In partenza per Formentera-Ibiza-Forlimpopoli, dove mi riposerò sbocciando cedrata e 7Up assieme a Bobo Vieri, Borriello e il fenomeno Mastour, sottopongo agli aficionados rossoneri un elettrizzante passatempo estivo: vota la tua formazione tipo tra i giocatori del Milan degli ultimi trent'anni. Così, tanto per dimenticare momentaneamente le attuali disgrazie, Praet o Veretout (!), lo stitico mercato e la truculenta faida tra susinisti militanti e antisusiniani integralisti.

Parto io, con la mia formazione tipo, un 4-4-2 sacchiano:

Tra i pali: Nelson Dida. A lui devo sei o sette infarti, causati dalle sue uscite spericolate, ma come si fa a non premiarlo per i rigori di Manchester? Li avrebbe parati anche il mio gatto, ma fa niente. Il panterone brasiliano resta un idolo.

Difesa. Terzino destro: Mauro Tassotti, il prototipo del terzino completo. Straordinario nelle sue sgroppate da cavallo scosso a braccia basse e cross ad occhi chiusi per l'incornata del tulipano, nove su dieci vincente. Terzino sinistro: Paolo Maldini. Superfluo anche discuterne. Uno dei migliori difensori della storia, monumento rossonero. Preferisco schierarlo terzino, elegante ed esplosivo, come nei primi anni di carriera. Centrali di difesa: Franco Baresi e Alessandro Nesta. L'immortale capitano di mille battaglie Franz che recupera in scivolata eroica e al suo fianco Nesta, baluardo capace di fermare colossi avversari con imperiosa eleganza. In ogni caso, non si passa.

Centrocampo. In mezzo metterei Andrea Pirlo, non quello tristemente barbuto juventino, ma quello degli anni belli, capace di svettare anche in europa e nel mondo. Von Karajan che dirige l'orchestra rossonera delle due champions, inventato da Ancelotti come perno di un centrocampo dai piedi straordinari. Altro che tiki taka. Al suo fianco Frank Rijkaard. Purosangue autentico. Lucente. Falcata elegante e passo felpato, sbuffa e nitrisce, calamitando ogni pallone. Signore e dominatore del centrocampo. Se oggi Ndombele vale 80 miliardi, quanto varrebbe uno simile? 800, credo. Sulle ali, due autentiche irediddio, incaricati di bruciare le fasce: Ruud Gullit e Ricardo Kakà. Due trequartisti atipici, esplosivi, che non basterebbero due Bbc o Sgc (sti-grandissimi-cazzi) a contenerli. Il tulipano nero da destra, con le sue dirompenti progressioni, dread svolazzanti e bombe che spaccavano la rete. Il primo Ruud una bestia inarrestabile che non riuscivano a tenerlo nemmeno in quattro. Parte da sinistra invece Riccardino, quello in autentico stato di grazia, che tagliava in due campo e difese avversarie come facilità disarmante. Forza, velocità e tecnica a fondersi in un sol uomo.

In attacco, una coppia modesta. Di quelle che lasciano tranquilli i difensori avversari: Shevchenko-Van Basten. Il cerbiatto ucraino con l'argento vivo addosso e ferocia bruciante nel cercare (e trovare con puntualità ucraino-svizzera) la rete senza. Furia e freddezza negli ultimi metri. Sheva sta tutto in quel rigore finale di Manchester: occhi inquieti, impazienti, e poi freddezza glaciale nel piazzarla di giustezza. Perché il gol era suo fratello, e non vedeva l'ora di abbracciarlo. Ogni parola è superflua per il cigno di Utrecht, che danzando terrorizzava le difese avversarie. Forza, tecnica, fiuto del gol. Il prototipo del centravanti perfetto, che non può esistere in natura. Al punto che ti chiedi se sia mai esistito. Altro quiz: se Lukaku vale 90 milioni, Van Basten oggi li verrebbe 950? 

Mister: Arrigo Sacchi, che non dorme la notte studiando i movimenti difensivi di Kakà e Gullit sulle fasce. Ma poi ha la folgorazione: se la palla la teniamo noi, con umiltè, non abbiamo bisogno di difendere. A proposito, è necessario mettere un portiere? Si spreca un uomo così.

Mi rendo conto di aver tralasciato molti, moltissimi fenomeni, ma ne dovevo scegliere 11. Così, mi viene una seconda formazione: Rossi; Cafù, Thiago Silva, Stam, Serginho; Desailly, Seedorf, Evani; Savicevic; Inzaghi, Weah (All. Carlo Ancelotti).