Le ore immediatamente successive alla autorevole vittoria contro il Messico nel quarto di finale di Toluca, avrebbero dovuto essere all'insegna della soddisfazione e della concentrazione per preparare al meglio la semifinale contro la Germania Ovest.

D'altra parte l'autorevole prestazione con quattro gol segnati, il ritorno al gol del rinato Gigi Riva, autore di una pregevole doppietta, la crescita di condizione di tutta la squadra, a dimostrazione di aver ormai superato i problemi di altura, risultavano solide basi per puntare a giocare da pari a pari la difficile semifinale contro la tostissima Germania Ovest.

Invece il ritiro azzurro, come sempre in quei giorni, era una polveriera; Mazzola, supportato dal clan interista, non aveva gradito la sostituzione, particolarmente indigesta perchè fatta con Rivera e non aveva taciuto il suo malumore al CT Valcareggi, sottolinenando il condizionamento psicologico di dover giocare solo una parte della partita.
Rivera, forte di una prestazione di alto livello e della evidente crescita della squadra e di Riva dopo il suo ingresso in campo, riteneva fosse giusto essere confermato fin dall'inizio nella semifinale, non capendo il motivo tecnico per cui avrebbe dovuto giocare il rivale interista.

Le due posizioni, così antitetiche e destabilizzanti rappresentarono il nuovo motivo dominante dei giorni di vigilia, visto che due grandi firme del giornalismo sportivo italiano Gianni Brera e Gino Palumbo, presero una chiara posizione nella diatriba, il primo a favore dell'interista, il secondo in favore del milanista.
Le due correnti di pensiero trovarono terreno fertile prima in tutti i quotidiani sportivi e non, poi presso i lettori, infine nei milioni di appassionati che seguivano la Nazionale di calcio e cosi non si parlava d'altro, con i mazzoliani che volevano nella formazione la presenza di Mazzola e i Riveriani quella di Rivera.

Ma c'era un punto su cui tutti concordavano, a cominciare dai due interessati: avendo in passato già giocato insieme, era già dimostrato che avrebbero potuto farlo in quel mondiale, ma se ciò non fosse stato possibile si doveva ben sapere che entrambi NON avrebbero gradito la Staffetta. 

Intanto eccoci al 17 giugno, è il giorno delle semifinali; è il giorno della PARTITA DEL SECOLO.

L'organizzazione del Mondiale, su pressioni brasiliane che vogliono restare a Guadalajara, loro feudo, scambia la sede delle due partite: Brasile /Uruguay si giocherà a Guadalajara, Italia/Germania Ovest allo stadio Azteca di Mexico City. Entrambe le gare hanno inizio alle ore 16 locali, corrispondenti alle ore 23 in Italia.

Il Brasile è ampiamente pronosticato come vincitore del Mondiale, non fosse altro per il numero di fuoriclasse, che vengono schierati tutti insieme dal selezionatore Zagalo, che al contrario di quanto avviene dalle nostre parti, con Mazzola e Rivera, non ha problemi a far coesistere in attacco tutte le stelle a disposizione, anche se Rivelinho, Gerson, Pelè, Tostao in teoria dovrebbero pestarsi i piedi...
La partita è comunque più equilibrata di quel che si possa pensare; è l'Uruguay che va in vantaggio con Cubilla, il giocatore più forte della squadra, al 18' su assist di Morales; pensiamo all'angoscia provata dal popolo carioca a questo punto, perchè la nazionale uruguaiana evoca nerissimi e funerei ricordi ai brasiliani.

Nel 1950 la quarta edizione della Coppa Rimet, si svolse proprio in Brasile e in finale giunsero proprio le due squadre sudamericane; a Rio davanti a 250.000 spettatori il Brasile, cui per vincere la coppa basterebbe anche il pareggio, viene invece incredibilmente sconfitto 2-1. Per il popolo brasiliano è un colpo tremendo al punto che si contarono alcuni suicidi di tifosi delusi.
Per fortuna dei verdeoro il Brasile pareggia in chiusura di tempo; segna il difensore Clodoaldo, che ha dimestichezza con il gol e saprà dimostrarlo anche in seguito. Primo tempo 1-1.

Bisogna attendere il 25' perchè il Brasile prenda il sopravvento decisivo, passando in vantaggio con una spettacolare combinazione Tostao e Jairzinho, che a tu per tu con il portiere lo batte con un preciso tiro in diagonale. 2-1.
Siamo ormai al 41' quando i carioca chiudono la partita col gol di Rivelino, servito da Pelè 3-1 e partita chiusa. Brasile in Finale.

Di questa gara, conservo nella mia memoria un azione incredibile di quel fantastico calciatore che ha segnato l'epoca d'oro del Brasile, capace di vincere 3 mondiali in 4 edizioni: il suo nome, Edson Arantes Do Nascimento, ma conosciuto nel mondo come PELE'.

L'azione si svolge già sul 3-1, ed è un veloce contropiede dei carioca; Tostao, poco oltre metà campo e defilato a sinistra, vede Pelè in posizione di centravanti e gli indirizza un pallone rasoterra in diagonale; Pelè è in velocità, il pallone sta arrivando da sinistra e il portiere gli sta correndo incontro; colpo di genio: fantastica finta, Pelè lascia passare il pallone alle sue spalle senza toccarlo, mentre lui passa a destra del portiere, la palla continua la sua corsa passando a sinistra di Mazurkiewicz, completamente disorientato; alle spalle del portiere, Pelè recupera il pallone e in precarie condizioni di equilibrio lo indirizza nella porta vuota. Il tiro esce accarezzando il palo. Il pubblica gli tributa una ovazione interminabile. 

Allo stadio Azteca, esaurito in ogni ordine di posti, vengono ufficializzate le formazioni: Germania Ovest, il CT Schon schiera: Maier, Patzke, Schnellinger, Schulz, Beckenbauer, Grabowski, Overath, Vogts, Seeler, Muller, Loehr; Valcareggi ha scelto: Albertosi, Burgnich, Facchetti, Bertini, Rosato, Cera, Domenghini, Mazzola, Boninsegna, De Sisti e Riva; designato a dirigere la semifinale l'arbitro peruviano Yamasaki.

La partita si accende all'ottavo minuto: De Sisti serve in verticale Boninsegna; il centravanti appoggia a Riva che chiude l'uno due e  libera il compagno al limite: gran sinistro che si insacca imparabile a fil di palo, alla destra di Maier.
Passare in vantaggio per gli italiani, maestri della fase difensiva e del gioco in contropiede, significa veramente poter ipotecare la finale, anche se la partita sarebbe ancora tutta da giocare; tatticamente la gara assume il previsto andamento: Germania votata all'attacco, Italia che difende con tutti gli effettivi e poi riparte negli spazi.
La tensione è alta e le azioni in velocità dei tedeschi mettono in grave difficoltà gli azzurri; Mazzola e Beckembauer si fronteggiano a centrocampo, ma entrambi lasciano spazio all'avversario; la supremazia è però del tedesco che al 15' cambia passo, salta in velocità Mazzola, supera di slancio Cera che sbaglia completamente il tempo dell'intervento e gli consente a l'ingresso in area di rigore; Facchetti è costretto ad una diagonale disperata e il suo intervento coglie palla e avversario; i tedeschi hanno fondate ragioni per chiedere il penalty, che però non viene concesso.

Passano meno di 5 minuti e Beckembaur sta per ripetere la stessa azione: questa volta Mazzola interviene prima dell'ingresso in area e lo stende, i tedeschi vorrebbero almeno un'ammonizione, ma l'arbitro risparmia l'azzurro.
L'Italia si scuote e dà vita a un'azione orchestrata da Domenghini che tira da distanza siderale e impegna Maier in una parata a terra; ma la Germania ha netta prevalenza di occasioni: al 25' Bertini per anticipare Muller sfiora il clamoroso autogol.
Al 29' Muller si libera sul dischetto e sfiora il palo di sinistro; al 31' Grabowski spara dai 30 mt, il tiro deviato da Bertini obbliga Albertosi, in volo spettacolare, a un mezzo miracolo. Sul finire del tempo l'italia riesce ad allentare la pressione tedesca.

Tra il primo e secondo tempo tutti si chiedono se entrerà Rivera al posto di Mazzola, un po' fuori dal gioco, ma comunque molto mobile su tutto il campo. Va come annunciato alla vigilia: dentro Rivera, fuori Mazzola. La sostituzione induce Valcareggi a qualche variazione tattica; Bertini arretra sulla linea dei difensori fungendo da secondo stopper con Rosato I due  prendono in consegna rispettivamente Seeler e Muller; De Sisti si sposta nella zona di Beckembauer, menre Rivera opra come di consueto nella trequarti avversaria.

La prima azione degna di nota è spettacolare ed è dell'Italia; Domenghini ruba palla e vola lungo la fascia destra, poi indovina un cross pennellato per Riva che in tuffo di testa impegna severamente Maier; peccato solo che su Riva venga sbandierato un dubbio fuorigioco.
Poi due tiri in porta dela Germania di Seeler, Overath entrambi fuori di poco; adesso tocca di nuovo ai nostri: Rivera ruba un pallone, uno /due con Riva e tiro piazzato, Maier para. Poco dopo ancora Rivera apre a destra per Domenghini il cui tiro deviato fa gridare al gol e invece termina fuori di poco.

Clamorosa occasione per la Germania al 64': tutto nasce da un retropassaggio di Bertini ad Albertosi, su quale Muller anticipa tutti e da fondo campo serve Grabowski; passaggio al centro a Overmath libero sul dischetto: tiro fortissimo che colpisce la parte superiore della traversa.
E' la fase dove la Germania dà tutto per pareggiare: Beckembauer, ancora lui, salta uno, due tre difensori; Cera lo stende proprio al limite; la punizione senza esito. La Germania sostituisce Grabowski con Held e aumenta il ritmo. Adesso è un assedio alla nostra area di rigore.
Incredibile il salvataggio di Rosato in acrobazia sulla linea di porta su tiro di Grabowski a colpo sicuro; adesso la Germania fa salire anche il suo libero Schnellinger, giocatore del Milan, che va a rinfoltire il centrocampo dei tedeschi. 

All'85' ancora più clamorosa azione-gol tedesca, questa volta per disattenzione di Albertosi; il portiere rinvia mentre ha davanti Seeler a tre metri dalla linea di porta: il pallone sbatte sul corpo dell'attaccante e sta per varcare la linea di porta; è lo stesso Albertosi che con una prodigiosa scivolata interviene ed evita il gol ormai certo; l'arbitro comunque aveva concesso la punizione ai nostri per il disturbo di Seeler al momento del rinvio...

Ormai manca pochissimo alla fine: i cuori di milioni di italiani sono messi a dura prova; non c'è pausa nell'arrembaggio finale tedesco, sono saltate tutte le marcature, hanno i supplementari con l'Inghilterra nelle gambe, hanno dovuto rincorrere il pareggio praticamente dall'inizio della partita eppure sono li, ad assediarci senza soluzione di continuità, a mangiare l'erba ad ogni azione, a morire su ogni contrasto.
Il tempo è scaduto, ancora pochi secondi, ancora un calcio d'angolo per i tedeschi; in area dal groviglio dei saltatori ha la meglio Seeler che devia verso l'incrocio dei pali: la deviazione in angolo di Albertosi è straordinaria.

E' il 92' quando Held dal fallo laterale serve Grabowski in posizione di ala sinistra: il cross è esattamente a centro area; i tedeschi sono tutti marcati a uomo, tutti. Tutti tranne uno, a cui era stato ordinato di abbandonare il suo ruolo di libero davanti al portiere e spostarsi in appoggio ai centrocampisti offensivi; è la disperazione che lo guida, perchè di gol nella sua carriera ne ha fatti pochissimi, anzi forse mai; si chiama Karl Heinz Schnellinger, ironia della sorte gioca in Italia, nel Milan.
Arriva da dietro in velocità, ma capisce che la palla è troppo veloce, arriverebbe  troppo tardi per deviarla e allora si lancia come fanno i saltatori in lungo e copre in volo quel metro di ritardo, plana col destro esattamente dove il pallone passa. GOL.

L'arbitro chiude il secondo tempo. 1-1, si va ai supplementari. 

Il brivido di delusione, dagli azzurri le mani sui capelli, trasmigra alla velocità della luce, attraversa l'immensità dell'oceano, supera di slancio alcune Nazioni, varca i nostri confini e si deposita nell'anima di milioni di italiani tramortiti.
Siamo tutti consapevoli che ora la partita passa in mano a loro, ai tedeschi. Guai a te Schnellinger se torni in Italia, lo pensano in tanti e qualcuno là, sul prato dello stadio Azteca, glielo dice a muso duro!
La partita è stata sin qui più intensa che spettacolare, si sono viste due squadre che interpretano il calcio in maniera totalmente diversa; Mazzola e Rivera hanno entrambi deluso, non incidendo sulla partita; ma almeno Mazzola era uscito col risultato di 1-0  favorevole agli azzurri.

E' l'una del mattino quando comincia il primo tempo supplementare. Il fischio dell'arbitro è come un segnale per le due squadre che scatenano un inferno: stiamo per assistere al più grande, epico spettacolo della Storia del Calcio!

La Germania ha già operato le due sostituzioni ammesse dal regolamento: Libuda al posto di Lohr e Held al posto di Patzke; il problema è che Beckembauer si è procurato un problema alla spalla destra e non può essere sostituito; giocherà questi tempi supplementari con l'arto immobilizzato da una vistosa fasciatura, Da parte sua l'Italia fa uscire Rosato, che non è in buone condizioni; al suo posto entra Poletti.

Pronti Via. E' i bianchi sono già all'attacco: cross di Libuda, colpo di testa di Muller e Albertosi si salva in angolo. Al 5' tedeschi in vantaggio: su uno spiovente in area Poletti incredibilmente col petto smorza la sfera cercando Albertosi; è tua, no mia: si inserisce Muller che segna facilmente. Germania 2-Italia 1. E ora è dura.
All'ottavo però Rivera lancia un pallone, malamente respinto dalla difesa tedesca: nell'area di rigore una sola maglia azzurra, non è Riva, non è Boninsegna; è quello che non ti aspetti, come prima Schnellinger; il fattore sorpresa; anche lui è un difensore che non segna gol mai, anche lui un eroe per caso o meglio per disperazione. Perchè Burgnich si trovi lì al posto giusto, nel momento giusto per noi, è uno dei misteri del calcio e come tale non verrà mai chiarito, neppure dall'interessato. Fatto si è che Seeler sbaglia la respinta di testa e la palla resta lì dove il terzino azzurro deve solo calciare. GOL l'Italia pareggia 2-2. Siamo ancora vivi.

Vivi? Vivissimi! 13' minuto, Rivera in evidente crescendo, riparte veloce e serve Domenghini, instancabile ala, nello specifico a sinistra; l'azione è fulminea, la difesa tedesca impreparata, rincula in ritardo; Domenghini serve Riva, marcato solo da Scnhellinger; il Gigi nazionale, si libera in dribbling,  spostando il pallone sul suo micidiale piede sinistro; rasoiata a pelo d'erba in diagonale e palla nell'angolino, GOL, Italia di nuovo in vantaggio 3-2. Partita al cardiopalma!

Riva corre ebbro di felicità verso Rivera e l'abbraccio è così vigoroso che trascina a terra i due; su di loro, si precipitano una, due, tre, quattro maglie azzurre; è un grappolo informe di calciatori uno sopra l'altro; lo Stadio Azteca è un tripudio Bianco/rosso/verde, i colori della bandiera italiana, i colori della bandiera messicana, i cui tifosi oggi, ma solo oggi, sono dalla nostra parte.

Il primo tempo supplementare finisce senza recupero: si va al cambio di campo per disputare gli ultimi decisivi 15 minuti di questa meravigliosa partita.
Si calcola che dietro le tv accese in Italia ci siano non meno di 10 milioni di persone: è vero a quell'ora si trasmette solo la partita, ma è una notte ordinaria tra due giorni dove si lavora e la mattina non è lontana. Ma nessuno ha sonno! Si vuole arrivare alla fine, vada come vada, perchè l'Italia sta in vantaggio e la Germania è praticamente in 10 visto che Beckembauer gioca con la spalla rotta e immobilizzata.

Ma non è doma e la partita non è ancora vinta: quante sono le partite rimesse in piedi all'ultimo secondo? Non è proprio successo questo un quarto d'ora fa? Che la Germania (Ovest ricordiamolo, ndr) non si sia arresa ce lo dimostra subito: partenza sparata e TRE occasioni per loro nei primi 4 minuti; la più pericolosa nasce da una punizione sul lato destro difensivo, diciamo un corner cortissimo perchè siamo sulla linea esterna dell'area di rigore; sulla parabola interviene  Seeler che di testa impegna Albertosi, una grande parata, di pugno sotto la traversa. Calcio d'angolo dalla parte opposta. Si soffre oltre l'immaginabile.

E' il quinto minuto, solo 10 alla fine: dalla bandierina, scambio corto tra il numero 20 Grabowski e il numero 14 Libuda, che crossa verso il secondo palo a uscire, si eleva ancora Seeler che fa da torre per Muller, in leggero controtempo e quindi costretto a un tuffo mal riuscito, persino goffo, perchè non stacca mai i piedi da terra, ma sporge alla sua massima estensione il tronco e la testa. E maledizione ci arriva su quella palla, e la devia verso la porta proprio con la punta della fronte.

Il tocco è lieve, ma angolatissimo ed è indirizzato sul primo palo dove al momento del tiro d'angolo si era posizionato RIVERA. Vista la traettoria, Gianni si è spostato di un metro in avanti e verso il centro: UN SOLO METRO, MA DECISIVO. La palla gli passa beffarda davanti allo stomaco proteso! Ci sarebbe ancora un'ultima disperata possibilità: allungare la mano e barattare il gol con il rigore: non lo fa e la Germania pareggia 3-3. GOL! 

In campo è disperazione totale: si vedono tante maglie azzurre avvicinarsi a Rivera e non sono certo parole amichevoli; ora la sua posizione è molto difficile: già non era benvoluto in squadra dal clan "mazzoliano", ma dopo questo errore è certamente indifendibibile...

Noi italiani abbiamo un modo di fare piuttosto particolare: siamo inclini a criticare tutto, le cose le guardiamo quindi in modo pessimistico, ma questo avviene in condizioni di normalità. Quando invece ci troviamo in difficoltà, con l'acqua alla gola, quando si pensa che ormai tutto è perduto, sappiamo tirare fuori il meglio di noi.

Il pareggio della Germania ci pone in questa condizione negativa: siamo in pareggio, ma non siamo per nulla ottimisti sulla qualificazione; intanto questi tedeschi sembrano avere bombole d'ossigeno al posto dei polmoni: è dal quarto di finale con l'Inghilterra che corrono come matti non per 90' ma PER 120 MINUTI E PASSA; poi lo fanno in 10 uomini + il il loro giocatore più forte col braccio al collo e quindi praticamente nullo, poi lo fanno dopo una partita sostanzialmente sempre ad inseguire, poi lo fanno con tre quarti di pubblico contro... l'inerzia della partita ora è tutta tedesca; aspettiamoci il peggio...

Palla al centro: si ricomincia.

Boninsegna muove il pallone per De Sisti,  indietro a Rivera mentre a destra parte veloce Domenghini; Rivera però torna su De Sisti e scatta per vie centrali; De Sisti non chiude il triangolo, ma passa il pallone lateralmente a sinistra dove c'è Facchetti. Il lancio sulla sua verticale a Boninsegna ha la giusta misura; il centravanti azzurro vince il corpo a corpo con Schultz, prende velocità, entra in area da sinistra. Potrebbe già tirare in diagonale di sinistro, ma vede solo uno spicchio di porta con il portiere Maier sul palo e Schnellinger che sta arrivando in chiusura.

Boninsegna guarda alla sua destra a centro area vede Riva defilato sul secondo palo, ma al centro sta arrivando liberissimo Rivera, che non ha mai interrotto lo scatto. Il passaggio di Boninsegna avviene un secondo, un attimo prima  DEL RITORNO DI SCHULTZ; la palla e Rivera hanno un appuntamento fissato dal Dio del calcio e non possono mancare: la palla passa e Rivera c'è; è proprio sul dischetto del rigore che i due si incontrano.
Gianni ha troppa troppa classe per lasciarsi prendere dalle emozioni; in quella frazione di secondo tante cose vede, tante cose pensa, tante cose sente! Vede chiaramente Riva e Domenghini, sono posizionati bene, ma non come lui; vede Maier che sta spostandosi rapido a chiudere il suo palo sinistro perchè è la parte di porta più scoperta e la dinamica è tale che il tiro verosimilmente andrà da quella parte; sente i due compagni chiedergli la palla, ne sente altri due/tre gridargli di tirare. E soprattutto pensa.
Tremila pensieri racchiusi in un secondo: Lodetti in lacrime che saluta, il litigio con Mandelli, Rocco che lo invita a restare in ritiro, Mazzola, la staffetta, il clan interista. Soprattutto pensa all'errore che è costato il 3-3. Quella maledetta palla di cui sente limpatto sull'ombelico e che invece passa. Passa ed entra in porta. Per il suo errore, PER COLPA SUA!

Ora ha il pallone a 11 metri dalla salvezza, dalla FINALISSIMA, FORSE DALLA COPPA! Deve solo non sbagliare di nuovo. Deve segnare. Ma come? Scagliare forte un tiro di collo pieno e come va va; ma poi se impatta il portiere? O il palo? O la traversa? Allora meglio il tiro piazzato, ma attento Gianni una gobba del terreno, un ciuffo d'erba anche solo un piccolo improvviso alzarsi della palla rasoterra e la colpisci male, potrebbe alzarsi sopra la traversa.
In quei pochi istanti il fuoriclasse italiano decide ed esegue come vuole, come sa, come deve: la palla colpita alla perfezione, va dalla parte opposta di Maier, preso in contropiede e irrimediabilmente battuto dal pallone, che viaggia preciso a pelo d'erba all'angolino alla sua destra.  GOL, ANCORA GOL PER L'ITALIA. 4-3.

Un minuto: è trascorso un solo minuto tra il pareggio tedesco e il gol di Rivera, quindi ancora 9 minuti alla fine di questa incredibile partita, che sarà ricordata PER SEMPRE e NON SOLO dagli italiani.

Ora i bianchi di Germania non ne hanno più: nelle loro gambe il peso di due partite in tre giorni si fa sentire improvvisamente, gare giocate alla morte, fino ai supplementari; i nostri invece, galvanizzati dal quarto gol, volano e Domenghini sulla fascia destra trova un autostrada dritta dritta verso l'area avversaria; un solo avversario lo rincorre. Ha il braccio al collo, elegante nella corsa a testa alta, con il carattere e l'umiltà dei Grandi, ma la determinazione di chi non si arrende fino alla fine. Franz Beckembauer arriva su "Domingo" quando ormai l'azzurro sta per calciare e riesce a rimpallare il tiro. Chapeau al "Principe" tedesco.

Scade il tempo, ma il fischio dell'arbitro tarda di 35 secondi: il recupero più lungo della STORIA per chi tifa ITALIA.
Poi la fine della partita. ITALIA 4 -GERMANIA 3. La finale sarà ITALIA contro BRASILE e la Coppa Jules Rimet, assegnata definitivamente alla vincente delle due, cesserà di esistere, 

Boninsegna crolla pancia in giù e sbatte le braccia larghe e distese sull'erba, sembra nuotare a farfalla, tre quattro azzurri si abbracciano esausti, altri due scambiano la maglia azzurra con quella bianca dei valorosi avversari. Il campo viene invaso da tante persone: giornalisti, fotografi, tifosi, curiosi: nessuno vorrebbe andarsene: si ha la percezione che oggi sia  avvenuto qualcosa di storico, di unico, di irripetibile, che trascende i 120 della partita e trasmigra non solo nell'epica, ma soprattutto evoca la forza sovrumana dello spirito di sacrificio, del sentimento, del cuore. E STIAMO PARLANDO SOLO DI UNA PARTITA DI CALCIO.

Sono le due del mattino, ma in Italia E' GIORNO PIENO. Le strade, le vie, le piazze, i balconi, le finestre e la gente coprono tutto di tre colori, del TRICOLORE; la gente: se dopo Messico-Italia aveva riscoperto il godimento della festa, dopo questa semifinale riscopre i valori della Patria, della Fratellanza, dell'Unione.

Ora in casa è rimasto chi proprio non puo' uscire!
Gli altri sono tutti fuori, persino i bimbi in fasce, gli anziani in carrozzella, gli animali domestici, gli unici che si domandano cosa stia succedendo. Le persone si accalcano, improvvisano fuochi d'artificio, si bevono fiumi di birra, si piange e si ride. SI RIDE FINO A PIANGERE.

Non importa se si andrà avanti fino al mattino, se fra poco bisognerà correre a scuola, entrare in fabbrica, aprire il negozio, entrare in ufficio, cambiare il turno, dire messa, fare il pane, sfornare i cornetti, trasportare merci, guidare il taxi, accompagnare i turisti o per chi è già in vacanza godersi il mare. Ovunque saremo, qualunque cosa faremo, chiunque sia il nostro interlocutore, l'argomento sarà soltanto uno: ITALIA - GERMANIA 4-3.

I Giornali di tutto il mondo colgono questa essenza e la fanno propria: al di là degli interpreti, al di là dello spettacolo, al di là di quanto contasse la posta in gioco, è il giorno delle celebrazioni; qualcosa che varrà la pena di ricordare come le vicende più eroiche meritano: un ricordo imperituro.

Poco importa se nel '70 si era ancora troppo a ridosso del conflitto della seconda Guerra mondiale e quindi occasioni come questa venivano ammantate di retorica, nulla vale che molti intesero la vicenda come il riscatto del nostro popolo uscito devastato alla fine dell'orrendo conflitto; nella memoria di chi è stato testimone e nel loro racconto quelle mai più spente emozioni si tramandano alle nuove generazioni con una unica identificazione celebrativa: "LA PARTITA DEL SECOLO".



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