Il report pubblicato dalla FIGC sulla situazione del calcio in Italia è impietoso. Ma in questo momento storico è difficile trovare un settore che in Italia si salvi. Il problema è l'adagiarsi sulla nave che affonda piuttosto che cercare di capire come fare per salvare il salvabile. Sicuramente la pandemia ha dato una mazzata pesante al sistema calcio italiano e se abbinata alla crisi economica e sociale in atto che sta scaricando sulle famiglie i costi di una società sull'orlo del fallimento, è facile capire quali possano essere le conseguenze. E non è un caso che i primi a pagarne siano i giovani e senza giovani non si va da nessuna parte.

Il report di 200 pagine può suscitare articoli per settimane. Ma non è un caso che si riconosca senza tanti giri di parole che l’impatto più significativo è stato registrato all’interno del principale asset strategico del calcio italiano, ovvero il settore dell’attività giovanile, che nel 2020-2021 conta 594.149 tesserati under 20, in decremento del 29,3% rispetto al 2018-2019. Ancora più rilevante il riflesso prodotto sulle partite ufficiali: a causa della prolungata interruzione delle competizioni (per quanto riguarda in particolare il calcio dilettantistico e giovanile), i match disputati nel 2020-2021 sono stati appena 43.490, rispetto ai 524.040 giocati nel 2019-2020 e ai 571.865 del 2018-2019.

Si rileva che i riflessi negativi dell’emergenza sanitaria hanno prodotto degli importanti decrementi nei principali parametri: rispetto al periodo precedente alla pandemia (Stagione Sportiva 2018-2019), i calciatori tesserati per l’attività dilettantistica e giovanile sono diminuiti del 21%; i giocatori impegnati nell’attività giovanile, nello specifico, risultano in decremento di quasi il 30%, passando da 689.905 a 489.800, mentre i tesserati per l’attività dilettantistica sono diminuiti del 6,5% (da 360.546 a 336.965). Nel report si evidenzia che le regioni in cui si è verificato il maggior impatto sono in gran parte quelle dell’area meridionale del Paese, e in particolare Basilicata (-49%), Molise e Sicilia (-43%), Calabria (-42%) e Campania (-41%), mentre le regioni del Nord Italia registrano impatti meno significativi, con riferimento in particolare al Trentino Alto Adige (-11%), al Veneto e al Piemonte (-13%). Ciò conferma che la pandemia ha avuto conseguenze sociali ed economiche pesanti soprattutto nelle aree più povere del Paese.

Il ReportCalcio 2022 analizza anche il profilo della creazione del talento (solo tra il 2019-2020 e il 2020-2021, un totale di 610 giovani calciatori formati da società di calcio giovanile e dilettantistico sono riusciti ad accedere al calcio professionistico), principalmente se non quasi esclusivamente in LegaPro. Insomma, c'è sicuramente da allarmarsi, perchè non sembra che la situazione stia andando in controtendenza e se non si investe nei giovani il calcio non avrà futuro e non è un caso che sia calata in modo sensibile anche la percentuale di italiani che lo seguono. A ciò vanno aggiunti i costi, andare allo stadio sta diventando inaccessibile, un sogno, per milioni di italiani, quando dovrebbe invece essere incentivata questa passione e non renderla fruibile solo a chi ha il portafoglio tutt'altro che vuoto.

Ritornando sulla questione giovanile, la situazione è veramente preoccupante. I dati forniti non sono numeri da giocare al lotto, ma fotografano la situazione complessa in essere in Italia. La pandemia, ancora in atto, ha aggravato un fenomeno che già era in atto, quello dell'allentamento dei giovani dal calcio che è il primo sport dell'Italia, è una sorta di sport nazionale. Il calcio ha anche un ruolo educativo, di aggregazione, toglie i giovani dalla strada, aiuta a combattere il degrado. L'incremento di fenomeni di povertà, di degrado, di violenze giovanili, di criminalità giovanile, di depressione, di dispersione scolastica, di bullismo, sono segnali inquietanti di un Paese che vive tra l'altro una profonda emergenza demografica. Insomma, che la pandemia non diventi alibi e giustificazione dell'abbandono del calcio da parte dei giovani, perchè la situazione è più profonda e preoccupante. Restituire al calcio il suo valore fondante è nell'interesse di tutti.