L'Avvocato Agnelli probabilmente ha usato per uno dei 4 “grandi “ dieci Italiani del calcio moderno una identificazione pittorica perfetta, per quanto concerne una accostamento tra calcio e pittura.
E giustamente, poiché dal 10 in campo dovrebbe scaturire la fantasia, la giocata che non ti aspetti se non quella impossibile. Quindi  la denominazione data a Del Piero si innesta perfettamente nella cronologia della grande scuola pittorica umbra di cui il Pinturicchio è davvero un rappresentante esplosivo di ricchezza e di composizione.
Ma l'inizio di questo incredibile concentrazione che nasce nel “Cuore Verde dell'Italia e che rappresenta un ciclo di arte figurativa irripetibile nell'arte italiana nasce nel 1441 con Luca Signorelli, anno più anno meno. E non a caso Signorelli per la sua “non ortodossia” pittorica e una certa trasgressività è stato addirittura indicato come un precursore michelangiolesco pur rimanendo una forma d'arte di totale armonia arrivando alla trascendenza pittorica in pura poesia espressiva. E chi se non Gianni Rivera il primo dei grandi geni calcistici italiani degli anni 60 poteva esprimere un modo di creare un nuovo calcio armonico. La sua non “ortodossia” espressa in una forma di calcio inventivo, di soluzioni di geniale semplicità, sintetizzabili nella sua elegante veronica, come di un torero di rara eleganza, di elementi “nudi”, essenziali tipici della pittura signorelliana, essenziali e nello stesso tempo illuminanti conclusi spesso con reti di potenza.
Gianni ha rappresentato anche dal punto di vista sociale un giocatore iconico moderno, a volte fuori dalle righe. Non si esprimeva con inusuale intelligenza solo nel campo ma in fondo lo era anche fuori dal campo in aperta ribellione contro una classe arbitrale deificata nella figura in particolare di Concetto Lo Bello e pure contro la critica di un Gianni Brera che lo vedeva quasi più un Beato Angelico di soave misura e celestialità ma di povera espressione e intensità di tratto e quindi in sostanza un meraviglioso estetizzante mezzo giocatore. Una visione grottesca da parte di uno scrittore di calcio che vedeva il giocatore ideale come un Bronzo di Riace, incarnando la sua visione calcistica nella potenza di gioco di Gigi Riva, il suo “Rombo di Tuono”. Quale grande occasione persa dalla nostra Nazionale del '70, forse la più forte mai vista, vanificata da una critica aprioristica e da meschine invidie! Con la formidabile difesa interista, la potenza di Riva e la genialità di Rivera e senza l'accidiosa invidia di Mazzola, che incredibilmente rimase non so quanto genuina e spero forse solo ironica, in occasione de suoi 80 anni. Alla domanda se avesse gradito gli auguri di questo assurdo rivale data la totale differenza di ruolo, rivalità creata ad arte da un ambiente sportivo più giornalistico che altro rispose che li avrebbe rifiutati. Un successo più che possibile concludendo la Coppa Rimet come apice di un grande ciclo di dominio internazionale raggiunto dalle squadre italiane.
Giusto che sia stato, l'ormai ottantenne Gianni, il primo italiano a fregiarsi del titolo di Pallone d'Oro. Nemo propheta in patria.
Niente di più giustamente applicabile al genio calcistico di Rivera. Gianni raggiunge paradossalmente probabilmente il suo apice nella finale di Champions del 69 travolgendo il nuovo credo olandese di Rinus Michels e portato in campo da un altro campionissimo Johan Crujiff di solo 4 anni più vecchio di Gianni.

Bisogna aspettare più o meno 30 anni per vedere un altro “10”campione. Roberto Baggio. Questa volta, pur essendo Baggio non così diverso atleticamente da Rivera trova al contrario di Gianni gli osanna del grande guru della stampa sportiva che lo paragona a Meazza. Da un punto di vista pittorico lo accosterei al Perugino, Pietro di Cristoforo Vannucci chiamato il divin pittore. E in effetti Baggio, il divin codino, disegna giocate di totale maestria e la eleganza monumentale delle sue giocate ricorda l'arte del divin pittore. Classe limpida e armonia totale di movimento, con giocate di pura limpidezza esecutiva. Pure in precarie condizioni fisiche porta, con le sue geniali conclusioni, in finale una Italia maldestramente guidata da un Sacchi al tramonto.
L'Avvocato così generoso successivamente con il suo Pinturicchio lo definisce malamente un “coniglio bagnato”, quando senza di lui la scombinata nazionale di Sacchi avrebbe fatto una ben misera figura.

Il terzo è forse il più completo 10 della storia del calcio moderno in una versione più di attaccante, però, è appunto Del Piero “Pinturicchio” In arte Bernardino di Betto all'anagrafe di allora. Pinturicchio piccolo pittore capace di realizzazioni come vere esplosioni di colore, di raffinatezza, di gioia compositiva in ogni particolare e di eleganza unica. La sua Libreria Piccolomini a Siena è una esplosione di forme perfette, di armonia di ori e lucentezza. E in fondo è molto giusta la definizione dell'Avvocato che rimase estasiato dalla fantasia realizzativa del suo giocatore. La non eccessiva statura del giocatore lo accosta al pittore perugino che qui in questa libreria trova anche la mano, quasi conclusiva di un ciclo pittorico completo in un giovane Raffaello.
E se devo fare un accostamento calcistico, forse troppo ardito come del resto tutti questi paragoni calcistico/pittorico, trovo che Totti possa essere accostato alla potenza e alla grazia insieme di una Scuola di Atene di Raffaello. Francesco di poco più giovane del Divin Codino, avrebbe forse rappresentato quella summa tecnica e atletica che avrebbe estasiato Gianni Brera.
Così come la Scuola di Atene rappresenta una icona di modernità e chiude un ciclo di grandi pittori. Una straordinaria produzione che scaturisce da una terra toccata dal miracolo dell'arte sublime. In una trasposizione calcistica Totti rappresenta, in una più approfondita razionalità e modernità di gioco, la vera sintesi italica della mezzala calcistica moderna. Potenza e raffinatezza stilistica, genialità di soluzioni sono stati il repertorio di questo grande giocatore. Ma anche una potenza fisica raggiunta con un costante e ammirevole sacrificio. Di Gianni Rivera definito già un leader politico in campo prima di essere un calciatore domani ricorre l'ottantesimo compleanno.

Credo ci saranno numerosi interventi al riguardo, ma è bello citare le sue parole. “Mi sono alzato da tavola con un po' di fame...”. Suo padre Teresio, nome molto spesso riscontrabile nella sua terra, anche la mia,  e mio nonno Teresio si sono probabilmente incontrati in una piccola Alessandria degli anni 30. Io ho avuto solo il privilegio di passare tante domeniche “con” lui, sotto il sole, la pioggia e la neve del vecchio San Siro. Chi lo sa, magari il tardivo ripensamento in vita dell'altro grande Gianni della penna, potrà da qualche parte citarlo in cielo in un articolo di giusto ripensamento.