Se vuoi giudicare la mia vita, devi prima viverla! Parto da questa premessa perché non ho la minima intenzione di giudicare o sentenziare delle scelte di vita e professionali di qualcuno, troppo arduo e superficiale sarebbe un mio parere, ma un paio di considerazioni, su quanto pubblicamente si sa, su Buffon, vorrei farle. Quando parlo di Super Gigi, sono costretto a scindere l'uomo dall'atleta. A differenza di un certo Alessandro Del Piero (mio unico capitano), per il quale ho sempre avuto una sorta di devozione, quasi religiosa, sia sportiva che extra campo, come calciatore e come esempio di persona anche al di fuori del rettangolo verde, per Buffon non è così. Il professionista non certo si può discutere, a mio avviso il più grande e longevo portiere della storia del calcio. Extra campo, come esempio bhe, in questo contesto non voglio entrare perché non mi trovo in linea con lui e la sua personalità. Ma non giudico per il motivo con cui ho aperto questo articolo. La domanda che mi viene in mente ogni partita che vedo della Juventus, ogni volta che le telecamere inquadrano Gigi seduto in panchina a quarant'anni è, perché Gigi? Si perché Gigi, un portiere, un campione del tuo calibro non poteva finire la sua meravigliosa storia sportiva con finale diverso da una poltroncina di una panchina?

Da professionista hai vinto moltissimo, in Italia tutto il possibile, ti manca la Champions, ma hai un mondiale sulle spalle e avresti meritato certamente il pallone d'oro, andato a Cannavaro, e sappiamo anche il perché, perché hai voluto chiudere questa carriera così? Perché non hai saputo dire basta da vincente come sei sempre stato? In campo sei sempre stato uno sportivo eccezionale, sempre pronto a consolare, con un abbraccio una stretta di mano a chiunque, fuori dal campo con certe dichiarazioni un po meno. Ci costringi a tenere nei nostri ricordi anche questa immagine di te che non ti appartiene, un vecchio sportivo relegato in panchina a guardare la sua Juve da fuori, come un vecchietto qualsiasi, ma tu sei Buffon. In fin dei conti, anche in altri sport si vedono casi del genere, Valentino Rossi, ad esempio, che mestamente arranca nel centro gruppo di una MotoGp che ormai è in mano, giustamente, alle nuove generazioni, o Federer nel tennis, che nonostante riesca a galleggiare ancora in posizioni discrete, vive il rischio di vedersi sorpassare da molti, che non dovrebbero nemmeno accostarsi alla sua grandezza. Il saper dire basta sta diventando una dote sempre più rara da trovare. Dire basta da campione, lasciare un ricordo e un immagine di sé stessi grande quanto il loro valore è merce rara. C'è un misto tra paura di smettere, presunzione di competitività ad oltranza, che porta gente di questo calibro a scalfire un po quanto di buono e difficile sono riusciti a fare. Buffon non sarà mai più Buffon, ma se anche per miracolo divino la Juve dovesse questanno vincere la tanto sognata Champions, non si potrebbe certo dire che Gigi ne sia stato protagonista e artefice. Sarebbe solo un trofeo di "partecipazione". Fatico a comprendere i perché di questa scelta, la sua grandezza avrebbe meritato un epilogo diverso, sicuramente all'altezza della sua carriera, probabilmente la scelta viene dal Buffon uomo e non dal Buffon sportivo. Tanto un posto di lavoro in società, Gigi, ce l'ha assicurato, quindi potrebbe smettere e rimanere comunque dentro l'ambiente, se la paura della solitudine è quella a fargli tremare le gambe. Se invece è convinzione di essere ancora decisivo, importante, allora non ci siamo proprio. Dispiace, perché per chi come il sottoscritto l'ha ammirato tra i pali in mille battaglie, compiere parate incredibili, volare da un palo all'altro, alzare mille trofei, questa sua immagine l'avrei evitata tranquillamente.