Perdere non è mai piaciuto a nessuno, certo la sconfitta è sempre dietro l'angolo pronta a farti mettere in discussione tutto quello che hai costruito in una stagione intera, non importano più i gol fatti ne tantomeno il percorso calcistico ed extra-calcistico che ti ha portato ad un passo verso la gloria, quello che ti passa per la testa in quei momenti e il rimpianto per essere arrivato fino alla fine ma non avere tagliato il traguardo.

 

Fino a due anni fa il ruolo di eterno secondo apparteneva ad un ragazzo di circa 26 anni conosciuto come Antoine  
Griezmann.  Antoine in un solo anno perse due finali, e non due finali qualsiasi, entrambe lo avrebbero consacrato campione d'europa, la prima( Champions league) il suo club, la seconda( l'europeo) con la sua nazionale.
Griezmann vincendo le due finali disputate con il premio di miglior giocatore dell'europeo avrebbe certamente ampliato la sua bacheca personale con il pallone d'oro, interrompendo(finalmente) l'egemonia tra Messi e Cr7.
 
 
 
L'anno succesivo bussò alla porta del calciatore il Barcellona, consapevole della volontà del giocatore di vincere più trofei fece leva su questo aspetto per assicurarsi un campione unico per le sue caratteristiche, tuttavia tra le infinite caratteristiche di Antoine vi era qualcosa poco comune tra i calciatori di oggi, L'attacamento alla maglia e il rispetto verso coloro che ti hanno fatto arriavare dove prima non avretsi lontanamente immaginato anche attraverso qualche delusione calcistica.
 
Il destino infatti premierà questa sua scelta di "quedarse" ( rimanere), durante quest'anno solare Griezmann sollevò al cielo per ben tre volte tre coppe diverse, Mondiale, Europa League e Supercoppa europea.
Tutto questo ricorda molto il finale di una favola, una maledizione spezzata( quella dell'eterno secondo) , un tesoro, anzi tre trovati, e un pallone d'oro da baciare.