A 10 giornate dalla fine del campionato è già tempo di bilanci, anche se non sono delineate in modo definitivo alcune posizioni determinanti per stabilire i programmi in vista del prossimo Torneo.

Ad esempio non si ha certezza delle posizioni utili per poter disputare la Champions 2019/2020, ferma restando l'irraggiungibile Juventus, ormai Campione d''Italia per la ottava volta consecutiva.

L'esame che però desideriamo affrontare in questa sede è l'analisi tecnico/tattica del Milan, ipotizzando che i rossoneri riescano a qualificarsi per la prossima edizione della Champions League.

Il club meneghino ha abbondantemente evidenziato alcuni limiti di natura caratteriale, probabilmente derivanti dalla bassa età media e dall'assenza di giocatori di riferimento in grado di assumere la guida della squadra.
Una squadra dunque immatura e sovrastimata in termini qualitativi, ma -a nostro parere- anche palesemente oggetto di alcuni equivoci di natura tattica, che ne accrescono i limiti.

Superato il lungo periodo con l'infermeria piena di lungodegenti, Gattuso ora puoò contare sulla rosa al completo, tranne Bonaventura che tornerà disponibile nella prossima stagione.

Ed è con la disponibilità di tutti i calciatori che si evidenziano alcuni equivoci di natura tattica che testimoniano i limiti dell'attuale conduzione tecnica. Le scelte, peraltro definitive dell'allenatore sono cadute su una formazione titolare siffatta: Donnarumma, Calabria, Rodriguez, Romagnoli, Musacchio, Bakayoko, Kessié, Suso, Piantek, Chanalogu, schierati con un 4-3-3 che si trasforma in fase di non possesso in un 4-5-1, il che avviene molto spesso, avendo lo schieramento un baricentro assai schiacciato verso la propria area di rigore.

Il problema è che alcuni calciatori sono impiegati -per esigenze tattiche- non secondo le loro caratteristiche tecniche. Bahayoko ad esempio è una mezzala a tutto campo, con discrete capacità tecniche, che viene utilizzato come regista arretrato, senza le indispensabili qualità di visione di gioco e di facilità di calcio. Incapace di costruire gioco, l'ex Chelsea è spesso eluso dal gioco proposto in sua vece dai centrali difensivi, oppure costretto a prendere palla davanti alla difesa, rischiando e molto sul pressing avversario e se va bene partire palla al piede, in assoli destinati a infrangersi contro la difesa avversaria.

Fuori ruolo è certamente Chanalogu, apprezzabile per l'impegno che mette nella fase difensiva, che svolge però senza la necessaria attitudine e con un dispendio di energie che ne vanifica l'apporto offensivo. Ben altro rendimento mostrerebbe a nostro avviso se fosse affrancato da tali compiti oppure si potrebbe tentare di impiegarlo come regista arretrato (tipo Pirlo) vista la grande facilità di calcio e l''ottima visione di gioco.

E veniamo al caso Suso, giocatore che quando è in forma è capace di spostare gli equilibri da solo; lo spagnolo (tralasciando la orripilante serie di prestazioni recenti) è però un lusso: nel calcio che gli chiede Gattuso finisce col creare un vero e proprio buco a destra davanti all'esterno basso. La contemporanea latitanza nel settore offensivo dei due (Chanalogu e Suso) isola il centravanti, abbandonato nelle maglie difensive avversarie.

Ecco quindi una squadra dai due volti: compatta e difficilmente penetrabile in fase di non possesso (grazie con 10 elementi dietro la linea del pallone...) e assolutamente sterile davanti.

Per affrontare una competizione come la Champions il Milan dovrà necessariamente riformulare un progetto di gioco che consenta ai calciatori di sentirsi a loro agio, nei ruoli con cui hanno maggiore confidenza e per i quali sono stati scelti; la Società dovrà individuare almeno due/tre calciatori di livello internazionale che elevi la qualità del gioco.

Personalmente un centrocampista come Zaniolo e un attaccante esterno molto forte potrebbero già rappresentare la quadratura del cerchio.