E adesso come la mettiamo, dopo mesi e mesi di Ranginickmania, di commenti acidi sulla incomprensibile strategia Penelopiana di Gazidis, di commiserazione per il povero Pioli, trattato a pesci in faccia dalla dirigenza ingrata, di incertezza se la bandiera Paolo Maldini avrebbe accettato un ridimensionamento del ruolo, mettendo da parte il suo interesse e il suo orgoglio per amore del Milan, oppure sbattendo sdegnosamente la porta, già varcata furiosamente nel marzo scorso da Boban, convinto di essere stato scavalcato nelle sue mansioni dall'ingaggio del manager tedesco.

Ancora non si è spento l'eco dei criticoni che palesavano l'avvento di un manager sconosciuto e ignorante dell'italico calcio, rivoluzionario nel gioco, assertore convinto del progetto giovani, che non lasciava spazio alla prosecuzione dei contratti con i vari Ibra e Bonaventura, tanto per citarne due; ancora attuali i fiumi di inchiostro e di commenti in difesa del lavoro di Pioli, le stringenti esortazioni a non disfare quanto già costruito dal tecnico emiliano, le interviste degli opinionisti più in voga, da Capello a Sacchi, da Ferrara a Braida; paradossale che - nella stessa giornata in cui quasi contestualmente giungono le indiscrezioni della Bild, le conferme di Rangnick e del suo agente, il Comunicato ufficiale del club che congiuntamente cancellano in un amen 6 mesi di commenti quasi quotidiani - già si raccolgono le prime critiche alla nuova strategia. Già si legge che non è possibile abbandonare un nuovo rivoluzionario progetto per un pugno di partite vinte dalla squadra, oltretutto in un periodo, quello del ripresa post Covid, che è da considerarsi del tutto eccezionale. Già si critica chi - aderendo alle sollecitazioni in gran parte portate dagli stessi critici - modifica il progetto, per mantenere l'attuale guida tecnica, dimostrando cosi di lavorare a vista.

Cari signori le chiacchiere sono fumo... Pioli resta perchè se lo merita, perchè è un bravo tecnico ma soprattutto una persona per bene; Pioli resta perchè così si risolvono TRE problemi in una volta: Pioli, Maldini, Ibrahimovic. Pioli resta perchè è la soluzione più semplice, più ragionevole, più intelligente e anche più prudente. Pioli resta perchè è la soluzione più economica: il sig. Rangnick sarebbe costato 15 milioni netti all'anno, 30 lordi! Il sig, Rangnick avrebbe assunto una pletora di collaboratori d'oltralpe, che sarebbero a loro volta costati decine di milioni; Rangnick avrebbe investito 100 milioni in un mercato che se non azzerava la rosa attuale, poco ci manca. Logico che in chi ha sposato per mesi l'intrigante cambiamento e avrebbe già presagito di poter trovare terreno fertile per criticare la scelta del club alle prime avvisaglie di difficoltà, l'imprevedibile cambio di strategia crei scompiglio; incredibile però che i tifosi milanisti finiscano per farsi fuorviare dalle deliranti affermazioni di chi mette la forma al di sopra della sostanza.

Quando la nuova stagione ripartirà, cari tifosi, dal punto di vista sportivo saremo molto più avanti di quanto avremmo potuto essere con l'avvento manageriale tedesco, il cui progetto avrebbe azzerato il lavoro fatto quest'anno. A chi dice che il progetto Rangnick sarebbe stato coraggioso, si risponde che sarebbe stato irrazionale e folle, addirittura autolesionistico. A chi si inventa onerosi penali a carico del per liberarsi di un precontratto con il manager tedesco, si risponde che meglio una penale di 8 milioni che un ingaggio annuale di 15. A chi infine paventa l'ennesima stagione fallimentare causa le negative precedenti seconde stagioni di Pioli, si risponde dicendo che potrà andar male, ma il tecnico italiano ha già costruito solide fondamenta da dove ripartire. Perché Pioli nella sua carriera non ha trofei da esibire, ma ha lasciato estimatori e gratitudine ovunque sia stato. Dunque avanti con lui, tutti uniti.