La vittoria del Giappone contro la Germania ha lasciato tutti sorpresi, ma è da definirsi realmente un'impresa?
Guardando gli ultimi risultati della competizione mondiale più importante, il risultato ottenuto da Nagatomo e compagni poteva definirsi più che prevedibile. Gli asiatici, a differenza dei tedeschi, nell'edizione 2018 hanno comunque raggiunto gli ottavi di finale; perdendo di poco con un ottimo Belgio, arrivato poi terzo. I risultati non sono del tutto casuali, dagli anni 90 il Giappone è sempre lì a giocarsela con le grandi del mondo. Cosa è cambiato rispetto ai decenni precedenti?
Dalla prima Coppa del Mondo, disputatasi nel 1934 in Uruguay, fino all'edizione del 1966 in Inghilterra, il Giappone tenta di qualificarsi solo 2 volte; ovvero per Svizzera 54 e per Cile 62. In tutte le altre edizioni, la nazionale asiatica non partecipa alle sfide per accedere alla competizione per diversi motivi. Ad esempio, nel 1938 si ritirò il Giappone stesso, che respirava già aria di seconda guerra mondale. Nel 1950, invece, viene esclusa dai partecipanti insieme alla Germania per essere state le principali colpevoli dell'inizio del secondo conflitto mondiale.
Le non partecipazioni comunque, per scelta o per risultato mancato, continuano. Succede qualcosa però nel 1992 che rivoluziona il sistema calcistico giapponese: la creazione del primo campionato professionistico, la J.League. Prima di quest'ultima, la massima serie del paese è la Japan Soccer League, che però equivalve ai nostri campionati amatoriali e di conseguenza non erano seguiti con entusiasmo dal popolo. Inizialmente, le prime celebrazioni del neo-campionato vedono gareggiare 10 club, per poi negli aggiungersene qualcuna(ad oggi ne contiamo 20 come la Serie A). Con l'avvio della J.League, gradualmente diversi giocatori cominciano ad uscire sia dalla patria che dal proprio continente, arrivando a calciare prati di squadre europee e sudamericane.
Cosa ha portato tutto ciò alla nazionale? Innanzitutto, proprio nell'anno di fondazione della J.League, il Giappone si aggiudica la sua prima Coppa d'Asia, successo che si ripeterà per altre 3 volte negli anni(2000, 2004 e 2011). Se anche nel 1994 la qualificazione al Mondiale è saltata però, dal 1998 la musica comincia a cambiare anche fuori dal continente. È proprio l'edizione svoltasi in Francia a cambiare le sorti dei samurai blu, che li vede partecipanti per la prima volta alla massima competizione, dove usciranno comunque nel girone con Argentina, Croazia e Giamaica. Da lì comunque inizia un'altra storia che è tutt'altro che banale: nel 2002 il Giappone riesce ad arrivare agli ottavi di finale, passando il gruppo eliminatorio con Belgio, Tunisia e Russia. Anche in quell'annata, come nel 2018, dovrà rinunciare al pass per i quarti per opera della nazione che arriverà terza: la Turchia.

C'è un qualcosa di nuovo però: lo si sente o lo si vede.
Il Giappone non è una semplice comparsa. I risultati ottenuti fino al 2018 sono un alternarsi tra girone e ottavo di finale. Nell'edizione praticatasi in Russia 4 anni fa, la squadra capitanata da Maya Yoshida ha raggiunto il tabellone delle migliori 16: riuscirà ad ottenere questo risultato due volte di fila per la prima volta nella sua storia? Le carte in regola ci sono. Il 2-1 contro la Germania ne è la prova.
E se arrivasse addirittura le prime 8? Considerando le possibili avversarie nell'eventuale passaggio del primo turno, è un obiettivo più che plausibile. Anzi, tra le possibili sfidanti del Giappone potrebbe esserci il Belgio, il che ci porterebbe a vivere la gara come una sorta di vendetta del match di 4 anni fa, che vide i diavoli rossi vincere 3 a 2 al 94eimo.

Una cosa è certa: la nazionale da molti sminuita si sta rivelando una mina vagante, dopo non esser stata considerata nemmeno una comparsa fino agli anni '90. E se fino ad allora la qualificazione alla Coppa più prestigiosa era un miraggio, oggi la nazionale in maglia blu conta 7 partecipazioni di fila. E forse, proprio in questo Mondiale tanto discusso per il luogo di partecipazione, può continuare una bella storia e renderla eclatante.