Qualche giorno fa scrissi circa l'importanza di chiamarsi Gattuso.
Fosse stato chiunque altro sulla panchina del Milan oggi starebbe già facendo le valigie. Invece la storia di Rino sulla panchina, un tempo più prestigiosa del mondo, è destinata ad andare avanti ancora un po'.
Scelta condivisibile data la mancanza di alternative di valore nel breve, ma che comunque ha già una data di scadenza scritta a caratteri cubitali. Andare avanti così non solo non si può, ma non ha senso.
Ieri è stato scritto uno dei capitoli più brutti della storia rossonera.
Squadra presuntuosa, scarica, distratta. Solo l'arbitro ha fatto di peggio, ma questa non può essere una giustificazione. Anche perché purtroppo il Milan quest'anno tutte le partite importanti le sbaglia: perde quando deve pareggiare, pareggia quando può vincere. Questione di testa più che di piedi. Ieri la missione era tutt'altro che impossibile, contro una squadra che nel primo tempo ha mostrato tutta la sua pochezza. Eppure è bastato prendere un gol fortunoso per andare completamente fuori di testa. Gattuso a fine partita ha ammesso di aver sbagliato il cambio Cutrone per Laxhalt, ma secondo me è proprio l'approccio mentale alle partite che non va. Prendere 3 gol da una squadretta di scarti degli altri campionati, non dipende certo dal cambio di una punta.
Ci sono soggetti in campo che ieri non meritavano nemmeno di salire sul pullman della squadra.

Higuain gioca (male) e da solo, in un regime di impunità assoluta. 
Castillejo disastroso, mentre a Chalanoglou serve il lettino dello psichiatra per ritrovarsi.
Degli altri è anche inutile parlare perché o troppo impiegati (Kessie, Rodriguez) o ripieghi causa infortuni (Zapata e Abate). Mi piacerebbero provvedimenti esemplari nei confronti dei giocatori, ma purtroppo mi devo sorbire ancora i discorsi retorici di Rino, almeno finché dura.