocedeva più spesso, tanto per trasformare la linea di difesa a 3 in una a 4 o 5 uomini, ma anche per chiudere gli spazi in area con 8-9 elementi. Ma visto che gli USA si facevano sempre più alti, era puntualmente la squadra più forte, l'Olanda che, alla fine, li puniva con Dumfries, il migliore in campo, autore di un partitone a base di assist e gol. Gran giocatore! Poi, con la partita agli sgoccioli, c'era un altro tentativo di inserimento in verticale di Wright, questa volta da sinistra, a dimostrare la sua imprevedibilità negli inserimenti. Sommers, in nome e per conto dell'Olanda, provava a innescare dei contropiedi che, tuttavia, non producevano reti. Per la telecronaca RAI, la prestazione di De Jong era stata positiva perché aveva svolto un lavoro oscuro e diligente, cosa che faceva venire in mente Ettore Petrolini, quando diceva che se la gente si abitua a dire che sei bravo, anche se non fai niente... sei bravo lo stesso. Se lo tenga il Barcellona, perché per fare il compitino basta un Krunic qualsiasi.
Dopo aver subito l'estremo, sanguinoso, Pulisik nei commenti post-partita, ho pensato: "Per 4 anni non potrete più fare del male al mio sistema nervoso con i vostri Pulisik, tiè tiè tiè... e, per buona misura, ancora tiè!". Ho sopportato per 4 partite, anche troppo.

Tornando su Haji Wright, faccio notare che, non avendo compiuto i 25 anni, entra ora solo nella maturità, e che probabilmente costa ancora poco. Forse, varrebbe il rischio di un investimento. Mantiene sempre la postura, si propone senza palla molto bene e lo fa in maniera imprevedibile. Dà del tu alla palla, cosa da non trascurare. Pensateci.
Come anticipato, l'Olanda incontrerà nei quarti l'Argentina che, dopo lo scivolone contro i sauditi, ha vinto 3 incontri consecutivi, compreso quello dei quarti contro in non eccelsi, ma scorbutici, Australiani.
Argentina e Olanda sono diverse tatticamente, ma hanno una cosa in comune: non fanno ammuina, ma giocano al calcio, coniugando solido senso tattico e talento individuale (Messi e Dumfries su tutti). 
Perché il calcio non è che una sintesi di reti fatte e di gol evitati.