Il Mondiale in corso era diventato il Club dei Suicidi, poi alcuni dei casi incriminati sono stati derubricati a semplici tentativi di suicidio, in quanto il folle gesto non è stato portato alle estreme conseguenze, mentre in altri casi il fattaccio è stato effettivamente portato a compimento.

Mendy del Senegal aveva affossato i suoi contro l'Olanda, cadendo vittima della sindrome di Terraciano, quella che spinge un portiere a essere irreprensibile per quasi tutto il match, salvo poi perdere la testa nel finale e aprire al nemico i battenti delle 7 Porte di Tebe. Mendy, pertanto, aveva lanciato suo malgrado l'Olanda verso la vittoria d'esordio. Il suicidio del Senegal si è, però, arrestato al livello del semplice tentativo, anche perché il livello del girone era quello che era. Il Qatar ha dimostrato la sua pochezza con 7 gol subiti e solo 1 realizzato. L'Ecuador era la più scarsa delle sudamericane approdate al mondiale. E purtroppo, perfino l'Ecuador si è rivelato fuori della portata del Qatar, che è diventato il fanalino di coda, mogio mogio e con le orecchie basse.

La seconda ad aver tentato il suicidio era stata l'Argentina contro i volenterosi giovanotti dell'Arabia Saudita. Il pentimento dei tangueros è stato repentino. Come  prevedibile e previsto, alla fine, la qualità complessiva di Messi & co. è stata più forte degli istinti suicidi e l'Argentina è arrivata al traguardo degli ottavi da prima in classifica. E gli argentini devono ringraziare il portiere Szczesny che, nel confronto con la Polonia, ha parato un calcio di rigore di Messi così ingiusto che più ingiusto non si poteva. Se quel penalty fosse stato trasformato, sarebbe calata un'ombra pesante sul passaggio del turno dei sudamericani, al di là della buona qualità complessiva della loro prestazione contro i Polacchi. E' stata una lezione di vita: non sempre chi ti para un rigore ti sta dando una fregatura. Szczesny ha salvato la legittimità del successo avversario. La Polonia è passata con gli argentini, anche perché, se l'Ecuador era scarso, non è che il Messico fosse il Brasile del 1958, eh!

La Germania non è stata eliminata in serata per effetto della vittoria nipponica contro la Spagna. E' stata eliminata nel pomeriggio, quando la Croazia è finita seconda nel proprio girone, per cui alla nazionale iberica non conveniva arrivare prima e affrontare i temibili ex-jugoslavi, ma arrivare seconda e vedersela con il Marocco. La vittoria dei tedeschi contro la Costarica è servita solo a salvare la faccia dei teutonici, cosa da non sottovalutare, ma non a evitare che il suicidio commesso contro il Giappone producesse conseguenze.

La vera macchia su questi mondiali resterà, tuttavia, il doloroso suicidio sportivo consumato dall'Iran contro gli USA. Il surrealismo era quel movimento artistico della prima parte del '900 che aveva come punto forte la dissociazione dell'oggetto del contesto. E non ci poteva essere dissociazione dal contesto più netta dell'intera formazione dell'Iran, mentre cantava l'inno nazionale del proprio paese a testa bassa, occhi spenti e il lutto stampato sul volto. Erano costretti a fare qualcosa contro la propria coscienza, solo perché avevano congiunti, parenti e amici in patria esposti a qualunque rappresaglia. Solo gli sguardi ottusi non hanno colto lo stato d'animo degli iraniani che non volevano perdere, ma ai quali disgustava l'idea che una vittoria sugli USA sarebbe stata sfruttata politicamente dal regime del loro paese. Hanno subito il primo gol e hanno sperato pazienti nel raddoppio avversario, quasi fosse un colpo di grazia. Come si è intravisto in qualche momento, i giocatori USA hanno intuito l'anomalia dalle situazione, ma non si sono fidati. Invece di affondare hanno continuato a giocare cauti come se fosse una partita normale, anche se non lo era. Gli Americani non si aspettavano un Iran così spento, almeno a quanto si era visto nel match fra gli asiatici e il Galles. La partita è finita con una vittoria yankee di corto muso. La partita fra Iran e USA resterà per sempre nella mia mente come un suicidio di protesta non molto diverso da quello dei bonzi che si davano fuoco negli anni '60. Nessuno dovrebbe togliere a un atleta il piacere di competere con gioia.

Per inciso, qualcuno si ricordi di questa carnevalata macabra quando criticherà un giocatore della nazionale azzurra se non canta l'inno. Piaccia o no, certe cose non si possono imporre, a meno di non voler diventare un paese come l'Iran.

A proposito di USA, continuo a pensare a Pulisic trasformato in Pulisik, come Diabolik o Satanik, a dispetto di ogni logica linguistica. Immagino che, nel corso di un premio giornalistico, assegnino un premio a Gianni Cerqueti, tanto per fare un esempio, ma nell'annunciarlo il nome venga trasformato in Gianni Querceti. Farebbe piacere all'interessato? Non credo, anche se si tratta solo di un nome e tutti in sala saprebbero che il premiato è Gianni Cerqueti.

La Francia era già qualificata e si è potuta permettere il lusso di fare turn-over, transitando agli ottavi per la differenza reti favorevole. Non ce l'ha fatta il Belgio, squadra molto forte che ha pagato il partitone del Marocco nel confronto diretto. La partita contro la Croazia è stato il classico match in cui a tratti prevale Tizio e a tratti si riprende Caio. Il problema del Belgio contro gli ex-jugoslavi può essere definito come paradosso di Lukaku. Schierato come titolare, ha dimostrato di essere un giocatore che, per esuberanza fisica, riesce a crearsi tante occasioni da gol, in quanto è quasi inarrestabile nella penetrazione. Pochi se ne procurano quanto lui, che è un fenomeno in tal senso. Il rovescio della medaglia è che il belga originario del Congo dà del Lei, anzi del Vostra Eccellenza mi sta in cagnesco, al pallone, tanto di testa che di piedi. Oggi si è procurato 4 palle gol nettissime e le ha sbagliate tutte in maniera clamorosa, perché i fondamentali e i riflessi non si improvvisano. Così come non è casuale il numero delle occasioni create, non è casuale neanche quello delle occasioni sciupate. Puoi far tremare il palo quanto ti pare, ma nel calcio le vibrazioni del palo non sono rilevanti.

E poi c'è la Vecchia Signora, la Juventus, che non ha nulla a che vedere coi mondiali, ma il cui CDA si è dimesso in questi giorni. C'è in ballo una brutta storia di falsi contabili e in bilancio. Il web non juventino si è scatenato e il mondo social anti-bianconero si è trasformato nella strada principale di una cittadina del Far West, con i facinorosi in tumulto di fronte all'ufficio dello sceriffo che chiedono la consegna di un prigioniero per il solito linciaggio. Ebbene, non mi accoderò a questi signori e non per riguardo verso la Juventus, per la quale nutro una notevole antipatia sportiva e i cui tifosi, a parti invertite, non sarebbero teneri con la mia squadra. Non mi accoderò, perché immagino di essere nel gruppo dei facinorosi accanto al caporione, quello che brandisce una corda insaponata e urla: "Siamo un numero sufficiente per formare la giuria, sceriffo, quindi dateci quella carogna così la facciamo finita!". Mi guarderei intorno e penserei: "Questi sono gli stessi che chiederebbero la mia impiccagione". Anzi, ne conosco bene di gente che sta aspettando solo il momento opportuno per sbranare la mia squadra e, conseguentemente, anche la carcassa del sottoscritto.

No no no, non mi lascio fregare da quella gente e me ne tengo lontano.