Grazie Napoli e grazie Milan.
Avete ridato lustro al calcio italiano. Avete riportato indietro il calendario, restituendoci momenti di dominio continentale. Avete ridestato l’Italia calcistica e cinto il suo capo d’un elmo finalmente dorato, per battaglie di prestigio.
C'è chi ha passato il turno, c'è chi è stato eliminato. E c'è l'Italia del pallone, che ha vinto comunque. 
Un quarto di finale di Champions League tutto italiano, due partite “europee”. Adesso si dice così, è una definizione che sa un po’ di radical chic, odora d’esterofilia, ma onestamente rende bene il concetto. Essere "europei" vuol dire giocarsela, con intensità e vocazione offensiva, ma anche, aggiungerei io, con lo spessore calcistico di chi conosce l’alchimia dell’equilibrio perfetto. 
E voi, Napoli e Milan, quell’equilibrio, lo avete raggiunto, regalandoci due partite davvero speciali e soprattutto regalando all’Italia almeno una semifinalista in Champions League. 
E, sapete, non è cosa da poco. Questi son tempi bui per il calcio italico. Son tempi in cui non andiamo ai mondiali, in cui non alziamo la coppa - regina da tredici anni, in cui mastichiamo amaro “a riveder le stelle” giocare in altri campionati, mentre qui sembra un limbo senza fine di coppette e fuoriclasse svernanti. 
Oggi, grazie a voi e allo spettacolo che avete inscenato nelle due partite, il firmamento è tutto italiano. E poco importa chi di voi abbia vinto e chi no (complimenti comunque ai rossoneri e a mister Pioli), ieri sera abbiamo vinto tutti. 
Ha vinto Napoli, ha vinto Milano, ha vinto l’Italia. 
Pulcinella s’è fatto beffe di lord, panzer e toreri, il diavolo è asceso al paradiso, il bel Paese è bello per davvero e sa di nuovo giocare a pallone. 
È bello perché qua son tornati i calciatori veri o li abbiamo sfornati noi (capito, Mancini?). Basta scorrere i nomi di chi è sceso in campo, per capire la cifra tecnica e il livello calcistico che il nostro campionato ha riportato in Europa. 
Da Maignan, e le sue parate impensabili, al Golia Kvaratskhelia, che gigante lo è e ci rimane; dal capitano Simon Kjær, monumento di personalità, a Kim, sontuoso all’andata, sontuoso per tutta una intera stagione; dal fantaLeao, e le sue sgroppate da puledro di razza (stile Gullit), al fantasmagorico Lobotka; dal nostro tonante Tonali al nostro capitano Di Lorenzo; dal numero 10 Diaz (e quando dico 10 dico tutto), al gran riserva Elmas; dal motorino tutto cuore Davide Calabria (chiedere al Golia di cui sopra), a Juan Jesus, un concentrato di umiltà, professionalità e affidabilità come in pochi se ne trovano (io l’avrei fatto firmare a vita per l’Inter, ma questa è un’altra storia). E poi c’è uno che la storia la fa da solo, fa storia a sé. C’è lui, l’attaccante che tutto il mondo vuole, che gioca in Italia, che fa impazzire Napoli, che si maschera come Zorro e saetta come Furia, nero come l’oro, prezioso come nessuno: signore e signori, Victor Osimhen!
Senza dimenticare i due direttori d’orchestra, assisi dinanzi alle proprie panchine a ricordare al mondo intero che la scuola italiana, catenacciara e sparagnina all’occorrenza, all’avanguardia per vocazione, è la migliore al mondo, senza se e senza ma. Pioli is on fire ed è un fuoco purificatore, catartico, salvifico per le afflizioni rossonere dell’ultimo ventennio. Luciano Spalletti is on air: radio, giornali e tv decantano il nuovo miracolo napoletano. 
Grazie. Grazie, Napoli e Milan. 
Siete stati tutti all’altezza del grande avvenimento sportivo, tutti. Vincitori e vinti, attori e spettatori. 
E che spettacolo gli stadi! È vero, non saranno, i nostri, i migliori stadi del mondo, ma il pubblico del Meazza e quello del Maradona hanno reso quei vecchi impianti dei templi eterni. La coreografia milanista, vere opere d’arti prestate al pallone. L’urlo del Maradona, quel “the Champion!” che pare sia rilevato dal sismografo campano.  La liturgia calcistica è stata officiata ai massimi livelli estatici, come del resto si conviene a partite di questo calibro. 
È stata una bella pagina di calcio e per questo vi ringraziamo. 
Ringraziamo il Milan, che ha vinto, portando almeno una squadra italiana tra le prime quattro d’Europa.
Ringraziamo il Napoli, che si è battuto alla grande,
consentendo che andasse in scena un quarto di finale combattuto e onorando, così, il calcio italiano.

Forse sono un po’ troppo smielato, lo so. Ma ci sono momenti in cui ritengo si debba dare a Cesare quel che è di Cesare, specie se a questo Cesare, che è il nostro calcio, diamo pugnalate a tutte le Idi possibili e immaginabili, da settembre a marzo, fino ad agosto. 
Oggi no. Oggi il regno dei cieli notturni e i riflettori accesi son qui, mentre qualcuno canta O mia bella Madunina e ringrazia il cielo, quello vero, perché il suo Milan ce l’ha fatta. 
Ma c’è un sole, oltre quella notte. È il sole di Napoli, dei campioni d’Italia in pectore, campioni di sere un po’ nere ma pur sempre speciali. E qualcuno canta O’sole mio. Canta lo stesso, tra qualche lacrima e molte imprecazioni, ma canta lo stesso, in fondo … 
Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto Chi ha dato, ha dato, ha dato Scurdámmoce 'o ppassato Simmo 'e Napule paisá. 
E grazie, ancora grazie, per averci incollati tutti davanti alla tv. Che bello, il calcio alla tv! Sa di evento; e pazienza se per una sera o due ci si divide, se la mamma va di là e papà si piazza coi figli sul “centrale”, pizza e coca d’ordinanza … in fondo, è così da sempre, da quando la Pavone si chiedeva perché la domenica venisse lasciata sempre sola … ci siamo cresciuti, a pane e pallone e di telecomando non è mai morto nessuno. 
Adesso godiamoci l’Inter e chissà che non si possa replicare lo show da derby.
Un derby nel derby… magara!