Forse qualche gentile che si prende la premura di seguirmi si sarà chiesto perché, durante l’Europeo, non abbia mai scritto un pezzo che parlasse della kermesse. L’Italia stava volando diritta sul trono e manco la sfioravo di striscio. Per quale motivo? Beh… intanto la cabala. Ho visto che non trattavo di lei e vinceva e mi sono detto: “Gio, stai fermo”. Battute a parte… Me lo sono goduta tutta d’un fiato, senza pensarci. Non ho voluto riflettere troppo sulle notti magiche che stavamo vivendo. Hakuna matata è una locuzione utilizzata nel centro dell’Africa e molto nota dalle nostre parti grazie a un capolavoro disneyano chiamato Il Re Leone. Di che si tratta? “Non ci sono problemi”. A mente sgombra. E’ così che nascono le più grandi imprese. E’ in tal modo che si centra l’obiettivo perché, se ci si ferma troppo a rimuginare, va a finire male. Bisogna vivere il momento. Così hanno fatto gli azzurri con Mancini e il suo staff. La loro fantastica capacità non è stata soltanto quella di creare una nazionale che gioca come un club, ma anche di originare un gruppo spensierato. Chiellini che “scherza” con Jordi Alba durante il sorteggio dei calci di rigore della semifinale è l’emblema della leggerezza. E’ in tal modo che si dovrebbe prendere la vita in quanto è un soffio in un’eternità. E’ un dono enorme che va attraversato nel migliore dei modi. Ma comprendo che “tra il dire e il fare c’è in mezzo il mare”. La dimostrazione di come la nostra nazionale abbia affrontato l’avventura itinerante è più che palese. Sconfiggere l’avversario due volte ai rigori è sinonimo di una freddezza devastante. E questa può derivare solo dalla serenità.

Ecco, partirei quindi dall’Italia. Non voglio smontare l’euforia in questi giorni di tripudio. Mi rompe fare il guastafeste. Mi sarebbe piaciuto scrivere un pezzo di glorificazione azzurra che, tra parentesi, sarebbe stato molto meritato. Ma, come è mia abitudine, cerco di buttare lo sguardo in avanti. Al futuro. Gli articoli per festeggiare sono già tanti e tutti stupendi. Non sarei all’altezza di dire niente di nuovo o migliore. Provo, perciò, a fare da ponte tra l’Europeo appena conclusosi e il Mondiale imminente. Sì, perché tra un anno e mezzo saremo già lì a sperare di vivere ancora le notti magiche. Sarà diverso perché non lo faremo con i tormentoni da spiaggia. Non saremo “abbronzatissimi”, ma proveremo le sensazione dell’emisfero sud. Seguiremo gli azzurri con le note di Last Christamas o Jingle Bells. Fine novembre- termine di dicembre 2022, questo è l’appuntamento. Ma, signori, dobbiamo arrivarci. Non facciamo l’errore di considerarci già in Qatar perché la lezione di 3 anni fa è ancora fresca nella mente. Mentre la Francia saliva sul tetto del pianeta, noi li guardavamo alla tv. Non era certo una bella sensazione. Per evitare la roulette russa dei playoff dovremo avere la meglio della Svizzera. E’ lei l’avversaria che pare più pericolosa in un girone con Lituania, Bulgaria e Irlanda del Nord. Per ora siamo primi. Abbiamo avuto la meglio di tutte, tranne che degli elvetici che dobbiamo ancora affrontare. Siamo a 9 punti contro i 6 dei biancocrociati che, però, vantano una gara in meno. Difficile non immaginare che le 2 sfide contro di noi rappresentino praticamente degli spareggi. In ottobre, poi, ci giocheremo la Nations League. Siamo in semifinale contro la Spagna e, dopo la sbornia delle ultime ore, sembra davvero poco cosa, ma sarebbe bello succedere ancora una volta al Portogallo. Insomma, gli impegni sono tanti. Ma tutti propedeutici all’Avvento del 2022 quando, in Medio Oriente, proveremo ad aggiungere una stellina sulla maglia agguantando così il Brasile.

Un Europeo è fondamentale ed è il secondo nella nostra storia. Ci siamo piazzati alle spalle di Germania e Spagna, che sono a 3, ristabilendo le gerarchie. Per questo torneo, ci stavano sfuggendo. Pochi erano, infatti, per il nostro valore. Trionfare è stato un toccasana anche perché, dal 2002 in poi, la Coppa Rimé è stata sollevata soltanto da compagini del Vecchio Continente. Ci sarà un motivo… Ciò detto, bando alle ciance, un Mondiale è un Mondiale. Come ci arriviamo? Con questo titolo in tasca non giungeremo di sicuro in sordina. Ma siamo realmente tra i favoriti? Come fare a dirlo? Manca un anno e mezzo e tutto può cambiare, ma qualcosa si intuisce. Allo stato dell’arte siamo forti. Molto forti. Se si pensa al passato, non siamo straordinariamente devastanti, ma è un momento in cui, nei singoli, si nota un leggero calo nel calcio in generale. Penso all’Inghilterra di Beckam, Gerrard, Lampard, Scholes, Rooney, JT che, nonostante tale ben di Dio, non trionfò da nessuna parte. Incredibile. Ciò fu determinato anche dall’elevato valore delle avversarie.

Ammesso questo, vantiamo l’estremo difensore più forte del mondo. E’ un peccato enorme che lasci la serie A. E’ inutile spendere altre parole su Donnarumma. E’ un ragazzo che guida i reparti, è bravo in uscita, è insuperabile tra i pali e para i rigori. Sui terzini: a destra penso che saranno confermati Florenzi e Di Lorenzo. Mentre, a sinistra, ci saranno Spinazzola ed Emerson. Se non siamo i migliori, poco ci manca. Nel cuore della retroguardia, invece, è probabile che ci sia da sfaldare la premiata ditta B&C. E’ un fottuto problema. Non che Acerbi sia scarso. Ci mancherebbe. Ma questi ragazzi rendono perfettamente quando sono insieme. Presi singolarmente sono fenomenali. Ma in coppia diventano più invarcabili della Muraglia Cinese. In ogni caso, Re Giorgio Chiellini deciderà il suo futuro consapevole che il suo addio sarà una mazzata. Tuttavia, il laziale e Mancini sono pronti a prenderne l’eredità. Siamo in buone mani. Jorginho e Verratti, invece, saranno ancora lì a fornire estro, fosforo e fantasia. A dare qualcosa che ci invidia tutto il globo. Barella continuerà a fungere da equilibratore. Con un anno e mezzo alla Juve o in un top club, Locatelli potrebbe aver acquisito maggiore esperienza. Si auspica in un’ulteriore crescita di Pessina che ha le doti per fare bene e milita pure nella squadra giusta, l’Atalanta. In attacco, invece, ci sarà da lavorare parecchio, ma ci sono buone prerogative per crescere. Il punto fermo ha un nome e un cognome: Federico Chiesa. E’ lui il nostro talento più cristallino. E’ il “numero 10” che non avevamo dai tempi di Totti. Per carità, non sono paragonabili. Sono calciatori completamente diversi. Al bianconero manca l’inventiva di Francesco e pure la sua qualità, ma compensa con la forza. Segna gol pesanti e ha un tiro micidiale. E’ il calciatore in grado di risolvere le partite. Non me ne vogliano Insigne e Immobile, ma sono incompleti. Ormai hanno raggiunto la maturità giusta per fare la differenza, ma il grande palcoscenico non mi pare il loro habitat. Non sono robot da competizione. Fede, in questo, mi ricorda un tantino CR7. Ha quella mentalità e la medesima concretezza. Deve “pulirsi” da certi egoismi e caparbietà, ma lo farà con il tempo. E’ successo anche Cristiano. Credo anche in Berardi. Ottimo giocatore, ma senza una grande notorietà. Se si valutano i dati si scopre che, per esempio, sono a favore di Domenico. In serie A ha segnato ben 86 gol in 238 partite contro gli 85 in 305 di Lorenzo il Magnifico. Questo a puro scopo esemplificativo. Anche Belotti non convince appieno. Crescono, però, promesse come Kean, Raspadori e Scamacca.

E dalle altre parti? Beh la Francia resta, sulla carta, la nazionale più forte del mondo. Molto probabilmente sarà guidata da Zidane. Non che Deschamps non sia stato un grande c.t. Tutt’altro. Li ha condotti sul trono del globo, ma probabilmente è ora di cambiare. La rosa è micidiale. Detto questo, nei reparti arretrati siamo migliori. Sia a livello di portiere che di difensori. Kimpembé e Varanne non danno la sicurezza di Bonucci e Chiellini. Lo stesso vale se quest’ultimo sarà sostituito da Mancini o Acerbi. Anche Pavard ed Hernandez non sono, al momento, all’altezza dei nostri. In mediana e in attacco, però, soccombiamo. Kanté, Pogba e Rabiot restano il centrocampo migliore che ci sia. Rispetto all’azzurro manca un po’ di estro, ma compensano con una fisicità disarmante. Davanti, poi, non regge il confronto. Il ben di Dio transalpino è troppo esagerato. Mbappé, Benzema, Griezmann, Thuram, Coman. Mamma mia… Qual è la differenza? Noi siamo più gruppo. Solo l’Italia ha la grande capacità di giocare come se fosse un club e, forse, esclusivamente gli azzurri sono così attaccati gli uni con gli altri. E’ stata la nostra grande virtù che, probabilmente, ci ha concesso la facoltà di essere in alto. Credo, poi, che gli inglesi siano, all’incirca, vicino ai Blues. Non si può dimenticare come molti dei ragazzi di Southgate abbiano disputato finali europee negli ultimi anni. Se, dal 2017 ad oggi, le squadre di Oltremanica hanno giocato per ben 5 ultimi atti continentali vincendone 4, un motivo ci sarà. Per di più, in ben 3 occasioni se la sono giocata tutta tra di loro. La Premier è il campionato migliore al mondo e molti dei Tre Leoni vestono quelle casacche. In tutto l’Europeo hanno patito soltanto 2 reti. Sono solidi. Cosa manca loro? Un po’ di qualità in mezzo. Rice e Philips sono giocatori di grande forza e concretezza, ma non hanno ottime idee. Credo, poi, che il c.t. abbia commesso qualche errore escludendo troppo spesso la fantasia. Sancho e Foden, per esempio, dovrebbero avere molto più spazio rispetto a quello vantato nell’avventura itinerante. Il percorso dei Sudditi di Sua Maestà tratta di un quarto posto al Mondiale 2018 e di un secondo a Euro 2021. La crescita è esponenziale. I tanti giovani calciatori come quelli citati e Mount cresceranno. Penso che, in Qatar, Albione potrebbe essere ancora protagonista. Dietro al terzetto italo-anglo-francese, ecco avvicinarsi prepotentemente la Spagna che Luis Enrique sta plasmando come un’ottima creatura. Il tiki-taka non manca mai e, anche se un po’ vetusto, ha dimostrato di essere ancora tra il top. Le Furie Rosse hanno una mediana straordinaria: Koke, Busquets, Pedri. Non so se il capitano sarà presente tra un anno e mezzo, ma Rodri è una grande alternativa. La difesa non è delle migliori. Questo è da rimarcare. E i tedeschi? Beh… Stanno cambiando il ciclo. Low sarà sostituito da Flick. Anche i teutonici vivono una fase di passaggio. Sono una nazionale forte ma, dopo la gloria del 2014, la discesa è stata lenta e costante. Strano che un Paese come quello non abbia saputo mantenersi sulla cresta dell’onda ma, se vorrà, avrà le armi per tornare. Non ho, invece, mai avuto troppa fiducia nel Belgio che è sempre la “bella incompiuta” così come la delusione olandese. Non credo che in Qatar possano regalare exploit troppo diversi. La generazione dei Diavoli Rossi sarebbe ancora in grado di fare il fuoco in terra araba, ma servirà una modifica d’approccio quando la posta inizia a essere alta e, magari, sarà necessario pure trovare dei difensori meno simili “piloni dell’elettricità”. Lo dico con il massimo rispetto. Gli Oranje, dal canto loro, dovranno studiarsi le videocassette del passato e comprendere cosa rappresentano.

Gettando lo sguardo oltre Europa, non si può che puntare la rotta sul Sudamerica. A Oriente, infatti, con il massimo rispetto, c’è davvero poco. Lo stesso vale per il nord del Nuovo Continente dove gli States e il Messico restano lontane dalle big delle nostre latitudini. Anche l’Africa non emerge. Brasile e Argentina? Si, ma anche la Colombia ha mostrato qualcosa di interessante. Per quanto concerne l’Albilceleste è la nazionale che ha appena sollevato la Coppa America. In Qatar, Messi sarà forse all’ultima recita con quella camiseta. Se la difesa vede nell’atalantino Romero il suo perno migliore e potrebbe faticare un tantino, dalla cintola in su sono forti. Il centrocampo composto da De Paul, Paredes e Lo Celso è competitivo e ricco di qualità. In attacco, invece, siamo a livelli astronomici e rientrerà Dybala. In suo compagnia ci sarà la Pulce, Di Maria, Lautaro, El Papu Gomez, Aguero, Correa… E’ chiaro che tutto questo andrà valutato con il beneficio dello scorrere del tempo e degli eventuali addii. Il Brasile ha perso lo scontro diretto casalingo finale e, probabilmente, ha davvero qualcosina in meno rispetto ai confinanti. Se la retroguardia, composta da Danilo, Marquinhos, Thiago Silva e Renan Lodi o Alex Sandro, è preferibile, la mediana formata da Casemiro e Fred ha molta fisicità, ma manca un po’ di estro. Tutto questo è sulle spalle di Neymar. Il calciatore del Psg è un campione pazzesco, ma è troppo solo. La Colombia vede giocatori come Cuadrado, Zapata e Muriel, però sembra lontana dal ben di Dio Europeo.

In sostanza, questa magnifica vittoria ci ripone davvero dove meritavamo e cioè nel ghota del pallone mondiale. Dona risalto anche al nostro campionato che, tra America ed Europa, si sta riscoprendo grande nei suoi interpreti. Risposte sono quindi attese pure dai club. Ora aspettiamo finalmente di giocarci la Coppa Rimé perché è dal 2006 che non superiamo la fase a gironi. L’occasione è ghiotta e la nazionale è forte, ma bisongerà essere bravi a variare la proposta senza demolirla. Al momento la mia graduatoria ci vede al top con Francia, Inghilterra, Argentina e Spagna. Godiamoci la magia, ma buttiamo l’occhio in avanti. Un anno e mezzo passa in fretta…

Voglio chiudere con un enorme complimento a Gabriele Gravina. Il Presidente della Figc è l’uomo che ha ricostruito dopo le macerie del 2017 con la clamorosa assenza al Mondiale dell’anno successivo. Ha scelto il c.t. Mancini, ma soprattutto ha salvato il calcio italiano da chi, durante il lockdown, sembrava remare contro. La sua tenacia ha permesso a questo sport di ripartire e salvarsi. Oggi, si prende il meritato riconoscimento in un momento in cui tutto lo sport tricolore ha effettuato il salto di qualità. Siamo di nuovo noi!