Il Governo ha giurato. Viva il Governo. Sembra la frase tipica in auge "nell'ancient règime", quando moriva il Re e succedeva l'erede al trono. Allora si diceva : "il re è morto, viva il re". E significava la continuità del regno, indipendentemente da chi lo rappresentava. E l'analogia non è esagerata. Infatti nel nostro ordinamento che sia in carica, o che sia sfiduciato o dimissionario, un Governo c'è sempre, perchè il governo precedente rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti fino al pieno insediamento del legittimo Governo con la fiducia delle Camere. 

Ora si discute molto sulla capacità di un Governo tecnico o di uno politico. Sappiamo che l'esecutivo deve rispondere a programmi che si dà la politica, ovvero il risultato del concorso degli elettori alla designazione delle principali aspettative che ognuno riserva come necessità importanti e risolutive delle necessità economiche e sociali.

La politica vuole il suo primato, e non lascia sconti ad altre soluzioni, ma sappiamo che spesso la politica, più che programmi, agita slogan volti più a raccattare voti, speculando sulle frustrazioni, che reali programmi di investimento nel futuro e dei reali bisogni della popolazione. C'è un postulato che viene espresso dagli esperti di politica e di economia: La buona politica è nemica della buona economia, e la buona economia è nemica della buona politica.
Cosa vuol dire? Semplicemente, che se la politica pone degli obbiettivi di futuro benessere, e prodiga sussistenze e diminuzioni di tasse, il versante economico registra difficoltà di esecuzione di tali obbiettivi.
Churchill, alla fine della guerra pose come slogan elettorale la frase: "Vi darò lacrime e sangue". Con questo voleva rimarcare che se non ci si rimboccava le maniche e non si faceva qualche sacrificio, l'Inghilterra non avrebbe risolto i suoi problemi. Il popolo inglese fu con lui, e grazie a politiche austere, il paese si rialzò e conobbe in seguito un lungo periodo di benessere.
Oggi abbiamo visto che la Brexit, ha fatto danni e non di poco conto, perchè gli inglesi si sono scordati questi valori e hanno sposato tesi assurde. Tra queste la più assurda è stata l'odio verso gli extracomunitari, insieme a supposti risparmi da indirizzare sulla sanità e le pensioni. Che gli Inglesi, siano contrari agli extracomunitari, mi sembra una contraddizione che cozza con la loro storia. Per secoli hanno vissuto sulle risorse dei paesi oltremare, hanno avuto protettorati in Cina, India (dove ancora oggi la lingua ufficiale è l'Inglese), Canada e ancora oggi c'è il Commowealth, ovvero l'unione dei paesi che fanno tutti a capo della corona inglese, e nei quali si batte ancora moneta britannica, o viene riportata l'effige  della Regina Elisabetta, invecchiata o meno, sulle banconote locali. 
Altro discorso è stato il conforto sulle pensioni e sulla sanità. Non c'è stato alcun beneficio, anzi, l'Inghilterra è alle prese con la restituzione all'Europa dei contributi percepiti, che ora non gli spettano più, e dovranno ricorrere alle risorse interne, e quindi gli  spazi di spesa si  riducono e, se non totalmente, vengono eliminati. 
Questo è un tipico esempio della mala politica, che oggi alla luce della pandemia lascia l'Inghilterra più sola e con i commerci in grave difficoltà, con la ripresa di dazi e misure protezionistiche che penalizzano soprattutto i ceti più poveri, proprio  quelli che avevano sostenuto maggiormente la Brexit. 

Ma torniamo a casa nostra. Il dilemma è: meglio avere ministri politici o ministri tecnici. I ministri politici seguono sicuramente le direttive di partito e pensano, senza ombra di dubbio, di essere portatori degli interessi del popolo sovrano. Ma che siano realmente competenti di quello che fanno, ne ho tanti dubbi e, molto spesso, non sanno di cosa parlano e peggio, di cosa maneggiano. E qui mi viene in mente di un altro postulato essenziale della politica: chi occupa posizioni elevate della politica perde spesso di vista la realtà del paese, e perde facilmente consenso proprio per quello. Sì, è il famoso delirio di "onnipotenza", che assale i politici soprattutto quando stanno miseramente crollando e gli viene meno il potere, che nessuno gli vuole più riconoscere. Aristotele diceva: 'Ognuno ha il governo che si merita'. Indicando nella poca dimestichezza del popolo alle reali esigenze della politica, e la scelta di seguire programmi a volte insensati ma di grande effetto mediatico. 

Ma allora quale sarebbe la soluzione? Innanzitutto, oggi dobbiamo lamentarci della mancanza di una vera leadership, che sappia riunire il Paese alla ricerca di un vero bene comune, e non il sostegno di classi di individui frustrati, o peggio in preda ad ideologie oggi anacronistiche. La storia recente, ci consegna diversi governi tecnici, perchè la politica ha fallito, ma soprattutto la politica non ci consegna uomini di alto profilo carismatico ed intellettuali, che oggi sarebbero la salvezza del nostro sistema sociale. Draghi, può essere il profilo che ci mancava, tecnico straordinario, uomo delle istituzioni, grande carisma, ma nessun partito alle spalle. Oggi sono tutti con lui, anche perchè le elezioni non le vuole nessuno, nemmeno la Meloni, che fa la sua sceneggiata politica, che non si sa quanto la possa premiare. Ma quando si penserà che tutto è sistemato ed avrà tirato fuori le famose castagne dal fuoco, allora gli bruceranno le mani e lo lasceranno con motivazioni diverse, tra le quali, indicheranno lei: la politica.

Io spero che, nel frattempo, il nuovo Governo, formato sia da tecnici che da politici, possa velocemente portare a termine i compiti essenziali che hanno portato alla sua esistenza; la lotta alla pandemia, i sussidi alle categorie danneggiate, il Recovery Fund, la riforma del fisco, l'imbastimento di un nuovo ordinamento giudiziario, riguardante il processo civile, ma con provvedimenti necessari anche nel penale. Ad esempio, il processo indiziario, ha creato notevoli danni e numerosi innocenti nelle carceri. La riforma deve anche velocizzare i processi tecnologici, che possono esser di supporto per l'economia, la scienza ed anche per una maggiore capacità investigativa e controllo della legalità di ogni genere. Personalmente, tra i problemi più sentiti, c'è la lotta alla disoccupazione, e qui dovrei riassumere i problemi inerenti alla situazione occupazionale del nostro paese. Innanzitutto, la politica assistenziale, non a favore dei lavoratori, ma verso le aziende, che usano la cassa integrazione, come parcheggio delle maestranze, ma incidendo sulle casse dello stato, salvo poi dislocare le sedi all'estero. Come dire, si socializzano le perdite e si privatizzano i profitti. Poi, una crisi del nostro capitalismo, si proprio il capitalismo. L'etica del capitalismo fu studiata e formulata da Weber, che ne definì l'ambito di applicazione e la positività del "buon capitalismo" , che altro non era che la partecipazione totale di tutti i fattori produttivi, il capitale fisico e quello umano. Ma soprattutto si lamenta una mancanza di risorse capitali (il denaro) che non vengono più iniettate nel nostro sistema produttivo. Mettiamoci ancora che molte aziende pensano più a nascondere soldi al fisco (con danni al sistema ed anche a loro stessi) che immissioni in sani investimenti che producono crescita e reinvestimento di risorse. E ci ritroviamo che le aziende deperiscono, i soldi non li possono usare, e qualcuno va pure in gattabuia. Il caso del ponte Morandi è emblematico. Se invece di fare utili risparmiando in manutenzioni, avessero provveduto alle riparazioni necessarie, oggi  avremmo 34 morti in meno ed un'azienda più sana e tranquilla nella propria gestione societaria. 

Non vorrei aver disegnato la società ideale di Tommaso Moro descritta nell'Utopia o nella Republica di Platone, ma se non sogniamo non possiamo neanche sperare di costruire i nostri sogni. Dobbiamo dimenticare il fascismo, il comunismo, la religione inesorabile, ma pragmaticamente perseguire gli interessi di cui ogni individuo ne è portatore. Non vorrei dare ragione a Mussolini, che diceva: "Gli italiani non è difficile governarli; è inutile".
Speriamo in bene.