Il lavoro che tutti credono di essere in grado di fare è quello dell'allenatore.
Poco importa se non si sia mai provato, neppure con la squadretta del bar o con quella della classe, l'italiano "medio" vive di certezze e le sue soluzioni sono sempre le più giuste e adatte.
In un mondo di "allenatori", in molti si sono accorti di non riscuotere molto interesse o più precisamente, che per attirare l'attenzione, non servivano poi così tante conoscenze, è sufficiente parlare di una squadra di calcio, sparare qualche commento ed aspettare se e quanti gradiscono il "prodotto", un proliferare di "blogger", che commentano, in modo diverso e con professionalità diverse, la squadra per cui dicono di tifare. Ascoltarli è una scelta, non certamente un'imposizione, poichè l'unica certezza al momento dell'inizio dell'ascolto è che si tifa per la stessa squadra.
Ed ecco il punto, se si esprime il proprio pensiero sull'allenatore, sulla squadra o sulla dirigenza, posso essere d'accordo o meno, ma se si mira a criticare il lavoro di altri commentatori, che oltre tutto hanno alle spalle non solo anni di esperienza e una "GARANTITA MILITANZA", ma specialmente passione e conoscenza da mettere dietro di loro, senza neppure farlo pesare, centinaia di "improvvisati", bene allora si è fuori strada e si è perso ogni tentativo per avvicinare i "tifosi" alla propria squadra, che dovrebbe essere il motivo principale, anche nella comprensibile ricerca di visibilità.

Se la stessa viene ricercata, offendendo o mancando di rispetto chi la notorietà l'ha già raggiunta, a mio modesto parere, ha già terminato il percorso.
Certo, urlare ed offendere è uno sport molto in voga in Italia, ma non per questo il più gradito.