Sono passati quasi due anni da quella triste serata di novembre, in cui l'Italia di Ventura venne miseramente estromessa dalla partecipazione dei mondiali di Russia 2018. Una serata che nessuno avrebbe voluto vivere ma che di fatto era inevitabile, visto il modo in cui tutto il periodo delle qualificazioni è stato gestito.
Da Ventura a Tavecchio e tutta la banda, una gestione fallimentare che il giorno dopo fece levare al cielo slogan e chiacchiere su cambiamenti radicali e su come quando si tocca il fondo, poi non rimane altro che risalire.
Tante parole, tante promesse, molte autorità che hanno speso parole e fatto promesse, ma in realtà nulla o poco è stato fatto. La solita Italia, che non cambia mai. L'unica cosa che si era tentata di fare è stata quella di trovare un commissario tecnico che potesse risollevare il morale e le sorti della nazionale, ma soprattutto iniziare un percorso sensato, serio con il capitale umano a disposizione.
Si era riprovato con Conte, ma ha declinato gentilmente, poi Ancelotti, idem con patate, e qualcun altro.
Era difficile trovare chi avesse voglia di rimboccarsi le maniche, molto più facile finire un lavoro iniziato già da qualcun'altro, su una base ben strutturata con un gruppo di giocatori che danno garanzie.
Diverso discorso invece è quello di dover raccogliere i cocci, spostare le macerie, fare pulizia e iniziare da zero con giovani che nemmeno riescono a giocare nelle loro squadre di appartenenza. L'unico che ha accettato e che si è messo in discussione è stato "il Mancio" Roberto Mancini.
Lui ha detto al lavoro sporco, e pian piano ha iniziato a plasmare un mix di giocatori esperti e nuovi ragazzi pronti a mettersi in luce. E così "Il Mancio" e i suoi ragazzi ieri sera hanno calato il settebello, la settima vittoria consecutiva nel proprio girone e stacca il biglietto per Euro 2020 con tre giornate di anticipo. Una squadra che sicuramente ha delle lacune, soprattutto in attacco, ma che ha ritrovato entusiasmo, voglia di giocare e di ridare orgoglio al calcio italiano. Mentre alcuni non trovano di meglio da fare che polemizzare sul colore della maglia, poveretti, l'Olimpico di Roma risponde alla grande con sessantamila presenze, un inno italiano uralto al cielo, e un entusiasmo che ha richiamato alla memoria le notte magiche di Italia 90.
A fine gara un raggiante Mancini si dimostra soddisfatto e, giustamente, orgoglioso di aver raggiunto questo traguardo importante e con netto anticipo. Come detto prima, la nazionale non sarà tra le più attrezzate ad essere considerata una favorita per Euro 2020, l'esperta difesa, il giovane e tecnico centrocampo danno al commissario tecnico varie possibilità di gestione e possibilità di moduli, l'attacco, invece è un po il tallone d'Achille di questa nazionale.
Sono lontani i tempi dei Totti, Del Piero, Inzaghi, Toni, Vieri ecc, oggi senza nulla togliere agli attuali, avere Immobile, Zaza e Belotti, non sembra un gran patrimonio. Però la sensazione è che almeno dal punto di vista dell'orgoglio, del progetto della serietà del progetto l'Italia c'è.
Io credo, anzi sono convinto, che dovremmo ringraziare Roberto Mancini, perché ridare credibilità a questa nazionale non era per niente un compito semplice dal risultato scontato, vero Conte e Ancelotti? E quindi il fatto che, primo abbia accettato, secondo ci sia riuscito, e anche bene, ne va dato sicuramente atto. Ora c'è tempo per continuare a lavorare, tra le mille difficoltà che le squadre di club e calendari mettono sulla strada, però c'è tempo per poter presentare una nazionale degna della nostra storia. Il calcio italiano merita questo e merita ancora le notti magiche.

Grazie "Mancio".