Il Milan ha regolato il Genoa con il doppio vantaggio e il clean-sheet, un 2-0 che è un risultato classico nel calcio. Ha preso i 3 punti senza subire reti per la 6^ partita di campionato consecutiva, confezionando per di più un gol da manuale con i gioielli Kalulu e Leao. Ha rilanciato anche il giocatore più sottovalutato della stagione ovvero Messias. E ha fatto tutto contro un avversario reso gagliardo e cattivo dalla precaria situazione di classifica, un aspetto da non sottovalutare. Ora il Diavolo può permettersi una Pasqua serena in attesa di regalarsi la semifinale di ritorno di Coppa Italia contro l'Inter.
Blessin aveva sistemato i suoi in maniera razionale, perché fin dal calcio d'avvio si notavano le 3 linee del 4-3-2 perfettamente disposte. La chiave delle scelte tattiche rossoblu era nei 6 uomini disposti a cavallo del cerchio di centrocampo per creare una muraglia lontana dalla porta di Sirigu. Quando i rossoneri passavano, poi, i difensori del Genoa salivano e creavano una palude melmosa sulla trequarti. In tale maniera il gioco rossonero diventava una pratica di penitenza. Non c'era nulla da dire, Blessin aveve preparato con cura la partita e adottato buone soluzioni per massimizzare il rendimento di una squadra, quella genoana, modesta, ma in compenso grintosa.

Dopo una decina di minuti, il Milan passava grazie a una soluzione inventata lì per lì dai suoi purosangue giovani e rampanti. Kalulu, schierato a destra per il forfait di Calabria (il secondo centrale difensivo era l'onesto Gabbia), passava il centrocampo e intuiva subito che il lancio lungo sarebbe stato l'unica maniera di vanificare la falange oplitica del Grifone. Pescava Leao, il quale aveva seguito l'azione dimostrando un emisfero dell'inuizione sconfinato. Il portoghese dal perenne sorriso s'inseriva come un falco dalla mancina e la piazzava nell'angoletto basso opposto.
In occasioni come queste si vede l'importanza di dare aria al gioco, una cosa normale nel calcio di qualche anno fa, quando l'insistenza negli spazi stretti era prerogativa delle squadre limitate. Infatti, a detta del suo stesso inventore, Corrado Viciani, il c.d. gioco corto della Ternana nei primi anni '70 era necessario per compensare le lacune tecniche dei giocatori, incapaci di appoggi più lunghi di pochi metri.
Il Milan, in realtà, è una squadra che fa viaggiare la palla in verticale, molto bene a mio avviso, ma con triangolazioni strette. Il Genoa dal canto suo, era schierato parecchio compatto. In un contesto come quello del primo tempo, la geniale azione del duo Kalulu-Leao era stato un jolly ben giocato.

Tornato al suo calcio solito, il Milan controllava bene, ma produceva solo un'occasione in tutto il primo tempo a causa degli ostacoli del Genoa che ne ostruivano la manovra. In realtà, va sottolineato che quell'unica occasione è stata clamorosa. Saelemaekers mancava il raddoppio sbagliando un rigore in movimento. Il belga ha disputato un primo tempo di quantità, lavorando ai fianchi gli avversari, ma come spesso gli capita, è giunto al tiro col fiato corto. Credo inoltre che abbia un problema emotivo al momento di tirare. Il traversone di Hernandez che lo ha trovato libero, poi, gli ha consegnato la palla sul sinistro, piede per lui proibito. L'errore di Saelemaekers, a mio avviso, è nato da una combinazione di fattori letale.
Negli spogliatoi, Pioli deve aver ragionato sulla prima fase e concluso che sarebbe stato rischioso continuare a puntare sulla circolazione di palla con i 6 di Blessin attestati a cavallo del centrocampo.
Avrebbe corso, infatti, il serio rischio di restare a metà strada come gli era accaduto, tanto per fare degli esempi, a Salerno e contro l'Udinese. Il tecnico rossonero, allora, ha tirato indietro i suoi con scelta consapevole per far venire avanti il Grifone e aggirarlo con lanci su Leao e Saelemaekers, larghi sulle fasce.
L'assetto del Milan e lo scopo di tale assetto si presentavano evidenti fin dai primi minuti della ripresa
, almeno per un osservatore mediamente attento.
Pioli aveva preso una decisione sì rischiosa, ma meno pericolosa che restare a metà strada.
Questa decisione, peraltro, portava a una palla gol clamorosa per i rossoneri, in quanto Saelemaekers riceveva sulla destra e crossava per Giroud, vertice avanzato del triangolo offensivo di cui facevano parte il belga stesso e Leao. Il cross era leggermente arretrato, ma addomesticabile, però Giroud sprecava con una mezza rovesciata venuta male, nonostante fosse solo soletto nell'area di rigore avversaria.
Le scelte tattiche di Pioli contenevano in sé un errore che avrebbe potuto vanificare la decisione di attirare avanti il Genoa. Al di là dell'occasione, peraltro netta, creata da Saelemaekers e Giroud, se vuoi colpire in contropiede, devi avere gente adatta a seguire linee verticali e possibilmente fresca. Va dato atto al tecnico parmense, però, di essersi corretto bene al quarto d'ora. Pioli, infatti, lanciava Rebic e Messias al posto di Giroud, comunque battagliero, e di Saelemaekers, che aveva lavorato pesantemente gli avversari ai fianchi.
Rebic confermava la mancanza di serenità delle ultime settimane, perché azzeccava difficili colpi di prima, sbagliando per compenso stop facili o finendo in fuorigioco qualche volta di troppo. Nei frangenti del secondo tempo, tuttavia, si dimostrava più utile di Giroud, perché il Genoa era tenuto costantemente sul chi vive. Messias, dal canto suo, mostrava che, fresco contro avversari stanchi, può essere una risorsa importante, se non decisiva. Copriva e poi attaccava in maniera efficace, fino a quando nel finale segnava il raddoppio. La palla era schizzata qua e là in area come una biglia da flipper (sperando che qualcuno ricordi ancora cosa erano i flipper). Rebic, non sottovalutate la cosa, ritirava rapido il braccio per ricevere di petto una scheggia vagante. La ridava dentro e Messias, dopo un miracolo dell'eccellente Sirigu, la ribadiva in porta.
Nel finale entravano Ballò-Touré e Diaz.
Il primo è apparso vivo e voglioso di giocare. Non è un fenomeno, ma non è scarso e ha contribuito e rendere il finale tranquillo. Il secondo ha confermato di essere in un momento di confusione totale, anche contro avversari spossati.
Maignan negava il gol della bandiera al Grifone, regalandosi il 6° clean-sheet consecutivo in campionato. Nel corso di un mischione furioso, la palla era stata schiacciata in porta, ma l'estremo difensore rossonero l'ha tolta dalla riga bianca con uno di quegli interventi che avevano reso famosa la reattività del camerunense 'Nkono. In precedenza, Maignan aveva controllato l'area di rigore come il miglior William Vecchi, quello del 1972-73. Ricordo che Vecchi aveva promesso tanto prima di perdersi e gettare un po' via una carriera che si prospettava brillante. Da apprezzato tecnico del ruolo, ha confermato per anni di conoscere molto bene il mestiere di guardiano della porta.
Il trio Tonali-Bennacer-Kessie è quello più azzeccato per questo Milan. Il primo fa il difensore aggiunto e copre i compagni della linea arretrata con ottime diagonali. Il secondo è un motorino onnipresente che gioca palloni su palloni. Kessie non mette fantasia in posizione avanzata, ma ordine, sempre meglio che creare disordine senza metterci neanche fantasia. 

Alla fine, possiamo dire che si tratta di un Milan solido. E' un Diavolo che, senza illudersi di essere leggendario e spettacolare, si guadagna la pagnotta né più né meno delle rivali cui la clacque mediatica dà più credito.
Sì, il Milan prosegue il proprio cammino circondato dalla malcelata ostilità dell'ambiente. Non è il prescelto, ma non si rassegna a fare la parte dell'agnello sacrificale.
Il Milan segna poco, ma solo perché ha deciso di puntare sulla difesa. E' ovvio che non potrà tenere la porta inviolata all'infinito, ma blindando il reparto arretrato, riesce a fare punti preziosi.
Il Diavolo, inoltre, sembra non avere ancora sfruttato a pieno il suo potenziale offensivo. Rebic non è sereno ed essendo un umorale, è frenato dalla mancanza di serenità.
Non è detto che si scateni, ma se dovesse farlo, sarebbero dolori per molti. Messias è un elemento troppo sottovalutato. Se può far valere la freschezza atletica, vale più di altri elementi che, giocando in altre squadre, godono di maggiore considerazione.
A mio avviso, non si deve commettere con lui l'errore fatto con Suso ovvero di trasformarlo in un giocatore prevedibile, che parte dalla stessa mattonella ed è costretto a ripetere lo stesso movimento. Inserito nel momento giusto e al posto giusto, contro avversari già ammorbiditi da un buon lavoro ai fianchi, magari con un po' di libertà in più, potrebbe essere anche un uomo decisivo.
Leao dovete lasciarlo libero di fare qualche errore ogni tanto.