Se è vero che il tempo guarisce tutte le ferite, è pur vero che le cicatrici sono qui a ricordarci quanto le ferite siano state dolorose. Sono passati quattro mesi da quando il Ponte Morandi è crollato, un lasso di tempo troppo breve, forse, per non avere ancora nitide nella memoria le istantanee di quei momenti, e nei giorni in cui sono iniziati i lavori di demolizione di ciò che resta del viadotto, per procedere con la ricostruzione, la cicatrice inevitabilmente si risveglia, inizia a prudere, brucia. Oggi ancora di più perché proprio qualche giorno fa l'architetto Renzo Piano illustrava, con gioia e rimpianto, il progetto del nuovo ponte. Da quel 14 agosto, tutto è cambiato. Genova non è più la stessa, colpita, messa in ginocchio dal crollo del Ponte Morandi. Oggi la città cerca di rialzare la testa. Oltre alla tragedia umana e alle 43 vittime, la cui storia rimarrà indelebile nella mente e nei cuori di tutti noi, è il destino di un'intera città che è cambiato per sempre nell'arco di poche settimane. Centinaia di case abbandonate, interi quartieri diventati fantasmi, una città tagliata a metà, le vite di centinaia di famiglie distrutte dalla tragedia... e anche la storica rivalità cittadina tra blucerchiti e rossoblù ha assunto una dimensione particolare. Il cuore dello stadio Luigi Ferraris batte forte al 43° minuto di ogni partita e ritrovarsi allo stadio e festeggiare per un gol o una vittoria è un modo per celebrare la città. Perché anche se la vita è cambiata e tutto è più complicato: il traffico, la paura di un'altra tragedia … il calcio ti permette di pensare a qualcos'altro e ogni fine settimana, noi tifosi ritroviamo una parte invariata della nostra vita quotidiana. E ci si sente bene.

Il tramonto bagnato di un inverno piovoso fa da cornice alla gioia della Genova del calcio in un insolito turno di serie A dal sapore antico perché giocato in un'unica giornata. Le ombre degli alti palazzi che delimitano la città si tuffano nel mare, dal quale svetta il Faro più alto del Mediterraneo. La Lanterna, il simbolo della città, che ha dato il nome al derby genovese, è ciò che unisce Genova. La sua luce ha guidato per secoli le navi in tutto il mondo; per il calcio, possiamo dire che questo è il punto in cui convergono tutte le passioni, da Genoa alla Sampdoria. Una rivalità tra le due squadre che non trascende mai nell'odio viscerale, un derby, o “Clascico de Zena” (come viene chiamato in dialetto genovese), che vede convivere pacificamente le due tifoserie rivali. Forse tutto lo si può spiegare per via dei geni britannici dei rossoblù. Fondata il 7 settembre 1893 da uomini d'affari inglesi stabilitasi nel porto più trafficato d'Europa, il “Genoa Cricket and Athletic Club” è il primo club calcistico fondato in Italia. Nel corso degli anni anche altri club italiani tra i più antichi sono stati fondati da anglosassoni, ma il DNA inglese permane vivo solo nei grifoni, tanto che non è raro ascoltare tra i gradoni del Ferraris il classico “You'll Never Walk Alone”. Anche i mattoni a vista dello stadio ricordano quelli inglesi di una volta. La rivalità tra le formazioni liguri, è così lontana dalle tensioni, dagli insulti, dalla violenza razzista o talvolta cronica che caratterizza altre accese sfide in Italia. Entrambe le tifoserie sanno come incitare la propria squadra senza eccedere. E lo scorso 25 novembre, poi, tutto è stato un po' diverso.

Se il calcio è una festa, è anche un grande vettore d'unità. E Genova, è in questo stato mentale che ha affrontato questa prima metà della stagione. Per cercare di capire l'atmosfera attorno ad ogni gara, con che stato d'animo i tifosi si dirigono allo stadio, bisogna recarsi sulla scena del dramma. Ci si trova di fronte ad un paesaggio apocalittico, un quartiere svuotato dalle sue anime, la biancheria che galleggia ancora sugli edifici vuoti. In lontananza il ponte ed è impossibile evitare di guardare. Il silenzio ha regnato sovrano in questa zona evacuata dal giorno del disastro, fino agli inizi dei lavori di demolizione. Non è solo a Sampierdarena che si soffre per la tragedia, senza il suo asse strategico, la città è imbottigliata costantemente nel traffico e il porto, punto strategico della città, vede la sua attività paralizzata. Secondo gli ultimi dati, il crollo del ponte Morandi è costato alla città oltre 400 milioni di euro. In una città che si lecca lentamente le ferite, non ce n'è bisogno di sottolineare l'importanza del calcio: un momento di svago, di unione. Uno stadio affollato è sempre uno spettacolo senza eguali. Il calcio aiuta a distrarsi dalle preoccupazioni di un quotidiano che a volte diventa insopportabile.

Chi in trasferta, chi a Marassi, ad esultare in questo sabato di campionato sono sia i rossoblù che i blucerchiati. Da una parte c'è Piatek, il capocannoniere della Serie A, dall'altro Quagliarella, l'attaccante che è sempre una garanzia. I successi di Genoa e Sampdoria passano dalle loro punte di diamante. Bomber veri che reggono il confronto con Cristiano Ronaldo, perché se il genoano (2 gol in più dell'asso portoghese) fa 13 con recriminazioni, il sampdoriano salito a quota 10 reti ne ha sì uno in meno di CR7, ma ha segnato tutti i suoi gol su azione, a differenza di Ronaldo (3 centri su rigore). Trascinata da Piantek, il Genoa supera 3-1 l'Atalanta, Prandelli centra il suo primo successo, il Grifone torna a vincere dopo oltre due mesi e mezzo: fine dell'astinenza. Doppietta di Piatek, anzi no perché l'1-0, alla fine per la Lega è un autogol di Toloi, con l'attaccante polacco che non la prende proprio bene, e che tramite i social chiedi alla lega di ritornare sui suoi passi. Dopo lo splendido destro di Lazovic, che vale il momentaneo 2-1, il punto esclamativo finale tutto del polacco che in quanto a bellezza pura del gesto si prende gli interessi per lo sgarbo, per così dire, della Lega. Vince il Genoa in una partita, dopo le polemiche di Roma, con il Var protagonista e doppia chiamata per Doveri: rigore nel primo caso, che Radu neutralizza, mano di Criscito nel secondo caso, giudicata involontaria. Qualcosa è cambiato rispetto alla scorsa giornata. Var preso d'assalto anche a Empoli da Calvaresi: alla fine un gol è un rigore annullato alla Sampdoria, una rete annullata e una convalidata ai toscani. Sta di fatto che Ramirez, Quagliarella e un doppio Caprari fanno 4-2 Samp, che vuol dire zona Champions League distante solo due lunghezze. Con un Quagliarella e un Piatek si può sognare. Sorelle rivali che onorano insieme la città. Genoa resiste e non dimentica.