"Vincere non è importante è l'unica cosa che conta" Giampiero Boniperti.

Una frase chiara, diretta, precisa e senza possibilità di essere confusa o mal interpretata. Nel corso degli anni è divenuta più di un "motto", un marchio di fabbrica, una vera e propria "responsabilità" nei confronti di chi entra a far parte del mondo bianconero. Un modo di essere, un simbolo della vera juventinità, una sorta di rito "iniziatico" che ha sempre messo addosso grande pressione a tutto l'ambiente bianconero tant'è che nessuna maglia "pesa" come quella della Juventus in serie A; chi la indossa è chiamato a dare sempre il massimo oltre a doversi sacrificare per un bene comune: il raggiungimento della vittoria ad ogni costo e con ogni mezzo possibile. Ma al termine della doppia sfida con i portoghesi questo motto è stato ampiamente sconfessato e l'amarezza del tifoso bianconero si percepisce anche se il virus continua a tenerci lontani dalla nostra squadra. Un'eliminazione dolorosa e per certi versi "drammatica", un boccone amaro difficile da poter mandar giù in così poco tempo, non si riescono tutt'ora a concepire le ragioni per cui una squadra del livello della Juventus possa prendere l'avversario sottogamba in questa maniera anche se il Porto, ad onor del vero, si è poi rivelato essere più di un avversario modesto. Ci si interroga su quali possano essere le possibili cause di questa ennesima "debacle europea" ma in realtà venirne a capo per individuarne i colpevoli è davvero più complicato di un enigma matematico. Difficile analizzare con lucidità e razionalità ciò che è accaduto alla squadra bianconera in questi ultimi anni ma dopo essermi preso qualche giorno di riflessione e aver "sbollito", si fa per dire, la rabbia, adesso è giunto il momento di analizzare a "mente fredda" le motivazioni per cui la Juventus è stata eliminata per il secondo anno di fila dalla Champions League agli ottavi di finale.

TRA CASUALITÀ E ARROGANZA UN' OSSESSIONE CHIAMATA CHAMPIONS LEAGUE.
L'eliminazione con il Porto è soltanto una delle tante gocce che ha fatto traboccare un vaso già frantumato in mille pezzi. Sono almeno tre anni che la squadra bianconera ha smesso di essere competitiva nelle coppe europee e le vittorie degli ultimi due scudetti, di cui uno molto sofferto, hanno soltanto indotto i dirigenti bianconeri a peccare di "superbia" e sentirsi, in qualche maniera, "invincibili" per via della lunga serie di scudetti consecutivi messi in bacheca. Una casualità nelle scelte che ha portato a delle evidenti lacune nella costruzione della rosa degli ultimi anni. Lo aveva fatto presente già Allegri alla fine della prima stagione con Ronaldo, nel 2019, ed è stato silurato in tronco per via del suo "calcio pragmatico" ritenuto oramai insufficiente per trionfare in Europa. Lo aveva fatto presente anche il buon Sarri quando diceva che occorrevano determinate tipologie di calciatori per poter far esprimere al massimo il suo credo calcistico, motivo per cui era stato preso, ma anche lui è stato fatto fuori prima dai "senatori" e poi dalla società dopo la cocente eliminazione subita in Champions contro il Lione. Certo gli errori partono da lontano ed esattamente dal 2017 dopo la finale di Cardiff persa malamente contro il Real Madrid di Ronaldo, dopo quella stagione, infatti, andava fatta una vera e propria rivoluzione o un restyling in alcuni punti focali della rosa ma si è deciso di andare avanti con la convinzione di poter finalmente raggiungere quel sogno, soltanto sfiorato, chiamato Champions League. Così, purtroppo, non è stato, la Juventus dopo quella notte ha smarrito se stessa inseguendo un trofeo divenuto una vera e propria ossessione più che un obiettivo, altrimenti non si spiegherebbero determinate scelte azzardate come quelle fatte negli ultimi anni. L'inseguimento a questo prestigioso trofeo ha fatto perdere completamente la bussola e il grande lavoro, splendidamente compiuto lungo questo grande cammino, è andato sperperato, abbandonando quella progettualità che aveva contribuito a rendere la Juventus una delle squadre più forti d'Europa. Lo "stile Juventus" è andato letteralmente a farsi benedire, le scelte illogiche compiute in funzione di questa competizione hanno mandato in tilt l'intero sistema bianconero: tre allenatori in tre anni, rosa corta e incompleta, monte ingaggi triplicato, buco di bilancio con debiti per quasi quattrocento milioni di euro e infine, ciliegina sulla torta, la scelta di un allenatore completamente inesperto presentato, una settimana prima, come coach dell'under 23 salvo poi diventare, una settimana dopo, tecnico della prima squadra. Quando l'arroganza e la casualità sono al servizio del potere questo è quello che accade è inutile sorprendersi!

IL "COLPO DEL SECOLO" CRISTIANO RONALDO SICURI CHE SI TRATTI DI UN FALLIMENTO?
Chiaramente dopo questo enorme passo falso non poteva non finire sul banco degli imputati Cristiano Ronaldo ritenuto il principale colpevole e fautore di tutti i mali della Juventus degli ultimi tre anni. Da quando è arrivato nell'estate del 2018 non si è fatto altro che parlare di lui, definito come "il colpo del secolo" è stato preso con un compito specifico: riportare la Champions a Torino dopo 24 anni d'attesa. Purtroppo non ci è riuscito ma nessuno da solo può fare miracoli in questo calcio senza una squadra forte pronta a seguire il suo leader, chiedere a Lionel Messi per conferma. Ronaldo non può essere definito un fallimento semmai si potrebbe discutere sulla bontà o meno dell'operazione economica, come già accaduto in società visto l’allontanamento di Marotta contrario al suo acquisto sin dall'inizio, ma sul giocatore francamente non c’è nulla da dire, i numeri parlano chiaro e sono assolutamente dalla sua parte con 92 goal in 121 presenze in meno di tre anni. Gol fondamentali per la vittoria degli ultimi due scudetti e delle due supercoppe italiane, tra cui l'ultima conquistata di recente, quindi andiamoci piano con il definirlo un fallimento. I fallimenti sono altra cosa vi invito, se non lo avete già fatto, a leggere i miei articoli sui bidoni degli anni novanta e duemila quelli sono dei veri e propri fallimenti altro che Cristiano Ronaldo. L’asso portoghese il suo dovere l'ha sempre fatto ,in questi tre anni, anche quando la Juventus è stata eliminata contro Ajax e Lione, il suo timbro l’ha messo comunque nei match decisivi è vero quest'anno ha sbagliato entrambe le partite con il Porto ma ci si dimentica spesso che ha 36 anni, che c’è una pandemia in corso ed è praticamente da tutta la stagione che gioca di continuo senza fermarsi perché in rosa non esistono attaccanti in grado di sostituirlo, pensiamo bene alle parole da dire prima di dare fiato alla bocca con certe affermazioni altrimenti si rischia di cadere solamente nel ridicolo. Personalmente, comunque vada questa stagione, sono molto felice di avere Ronaldo in squadra è stata ed è una goduria unica poterlo ammirare in campo con la maglia bianconera, dispiace non essere riusciti a vincere la champions neanche con il giocatore più forte del mondo, per il quale passeremo alla storia, ma fidatevi chi ha fallito non è Ronaldo ma chi non è stato in grado di costruirgli una squadra all’altezza del suo nome. Probabilmente andrà via a fine stagione quindi godiamocelo finchè ancora ne abbiamo la possibilità non comportiamoci sempre come i soliti tifosi medi italiani Ronaldo non se lo merita!

PIRLO E’ L’ALLENATORE GIUSTO PER RIPARTIRE? DECISAMEMTE NO!
"Alla nuova Juve serve un allenatore con un'idea chiara" Arrigo Sacchi.
Interessante e puntuale, come un orologio svizzero, l'intervento del "genio di fusignano" su un'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport immediatamente dopo l'eliminazione della Juventus. No l'ho mai apprezzato particolarmente per i suoi interventi a "gamba tesa" sui percorsi europei intrapresi dalla Juventus, nel corso degli ultimi anni, ma questa volta mi sento di condividere in pieno la sua opinione. La Juventus non può pensare di continuare con un allenatore inesperto, con idee poco chiare e sopratutto confuse, la squadra bianconera per il futuro ha bisogno di un allenatore di carattere, di polso e con un sistema di gioco cinico e allo stesso tempo organizzato basato sull'intensità e la fisicità. Tutte caratteristiche che non ho potuto apprezzare e ne vedere in Andrea Pirlo, se non in rarissime occasioni, con tutto il rispetto del caso, è piuttosto evidente che il tecnico bresciano sia l'unico ad avere pochissime responsabilità su ciò che è accaduto anche perché senza dubbio gli è stata affidata la Juventus più scarsa degli ultimi nove anni. Ma forse l'unica colpa che gli si può attribuire è quella di aver accettato un incarico molto più grande di lui rispetto a quelle che sono le sue reali capacità. Non ci sono dubbi sul fatto che abbia ricevuto delle garanzie tecniche sul progetto da parte di tutta la dirigenza e in particolar modo da Andrea Agnelli, che lo ha scelto in prima persona, però nella vita si può anche rifiutare per un bene più grande e secondo me Pirlo avrebbe dovuto intraprendere il percorso iniziale studiato appositamente per lui partendo dall'under 23 in modo tale da poter seguire delle tappe specifiche per lo sviluppo della sua carriera da allenatore.
Invece ha accettato la prima squadra credendo di poter "bruciare le tappe" nel più breve tempo possibile ma l'unica cosa che sta riuscendo a bruciare è la sua carriera, stroncandola sul nascere sopratutto se le cose dovessero continuare a peggiorare ulteriormente. Ad ogni modo lui si sente confermato e ha anche dichiarato, subito dopo l'eliminazione che "il progetto è appena iniziato", sarà ma il silenzio di Andrea Agnelli, che di solito è uno che ci mette la faccia, non vi sembra piuttosto strano? Le cose possono essere soltanto due: o la vergogna per essere uscito già agli ottavi con il Porto è troppa oppure qualcosa di grosso bolle in pentola e Pirlo potrebbe pagarne le conseguenze se non ora a fine stagione. Per ora si va avanti così ma per quanto tempo ancora? La nuova stagione è già alle porte e la programmazione dovrà iniziare nel più breve tempo possibile per non arrivare, nuovamente, a commettere gli stessi errori fatali come gli ultimi due anni quando gli allenatori sono stati scelti quasi a ridosso del ritiro estivo.

PROGETTARE IL FUTURO PARTENDO DAL PASSATO
Sta impazzando sui social dopo l'eliminazione subita per mano del Porto la formazione della Juventus del 1996 che riuscì a sollevare, nel cielo di Roma, l'ultima Champions League della sua storia. Ma è vedendo quella squadra che ritorna in mente un qualcosa che oggi non esiste più, quel senso di juventinità, attaccamento alla maglia, voglia di stupire il Mondo e soprattutto il "sangue" agli occhi ogni qualvolta si scendeva in campo contro qualsiasi avversario. Eppure se si guarda per bene quella squadra, campione di tutto, quanti erano i veri e propri fuoriclasse? Quella formazione andrebbe fatta rivedere a Fabio Paratici a Pavel Nedved e soprattutto ad Andrea Agnelli perché perlopiù era composta da "gregari", da veri e propri "soldati" disposti a tutto pur di sacrificarsi per la squadra e per il suo allenatore inseguendo la vittoria in ogni modo possibile: altri tempi, altro calcio e soprattutto un'altra Juve, bellissima e vincente come non mai. Ecco è partendo dal passato, alle volte, che si può costruire un grande futuro e la Juventus attuale se messa a confronto con la Juventus campione d'Europa 96 non ha nessuno soldato con cui "combattere", tante prime donne e giocatori poco propensi a seguire il proprio allenatore fino alla "morte" e aggiungiamoci il fatto che Andrea Pirlo, con tutto il rispetto, non ha assolutamente il carattere di Marcello Lippi. Un confronto che non regge nella maniera più assoluta ma che comunque sarebbe da prendere come punto di riferimento per il futuro perché quella Juventus ha dimostrato che con i "soli" fuoriclasse non si può andare da nessuna parte. Nemmeno i più grandi comandanti della storia avrebbero potuto vincere le battaglie senza i loro più "feroci guerrieri" e la Juve del futuro ha propriamente bisogno di "combattenti', di gente disposta a tutto per raggiungere la vittoria ed è infatti da giocatori come Federico Chiesa che la Juventus deve ripartire se vuole tornare a vincere nel più breve tempo possibile. Il giovane attaccante bianconero incarna lo spirito e l’atteggiamento giusto che deve essere messo sul campo, chi indossa quella maglia deve sudare e “sputare sangue” per poter raggiungere i traguardi futuri perché solo quando hai combattuto e dato tutto quello che avevi non puoi rimproverarti nulla anche quando cadi al tappeto.
Chiudo con questa frase molto significativa per il momento bianconero, buona lettura:
Bisogna chiudere i cicli non per orgoglio, per incapacità o superbia: semplicemente perché quella determinata cosa esula ormai dalla tua vita. Chiudi la porta, cambia la musica, pulisci la casa, rimuovi la polvere. Smetti di essere chi eri e trasformati in chi sei”.
Paolo Coelho
Sempre fino alla fine, forza Juventus!

Ciccio