Si può dire che l’anno trascorso tra Milano (Milan) e Londra (Chelsea) è stato per Gonzalo Higuain un sorta di anno sabbatico; perché del vero Pipita, quello che avevamo visto in maglia bianconera ma soprattutto con quella Napoletana, non se n’era vista nemmeno l’ombra.
Tanto è vero che in estate, quando è tornato alla Juve, si è sempre parlato di lui solo in funzione del mercato e del suo, sembrava certo, passaggio alla Roma.
Poi come spesso accade con gli intrecci di mercato – Dzeko che all’ultimo momento ci ripensa e non va più all’Inter – e soprattutto come sovente succede nella vita – per caso – è rimasto alla Juve e subito è entrato a far parte della lista degli esuberi, di quelli da tagliare; infatti in sede di presentazione della lista Champions l’ha scampata per un pelo, perché era uno dei papabili per l’esclusione che poi “papà” Maurizio Sarri ha fatto ricadere su Mandzukic.

Proprio il tecnico bianconero è stato il primo artefice della “resurrezione” del Pipita, perché già in occasione del suo arrivo alla Juve nel corso della conferenza di presentazione allo Stadium, aveva detto: “Credo che Higuain abbia sofferto mentalmente il distacco dalla Juve”. E Sarri che evidentemente lo conosce bene aveva colto nel segno, perché sin dai primi allenamenti alla Continassa si è cominciato a vedere un altro giocatore o  forse è meglio dire il vecchio giocatore, quello dei 36 goal di Napoli, il cecchino infallibile, quello capace di risolvere le partite da solo, come solo i fuoriclasse sanno fare. E contro il Bayer Leverkusen ne ha dato dimostrazione chiara e forte; il Pipita è tornato,  in barba a chi diceva che era grasso e soprattutto a chi lo riteneva ormai vecchio e irrimediabilmente  in declino.

Higuain con la sua resurrezione ha risolto diversi problemi; non solo a livello personale, ma soprattutto quelli della Juve, che durante il mercato estivo aveva cercato quasi in tutti i modi di acquistare un nuovo centravanti.
In primis con Lukaku, sfumato all’ultimo secondo per il mancato accordo di Dybala col Manchester United e prima ancora con Icardi lungamente rincorso e finito poi al PSG. Infine il problema più importante che ha risolto è quello del ”partner ideale” di Cristiano Ronaldo che sin dalle prime partite del precampionato ha mostrato di gradire più la sua presenza che quella di Dybala. E questo ha fatto nascere un dualismo mediatico nel senso che si sono materializzati subito due partiti: uno favorevole alla coppia CR7-Higuain e l’altro a quella Ronaldo-Dybala.
Anche Sarri ha cavalcato un po’ l’onda mediatica quando a proposito della Joya ha detto che può fare il falso nueve  e che nel corso dell’anno avrà molto spazio.

Resto più che mai dell’idea, anche alla luce dei fatti, che Higuain sia a livello tattico sicuramente più idoneo di Dybala per affiancare CR7, per il semplice motivo che sta dimostrando di essere  ancora un grande centravanti; mentre la Joya un vero centravanti non lo sarà mai, per caratteristiche sia fisiche che temperamentali. Dybala è troppo lento e poco cattivo per poter fare la punta centrale e per andare a duellare con i difensori avversari in area di rigore. Dybala dispone di classe straordinaria, ma per sprigionarla totalmente ha bisogno di spazio e lo può fare solo lontano dall’area. E, particolare non trascurabile, CR7 come la sua carriera dimostra ampiamente ha sempre preferito avere davanti a sé un centravanti classico, capace di giocare in area, di battagliare con i difensori avversari e di facilitargli gli inserimenti e le conclusioni a rete.

Ma siamo solo all’inizio della nuova storia del Pipita, il quale assomiglia in un certo senso a suo padre Jorge, soprannominato  “El Pipa” per il naso particolare, infatti anche lui ha naso, ma per il goal.