Scritto con la mia fidanzata Alice


Subito dopo la cocente sconfitta con la Lazio, ho scritto questo testo di natura prettamente tattica, dove elenco i modi in cui il mister Gattuso potrebbe far giocare la squadra, secondo le mie idee calcistiche. Nonostante tutto, mi ritengo sempre un estimatore dell’allenatore calabrese, che però ha sbagliato veramente troppo, e ha sperimentato anche poco. Per questo gli faccio alcune proposte tattiche.

Sperando che un giorno qualche allenatore di calcio, anche il più umile, legga questo mio scritto.

Semplicemente Rino ha cristallizzato il suo credo tattico nel 4-3-3, che poi tanto adatto non è a questo Milan. Due mezzali, di cui una fuori per molto tempo a causa di un infortunio, sono veramente poche per una squadra che lotta per la Champions. Inoltre la presenza di ben due trequartisti purissimi nella rosa rende questo schema uno spreco di talento incredibile: la campagna acquisti di Leonardo e Maldini aveva uno specifico scopo, ovvero aiutare il nostro allenatore a proporre una squadra più competitiva, più “bella” da vedere e più cinica sottoporta. Ecco, missione fallita su ben tre fronti, anche se non credo che sia tutta colpa di Gattuso, che nonostante ne abbia sentite di tutti i colori, rimane un traghettatore di livello. Appunto, un traghettatore, un Caronte che deve condurre un’anima morta dagli Inferi alla terra dei vivi, ma non un tecnico che dalla terra dei vivi può condurre all’Olimpo.
Il vero errore della dirigenza è stato confermare un tecnico non abituato ad allenare a questi livelli, facilmente condizionabile dai media, pur grintoso e orgoglioso come il calabrese, che ha dovuto più volte chinare il capo di fronte a Leonardo: che non corra buon sangue tra i due, è cosa ormai (e tristemente) risaputa, ed è per questo che non condanno alla damnatio memoriae il nostro allenatore, che tale rimarrà fino al suo esonero. Lui ha delle colpe, chiare ed evidenti, ma quelle della società vanno oltre: se capisci e vedi che un allenatore non è in grado guidare un gruppo da ricostruire, che ha bisogno di un vero leader da guardare con rispetto, non da ammirare quasi come se fosse un compagno di squadra, perché non lo esoneri? Puoi essergli grato quanto vuoi, ed io personalmente lo sono, ma oggettivamente non è adatto ad un progetto di ricostruzione come quello del Milan, dove le aspettative sono elevatissime e difficilmente sono mantenibili. Una specie di regime del terrore post-rivoluzione francese. E Leonardo ne è il Robespierre.

Tuttavia Gattuso si è anche dimostrato parecchio ipocrita: da sempre il tecnico calabrese reputa il 4-2-3-1 il miglior schema di calcio, perché garantisce il pieno controllo degli spazi, occupando il campo in maniera omogenea. Perchè non provarlo? Anche se ammise qualche tempo fa che “Non disponiamo degli interpreti giusti”, io mi dissocio completamente da questa sua constatazione. Immaginiamo adesso un 4-2-3-1 del Milan, alle condizioni in cui versa attualmente:

NB: nella prima parte elencherò le caratteristiche tecniche dei singoli che adopererei in questo schema immaginario, mentre nella seconda proporrò delle vere e proprie nozioni tecnico-tattiche.

  • In porta la sfida Donnarumma-Reina dovrebbe essere più accesa, essendo, a mio avviso, lo spagnolo un signor portiere, con dei piedi veramente raffinati per il ruolo, mentre Donnarumma deve proprio maturare in questo fondamentale. In definitiva, credo che un po’ di più competizione farebbe maturare il ragazzone di Castellammare di Stabia, e anche un adeguamento di stipendio, ovviamente al ribasso, non sarebbe male.

  • Sulla fascia destra Calabria o Conti andrebbero schierati a seconda del gioco che si vuole dare alla squadra: il primo è meno offensivo, più capace nelle marcature e decisamente più difensivo, anche se non disdegna affatto le discese offensive; il secondo è un vero e proprio esterno offensivo di un centrocampo a 5, e il ruolo di terzino in una difesa gli sta stretto, e si vede. Grande qualità palla al piede, buona velocità, grande capacità di inserimento lo rendono un falco dell’area di rigore, tuttavia scarseggia e non poco nelle doti difensive. Con il Parma, per esempio, andava assolutamente fatto giocare Calabria, per garantire maggiore copertura su Gervinho, letale nelle ripartenze. Oltre a questo, avrei anche adottato un altro modulo.

  • Il capitolo centrali deve avere due protagonisti indiscutibili: Caldara e Romagnoli, in altre parole il futuro difensivo della Nazionale italiana. Il primo è un centrale dalla classe purissima, bravissimo nell’uno contro uno e nel leggere l’azione avversaria, dotato anche di buone capacità di impostazione palla al piede (destro), oltre che di un innato senso del goal. Romagnoli è l’esatto complementare dell’ex difensore juventino: mancino, grintoso e professionale. l’anno scorso non ha tremato nel trasformare il rigore decisivo in Coppa Italia contro la squadra che tifa da bambino, la Lazio, che quest’anno ci ha estromesso, giustamente. In poche parole Alessio è un vero capitano, bravissimo nei contrasti fisici e capace di guidare la linea difensiva. Ma è un centrale, non un terzo della difesa a tre. Musacchio è un’ottima riserva nel campionato italiano, ancora troppo immatura e senza concentrazione, mentre Zapata ha dimostrato di valere una maglia da titolare, paradossalmente: a 32 anni ha raggiunto la piena maturità calcistica e sarà importante rinnovargli il contratto.

  • Sulla sinistra le scelte sono due, con caratteristiche tuttavia completamente opposte: Rodriguez nella sua permanenza a Milano ha completamente dimenticato le sue capacità difensive, diventando un vero e proprio terzo centrale, ma che sia un bene o un male non mi importa al momento: ciò che fa, lo fa bene, ciò che non fa, ovvero attaccare e sfornare cross, per me è invalutabile. È maturato dal punto di vista calcistico, diventando un solido punto d’appoggio per i compagni, ma è ancora protagonista di alcuni svarioni non di poco conto. L’uruguayano Laxalt, invece, secondo me meriterebbe più spazio: grandi doti atletiche, buona tecnica di base e un’incredibile fiuto dell’assist ne fanno uno dei terzini sinistri (anche se per lui è meglio parlare di esterno) più interessanti dal panorama calcistico italiano. La grinta non gli manca, ma per maturare dovrebbe avere più chance di giocare, perché a mio avviso le merita.

  • I mediani rappresenterebbero una diga insormontabile per gli avversari: la potenza fisica di Kessie e Bakayoko non avrebbe rivali ed un attaccante come Petagna farebbe una fatica immensa a districarsi fra due colossi del genere. Il primo è vero, nasce come un difensore centrale che poi alza a fare la mezzala, ma perché non abbassarlo? Le capacità difensive le ha, è appurato, mentre stenta in quelle offensive; la resistenza atletica è incredibile; la concentrazione deve migliorare, ma affiancato a Bakayoko avrebbe tempo di adeguarsi, e se non ce la facesse in poco tempo ci sarebbe Biglia, un ottimo regista, che creerebbe una coppia molto bilanciata con l’incontrista francese, dove il primo avrebbe il compito di impostare l’azione, mentre il secondo di spezzare le trame di gioco avversarie, cosa in cui si è dimostrato particolarmente dotato. Oltre a questo Bakayoko dispone di un bagaglio tecnico di prim’ordine, si dimostra capace di impostare l’azione e di prendersi sulle spalle una squadra in difficoltà, proponendosi in fase offensiva grazie alla sua forza fisica straripante, alla sua velocità non di poco conto e al suo amore per il rischio. Il Milan avrebbe tutte le carte in regola per proporre una mediana di grande livello, ma Gattuso sembra assolutamente cieco di fronte a ciò. Perchè non provare almeno?

  • La trequarti avrebbe due interpreti di classe assoluta: il turco Calhanoglu e il brasiliano Paquetà, che andrebbero a scambiarsi di posizione, magari partendo uno dalla fascia (sinistra o destra indifferentemente) e uno sulla trequarti. Hakan è il prototipo del trequartista classico, che galleggia pigramente fra le linee, che non corre più di ciò che è necessario, che aspetta il pallone giusto da trasformare in goal o in assist con una giocata: in più possiede una capacità di calcio veramente notevole, con entrambi i piedi, anche se è un destro naturale. Con Gattuso, tuttavia, ha perso proprio quest’ultima qualità, che lo distingueva soprattutto nei calci di punizione, di cui era un abilissimo interprete: ha imparato a sacrificarsi per i compagni, a correre come un forsennato per il campo, cercando di recuperare ogni pallone giocabile, ad impostare l’azione partendo dal basso, arrivando inevitabilmente stanco alla conclusione. Insomma, un giocatore che è si maturato tatticamente, ma ha perso quel suo fascino, oltre che sembra aver oscurato il suo talento purissimo. E al Milan servirebbero come il pane le giocate di un Calhanoglu versione Bayer Leverkusen. Paquetà, al contrario, rappresenta una tipologia di giocatore molto in voga nell’America Latina, che si rifà al grande Riquelme: la velocità non sarà il punto forte di Lucas, nemmeno la resistenza o la corsa, ma le qualità palla al piede sopperiscono completamente alle mancanze atletiche. Che tuttavia sono fondamentali nei campionati del Vecchio Continente, tendente sempre di più all’emulazione della Premier League: all’inizio, difatti, si pensava che Leonardo avesse preso un abbaglio portando un giocatore con quelle caratteristiche nel campionato italiano, ma il tempo ci ha dimostrato che no, Paquetà è un giocatore modernissimo ed estremamente adattabile, dotato di grande tecnica e discreta corsa, come fatto vedere sin dalla prima partita: possiede quel talento carioca inconfondibile, quasi sbarazzino, da ragazzino che palleggia nelle favelas. Tuttavia il nostro Rino ha il cruccio (poco simpatico, a dire il vero) di farlo giocare mezzala, limitandone fortemente le ottime capacità balistiche. Perchè?

  • Il capitolo ali merita una divisione in due per tutte le cose che si possono elencare: partiamo dalla fascia destra, la più interessante.

    Suso ormai è un habituè di questa fascia, e non a torto: che sia uno dei giocatori qualitativamente migliori del Milan è cosa risaputa, ma di sicuro non è tra i più continui, come dimostrano le veramente imbarazzanti prestazioni dell’ultimo periodo: 1 goal e 1 assist negli ultimi tre mesi sono veramente poca roba per un giocatore che ha praticamente incatenato il Milan ad un unico modulo. Oltretutto è diventato estremamente prevedibile per i difensori avversari, con la sua solita giocata: scatto in avanti, mi fermo, finto di andare sul piede destro, rientro sul mancino, crosso o tiro a bisogno. Che va bene per un po’, ma adesso ha proprio stufato, come dimostra anche il suo unico assist, realizzato proprio sabato contro il Parma, con un’innovativa (e quanto ci è voluto!) giocata, cioè il cross di piede destro sul primo palo, che ha trovato (casualmente) la testa di Castillejo, che ha girato benissimo verso la porta di Sepe. Proprio lo spagnolo ex-Villareal è la riserva di Suso, che secondo me merita molte più chance, per quello che ha dimostra: rimane tuttavia troppo fumoso, anche a causa della visibile timidezza nel giocata, che spesso gli manca. Ma quando si carica la squadra sulle spalle, son dolori per gli avversari, che sembrano quasi spettatori di fronte alla performance di un ballerino classico. È un giocatore capacissimo nell’uno contro uno infatti, con un gran tiro e un’ottima velocità, che si è dimostrato in grado di giocare su entrambe le fasce, con buona continuità.

    Passiamo alla fascia sinistra, dove l’unico giocatore quasi di ruolo è Laxalt, che come abbiamo visto è un buonissimo giocatore, ma che non eccelle in continuità e non è nemmeno un giocatore dalle doti così spiccatamente offensive. Le scelte, forzate, ricadono solamente su un adattamento molto posticcio di Calhanoglu, che non ha minimamente le qualità atletiche per agire sulla fascia, mancando di quello scatto esplosivo e di quel feeling particolare con la fascia, che hanno solo pochi giocatori. Anche Borini sarebbe un discreto giocatore sulla fascia, ma il Milan non cerca quello. Cerca un eccellenza, senza se e senza ma. Che poteva essere rappresentata da Deulofeu, se solo vi fosse stata un briciolo di lungimiranza nelle teste di Mirabelli e Fassone. Ma non è di lui che voglio parlare oggi. L’ex-Villareal nominato per la fascia opposta rappresenta un alternativa validissima, ma fisicamente non è ancora pronto per il nostro campionato. Ma c’è ancora un giocatore che l’allenatore calabrese potrebbe (e dovrebbe provare sulla fascia sinistra): sto parlando di Suso. Perchè no, dico io. Il piede mancino ce l’ha, e finalmente potrebbe sfruttarlo per mettere dei cross molto più interessanti per un rapace come Piatek, magari sul primo palo, o al centro dell’area di rigore, in modo che impattino con gran forza sulla fronta del bomber polacco, che potrebbe così insaccare più facilmente. Magari non sarebbe così facile, ma tentar non costa assolutamente nulla, se alla fine le certezza producono sconfitte.

  • Le prime punte sono due. E ho detto tutto con questa frase. Due punte assolutamente non conciliabili fra loro, perché entrambe rappresentano i classici rapaci d’area di rigore, e si pesterebbero solo i piedi giocando in un ipotetico 4-4-2, tanto invocato dai tifosi. Mi dispiace moltissimo per Cutrone, che reputo (insieme al padre della mia ragazza) un grande talento del calcio italiano, il futuro dell’attacco della nazionale azzurra (insieme al bianconero Kean, ma Piatek al momento è un fuoriclasse assoluto, nonostante le ultime partite abbiano fatto vedere un giocatore isolato e mal servito dai compagni. L’italiano si sacrifica di più per i compagni e pecca ancora di errori di gioventù, mentre il polacco è un vero fuoriclasse, pagato pochissimo in rapporto al suo reale valore, dotatissimo atleticamente e un po’ meno tecnicamente, con una freddezza e un fiuto del goal da vero e proprio Inzaghi. Ecco, solo una competizione più serrata spronerebbe i due calciatori a migliorare, ed attualmente è assente. Per colpa di Gattuso.

 

Ecco alcune proposte di gioco per un ipotetico 4-2-3-1

  • 4-2-3-1 A

Formazione di partenza: Donnarumma; Conti, Caldara, Romagnoli, Rodriguez; Bakayoko, Kessie; Paquetà, Calhanoglu, Suso; Piatek.

In fase di possesso neutrale, la squadra si schiererebbe in campo come un normalissimo 4-2-3-1. La costruzione del gioco partirebbe da Caldara, che affiderebbe la palla a Bakayoko, che dovrebbe avanzare con la sua velocità fino al cerchio di centrocampo. Lì avverrebbe il cambiamento. Conti si alzerebbe fino a fare l’esterno destro, Paquetà andrebbe ad accentrarsi sulla trequarti con Calhanoglu che li lascerebbe più spazio, spingendo Suso sulla linea laterale della fascia sinistra. Kessie andrebbe ad alzare il baricentro della squadra, ricevendo il passaggio da Bakayoko, che contestualmente rimarrebbe davanti alla difesa, da primo schermo in caso di eventuali ripartenze avversaria, ma con la licenza di proporsi in avanti qualora lo ritenesse opportuno, essendo un giocatore molto intelligente tatticamente. Kessie passerebbe il pallone su una delle due fasce, ipotizziamo sulla sinistra, dove si trova Suso. A questo punto lo spagnolo avrebbe quattro possibilità: potrebbe ripassare la palla a Kessie, che si troverebbe sul vertice sinistro dell’area di rigore, leggermente più indietro dei trequartisti, che a sua volta la metterebbe dentro cercando un colpo di testa, o se fosse particolarmente libero potrebbe anche liberare il destro; potrebbe rientrare sul destro (ipotesi remotissima!) e crossare all’interno dell’area, alla ricerca della spizzata vincente di uno dei 4 giocatori in area di rigore; potrebbe crossare con il suo mancino sul primo palo, per cercare o una deviazione in porta o un prolungamento sul secondo palo; infine avrebbe la possibilità di crossare sul secondo palo o al centro dell’area di rigore, potendo contare sull’apporto offensivo di 3 o 4 giocatori, a seconda dello schieramento di Conti, che potrebbe o aiutare la squadra in area di rigore o stare sulla fascia per rimettere il pallone all’interno. In ogni caso, se il pallone venisse allontanato dalla retroguardia avversaria, vi sarebbero Kessie e Bakayoko pronti a riprendere il controllo della sfera e a far ripartire l’azione. Uno schema alternativo potrebbe avere per protagonisti Calhanoglu e Paquetà, a cui lascerei personalmente l’incarico di inventare azioni di gioco e di gestire il pallone, per questo ritengo che Rudi Garcia potrebbe essere un ottimo tecnico per il Milan, come ha dimostrato nella prima fase della gestione Marsiglia, dove i giocatori di talento erano liberi di fare ciò che volevano, detto in parole povere. Offensivamente si tratterebbe di un 3-2-4-1. Se la palla l’avessero gli avversari, i giocatori si sposterebbero ulteriormente, secondo lo schema seguente: Bakayoko e Paquetà si stringerebbero vicino a Conti, per aiutarlo in caso di eventuali attacchi veloci, a causa della sua bassa propensione difensiva. Calhanoglu arretrerebbe in mezzo a Bakayoko e Kessie, da terzo mediano, mentre Suso rimarrebbe largo sulla sinistra ad aiutare Rodriguez. Piatek avrebbe licenza libera, potendo o pressare i portatori di palla avversari o attendere il pallone giusto da proteggere per far salire la squadra. Traducendo tutto in questo in un modulo si parlerebbe di 4-5-1, che rimane si un modulo difensivo, ma neanche troppo in fondo. Dal punto di vista offensivo me ne rendo conto, è parecchio sbilanciato e rischioso, ma l’Ajax ci ha insegnato che chi non risica non rosica. Una lezione duramente appresa da tutto il calcio italiano.

 

  • 4-2-3-1 B turnover

Formazione di partenza: Reina; Calabria, Musacchio, Romagnoli, Laxalt; Bakayoko, Biglia; Paquetà, Calhanoglu, Castillejo; Cutrone.

La costruzione del gioco questa volta partirebbe da Romagnoli, che passerebbe il pallone al regista della squadra, Biglia, che potrebbe o passare a Bakayoko, che avanzerebbe prorompente alzando il baricentro della squadra, o ai giocatori sulle fasce, prendiamo per esempio Conti, che potrebbe portare palla fino a centrocampo, magari dialogando con Paquetà, dirimpetto a lui. Lo schema varierebbe di conseguenza: Conti si troverebbe a fare l’esterno alto, così anche Laxalt, con Paquetà, Calhanoglu e Castillejo trequartisti, dietro all’unica punta Cutrone. Biglia si abbasserebbe in mezzo ai due centrali difensivi, diventando una sorta di libero. Bakayoko manterrebbe alta la squadra, grazie alla sua fisicità e al suo senso della posizione, tenendo le redini del centrocampo. Avremmo quindi un 3-1-5-1, uno schema sicuramente molto offensivo, ma che grazie alle ottime qualità atletiche dei nostri esterni alti, Calabria e Laxalt, potrebbe rapidamente diventare un 5-4-1, con Bakayoko e Paquetà mediani, mentre Calhanoglu verrebbe dirottato sulla fascia destra (o sinistra), con Castillejo sulla fascia opposta. Analizziamo una tipica azione offensiva del nostro ipotetico 3-1-5-1: palla a Conti, che si troverebbe con quattro possibilità: passaggio breve a Bakayoko, che si troverebbe fuori dall’area di rigore e avrebbe altre possibilità di palleggio; passaggio a Paquetà che potrebbe girarsi per concludere di mancino, o passare ad un suo compagno vicino; cross teso sul primo palo, a cercare la conclusione in porta o la sponda ad uno dei quattro giocatori in area; cross teso in area, cercando il colpo di testa vincente di un giocatore o il cambio di gioco per Laxalt, da cui ripartirebbe un’altra azione offensiva. Un’altra tattica consisterebbe in un fraseggio fra i tre trequartisti, che da soli riuscirebbero ad attirare l’attenzione di almeno 5 giocatori avversari, liberando lo spazio per Cutrone e per gli inserimenti degli esterni. Qualora il possesso passasse agli avversari, la squadra si ricompatterebbe secondo il 4-5-1 illustrato sopra, con una marcatura a uomo che escluderebbe Piatek, che avrebbe totale libertà nell’agire.


Spero che Gattuso, un giorno, legga questo saggio sulla tattica (se così lo si può definire) e ci riesca a vedere qualcosa, una visione calcistica affine alla sua, anche se so per certo che non posso assolutamente cercare di insegnare calcio ad un uomo che la vissuto in prima persona. Nutro il massimo rispetto verso il tecnico della mia squadra del cuore e confido in lui, nonostante tutti i suoi difetti. Perchè tra milanisti ci vuole rispetto e critica. Ma non offese gratuite. Perchè lui è il nostro allenatore, fino a prova contraria. E l’anno scorso ci ha salvati, mentre quest’anno, con tutti gli errori che ha commesso, è pur sempre quarto in classifica. Se venisse esonerato, com’è molto probabile che avvenga, gli auguro il meglio da allenatore, perché merita veramente molto. E gli errori che ha commesso non sono solo colpa sua, ne sono sicuro. Io sto con Gattuso, perchè distruggere un allenatore con la sua (in)esperienza è come sparare sulla Croce Rossa. Con buona pace di Leonardo.